5 cose da sapere su Gucci Cosmogonie
Dalla reference a Tom Ford al ritorno di Lana del Rey
17 Maggio 2022
La collezione resort Cosmogonie presentata ieri da Gucci ha tutta l’aria di essere uno di quei show che flirta senza troppe difficoltà con i tanto agognati hype ed engagement. Se poi ci si mettono di mezzo le stelle, le costellazioni e la luna il risultato potrebbe essere letteralmente tradotto nella formula the show that broke the internet. Alessandro Michele ha infatti portato in scena una revisione trascendentale (più che storica) dei vestiti che ha risvegliato un’ingenua (ma sana) forma di entusiasmo generale tra gli addetti ai lavori e gli adepti del brand di Kering.
1. La reference a Tom Ford
Che Alessandro Michele sia un direttore creativo disposto a citare e giocare con l’heritage del suo brand (e non solo) è una questione quasi del tutto scontata. Questa volta una delle reference è stata direttamente rivolta a Tom Ford, direttore creativo di Gucci dal 1994 al 2004, e all’immaginario estetico del porn chic: nudità, sexiness più o meno velata e corpi che trasudano sensualità da ogni singolo poro. Anche se reinterpretata in chiave più intellettuale e mistica, l’erotic chic di Alessandro Michele è stato un interessante esperimento di restaurazione di un fenomeno protagonista degli editoriali dei primi anni 2000.
2. È un serbatoio di micro-trend
L’appeal di Gucci rimane sacrosanto e inviolabile per la generazione più studiata e idealizzata di sempre, proprio la Gen Z a cui Alessandro Michele ha scelto nuovamente di riferirsi, allestendo una collezione pullulante di micro-trend: dal protagonismo dei guanti lunghi oltre il gomito ai tagli cut out fino alla reinterpretazione del denim. Il revisionismo storico e le citazioni che spaziano dal Medioevo alla contemporaneità culminano nel glamour dei tessuti shimmering, delle cappe e delle stampe ottiche.
3. Il riposizionamento del logo
Nell’eterna lotta fra millenial e Gen Z sul senso della logomania, Alessandro Michele ha deciso di fare a meno di loghi e lettering con Cosmogonie. Cautelarmente spostato sulle borse e accessori, il logo appare perfettamente modellato sull’haircut di una modella. Nel 2003 Tom Ford lo aveva spalmato sul pube della modella Carmen Kass all’interno della campagna di una moda passata alla storia, la SS03. L’intento è probabilmente lo stesso: riappropriarsi del patrimonio estetico del proprio brand.
4. Il grande ritorno di Lana del Rey
Assente da anni agli show di Gucci, Lana Del Rey è riapparsa sulla scena degli ambassador del brand al fianco dei Maneskin, di Dakota Johnson, di Elle Fanning e dell'enorme parata di star celebrities che accompagna ogni show del brand. Alessandro Michele si è così riappropriato del suo immaginario semantico facendo atterrare in Italia la cantante statunitense, già volto di Gucci per la campagna Guilty del 2019 insieme a Jared Leto, ormai adepto fedele di Michele.
5. Lo show è stato concepito come un rave
Pur scegliendo una scenografia esoterica come il Castello del Monte, il direttore creativo di Gucci ha pensato di celebrare la magia medievale che avvolge la location, concependola come una sorta di Silicon Valley del tempo e privandola di conseguenza del silenzio. Ha poi spiegato che la moda ha a che a fare con l’umanità in generale, come se si «fosse al mare, nell’oceano e decidere di non prendere in considerazione qualcuno o qualcosa non sarebbe per niente giusto».