Il nuovo genderless di Miu Miu
«La femminilità può essere più ampia, uno stato mentale, libera dalla binarietà del genere»
09 Marzo 2022
Ieri, durante lo show FW22 di Miu Miu a Parigi, Miuccia Prada ha portato in passerella un nuovo aspetto del proprio veneratissimo brand: la moda genderless. Si è trattato di una serie limitata di look, che hanno dunque lasciato molto più spazio al womanswear, ma che comunque resta importantissima per il brand che fino a ora si era concentrata su un pubblico soltanto femminile interrompendo la propria linea maschile con la collezione SS08. Il motivo dietro l'espansione del brand nel genderless è semplice da intuire: i tempi sono maturi perchè l'estetica unica di Miu Miu si rivolga a un pubblico sempre più ampio e contemporaneo. «La femminilità, una parte fondamentale di Miu Miu, può essere più ampia, uno stato mentale, libera dalla binarietà del genere», si legge nelle show notes. E, dopo tutto, anche il pubblico maschile chiedeva a gran voce di indossare le creazioni che Miuccia firmava attraverso il brand: già all’annuncio dell’arrivo di Raf Simons da Prada molti avevano ipotizzato che il designer avrebbe dato nuova vita alla linea e, anche se così non è stato, queste ipotesi testimoniano quanto il menswear di Miu Miu mancasse ai fashion insider.
Durante la sua prima vita, durata circa un decennio, le collezioni maschili della “sorella minore di Prada”, se ci è consentito di definirla così, si erano costruite un cult following: la sua sartoria giovanile e rilassata, i suoi dettagli eccentrici, i suoi accessori tecnici e le sue sneaker idiosincratiche avevano anticipato di anni cosa sarebbe stato il menswear del futuro. Eppure, dato che la linea chiuse prima dell’avvento del secondhand e anche prima della digitalizzazione della moda, oggi le sue creazioni maschili sono quasi introvabili – fatto che ha soltanto accresciuto il loro cult status. Appare dunque naturale che questo patrimonio stilistico, accumulato nel corso di dieci anni di esistenza, sia diventato terreno fertile per una nuova lettura culturale, fatta alla luce della fluidità che impera nella cultura della Gen Z e dell'entusiasmo con cui Miu Miu e i suoi archivi sono seguiti dal pubblico. Ma l'apparizione della linea genderless nello show di ieri ha a che fare anche con l'empowerement: «C’è potere nella femminilità delle ragazze, c’è forza nella tenerezza, saggezza nella gioventù», proseguono le note.
Ai suoi tempi, la linea maschile di Miu Miu era nata come una specie di collettore di reference nostalgiche care a Miuccia Prada che, nelle sue collezioni, evocava un mood adolescenziale attraverso dettagli informali come sandali con i calzini abbinati a pantaloni svasati di sartoria, total look in lana tricot, finissaggi che simulavano i segni del tempo e le sbiaditure del sole sulle stoffe, rimescolamenti di pantaloni grigi da completo e t-shirt bianche, camicie patchwork, guinzagli usati come cinture, grafiche psichedeliche. Esisteva sempre un legame con le collezioni di Prada, armonico o idiosincratico che fosse, ma Miu Miu era sempre più spontaneo e giocoso, molto più colorato e alla mano della sue controparte Prad-esca. Caso emblematico è la collezione SS05 dei due brand: entrambe hanno un legame di somiglianza (overshirt in stile militare, stampe dai colori vivaci, sartoria mescolata a dettagli estrosi) eppure la collezione di Prada è molto più formale e sostenuta mentre quella di Miu Miu più spensierata e svagata. Si tratta di somiglianze e di differenze sottili ma che evocano, per il primo brand un outfit da ufficio con dettagli sopra le righe, e, per il secondo, outfit da spiaggia con un tocco di finezza e di sofisticazione in più.
Il perché la linea fu interrotta nel 2008 non è chiarissimo. Sicuramente la label maschile cresceva in tempi molto più lenti che quella femminile: erano i primi 2000, il menswear non era forte come lo è oggi, e il pubblico del lusso era in media molto più vecchio rispetto a ora. Difficile invece parlare di una disaffezione di Miuccia Prada verso la linea maschile di Miu Miu – si potrebbe forse dire invece che, con il progredire del tempo, le ispirazioni di Miu Miu confluirono nel menswear di Prada che mescolò sempre di più “uomo” e “ragazzo” aprendosi a tutte le varie sperimentazioni possibili nel dialogo tra il formale e il giovanile. Per il womanswear le cose erano diverse: la giocosità e l’effervescenza della ragazza Miu Miu potevano coesistere con l’intellettualità anche estrosa ma sempre misuratissima della donna Prada. Eppure la linea menswear nella sua original run possedeva una modernità vagamente profetica con alcuni dei pezzi di molte delle collezioni che paiono prodotti l’anno scorso o anche ieri.
Ma dopo esserci interrogati sulla scomparsa della linea menswear originale, converrebbe forse domandarsi perché ora Miu Miu sia tornato sul genderless, rivolgendosi dunque alla totalità del pubblico della moda. Sicuramente una parte di responsabilità la possiede il celebre completino croppato visto la scorsa stagione: una combo di top e minigonna che ha fatto girare la testa a tre quarti dell’editoria di moda e che a un certo punto è stato indossato anche da uomini. E vista la popolarità che la collezione SS22 ha avuto presso tutto quanto il pubblico, pubblico che è molto più differenziato, vario, stratificato e soprattutto mentalmente aperto che nel 2008, è chiaro che il brand abbia voluto offrirgli ciò che chiedeva. Il genderless firmato Miu Miu abbandona dunque il classico dualismo trovando nuovi valori del valore fondante della girlishness e dialoga dunque con un nuovo tipo di cliente del lusso – forse è per questo che il nuovo genderless presentato dal brand era quasi una diramazione naturale della collezione femminile. Se l’esperimento avrà successo aspettiamoci, alla prossima Paris Fashion Week, di vedere ancora proposte sempre più ricche e contemporanee sulla passerella del brand.