Rick Owens è stato l’insospettabile star degli ultimi red carpet
Da Billie Eilish a Zendaya, i design di Owens erano ovunque questa award season
04 Aprile 2022
Ci sono designer e brand che vengono associati quasi naturalmente ai look dei red carpet di Hollywood: Gucci, Versace, Armani Privé, Prada, Louis Vuitton – solo per citare i più famosi. Eppure durante l’ultima award season sul red carpet un gruppo ristretto di celebrità molto rilevanti ha iniziato a indossare abiti di Rick Owens. Ieri c’è stata Billie Eilish ai Grammy, che forse con Rick Owens ha un’affinità molto superiore rispetto a ogni altro brand; Hunter Schafer all’afterparty degli Oscar, poi Halle Berry ai People’s Choice Awards, Tina Kunakey agli Arabia Prize Awards in Qatar, Zendaya alla premiere londinese di Dune e, primi di tutti, Timothèe Chalamet e Rosalìa all’ultimo Met Gala dello scorso settembre. Prima del Met Gala, in effetti, i design di Owens non erano una visione frequente sui red carpet: quest’anno solo Billy Porter aveva indossato un cappotto della FW20 del brand per il Dick Clark’s New Year’s Rockin’ Eve Special a Capodanno e Hailie Sahar che aveva indossato un abito del brand ai Critics' Choice Awards. Rimane comunque molto indicativo che, a partire da settembre, gli abiti del designer siano apparsi addosso alle principali celebrità-chiave che dominano l’attenzione pubblica.
I look indossati da tutte le celebrity citate sopra, comunque, provengono per lo più da quel gruppo di “collezioni pandemiche” presentate da Owens a Venezia durante il lockdown, tranne il look di Billie Eilish di ieri sera che invece proveniva dalla FW22 presentata a Parigi durante l’ultima fashion week. Effettivamente, le collezioni femminili di Owens presentate negli ultimi anni hanno avuto una risonanza molto forte, grazie alla massiccia presenza di lunghi abiti da sera dalle silhouette scultoree che hanno prevalso, specialmente nella FW21 sulle classiche silhouette femminili più inconsuete o rivelatrici di Owens, che sarebbero poco adatte a una cena di gala o a una premiazione. Dopo tutto, tra le molte ispirazioni che il designer usa per le sue collezioni femminili, ci sono i grandi maestri della couture parigina del passato: «[Madeline] Vionnet, [Madame] Grès e [Azzedine] Alaia sono gli stilisti a cui penso più spesso. Sono attratto dalla loro concentrazione e dal loro ritmo. […] Sapevo di voler creare silhouette d’haute couture con la facilità e la familiarità delle t-shirt. Volevo trascinare gli abiti delle occasioni speciali nella vita di tutti I giorni. Era la mia forma di sovversione», raccontava Owens a Le Temps nel lontano 2007.
Ciò che salta subito all’occhio, comunque, e ciò che rende notevole questa improvvisa apparizione di lavori di Owens sui red carpet delle èlite hollywoodiane è l’inizio di una diversa percezione della bellezza: se i classici abiti da red carpet sono ricoperti da dettagli ora preziosi e ora delicati, fiocchi, cristalli e fragili decori, e sono soprattutto costruiti per fisici iper-femminili magri e slanciati; molti dei design di Owens sono, sia per concetto che per costruzione fisica, molto meno convenzionali e più avant-garde. Sono cioè espressivi di una identità femminile slegata dall’immagine di convenzionale eleganza e delicatezza il cui concept trascende i tradizionali connotati della femminilità stessa – il suo womanswear, per quanto femminile esso sia, non incasella identità specifiche ma solo uno statement e un’estetica: i suoi abiti non parlano di status sociale, di carriera o di ruoli di genere convenzionali, così come molti di questi design (non tutti) sono considerabili molto più body inclusive in quanto meno dipendenti dal corpo di chi li indossa che gli altri e capaci allo stesso tempo di coprire i corpi senza nasconderli, creando sempre una precisa silhouette – le lezioni apprese da Madame Grès e Madeleine Vionnet danno i loro frutti.