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L’inverno artificiale della collezione Balenciaga FW22

Come Demna ha parlato del futuro e ha omaggiato la Resistenza Ucraina

L’inverno artificiale della collezione Balenciaga FW22 Come Demna ha parlato del futuro e ha omaggiato la Resistenza Ucraina

Lo show di Balenciaga per la collezione FW22 andato in scena ieri a Parigi ha avuto un doppio tema: il primo era quello originario dello show, la visione distopica di un mondo futuro in cui la stagione invernale non esiste più e la natura può essere sperimentata solo attraverso uno schermo e la neve è qualcosa di esotico, da guardare attraverso la teca di un museo; la seconda e più immediata, ma non meno importante o personale per Demna, è stato il sostegno alla causa ucraina, supportata materialmente tramite il World Food Programme e simbolicamente con la presenza di bandiere ucraine e una nota personale di Demna sui sedili degli invitati oltre che con i due look finali dello show. In maniera alquanto sorprendente, fra l’altro, i due concept si sono incastrati alla perfezione. Molti degli abiti (specialmente quelli sartoriali) erano stati costruiti per essere facilmente piegabili e trasportabili: un riferimento alla moda per un futuro distopico e uno sguardo a un avvenire segnato dal cambiamento climatico, ma anche un acuto riferimento all’emergenza profughi che l’invasione russa ha causato.

Dopo la serie di show “tecnologici” dell’era pandemica (che sono andati dalla Resort 2021 alla Pre-Fall 2022 e hanno sovvertito il format della classica sfilata) questo show è apparso come una specie di sequel dell’apocalittica collezione FW20, quella della passerella allagata per intenderci, ma con una connotazione politica così forte, in ragione anche del vissuto stesso di Demna che si trovava nella nativa Georgia ai tempi della campagna di conquista russa e anche in ragione del clima di inquietudine che ha iniziato a farsi sentire negli ultimi giorni. Anche senza lo spettro della guerra all’orizzonte, comunque, il futuro immaginato dallo show resta qualcosa di profondamente ansiogeno: la venue dello show, con la passerella circolare chiusa nel vetro, non era costruita in quel modo solo per evitare che i fiocchi di neve artificiale invadessero la stanza, ma anche per ricordare insieme come gli schermi ci separino dalla vita reale e per essere una sorta di grande palla di vetro piena di neve, souvenir di tempi in cui la natura era ancora natura e le stagioni esistevano.

Per citare Miles Socha di WWD, in mezzo a tanti simbolismi e rimandi, «era molto difficile concentrarsi sugli abiti». E se la collezione ha avuto i suoi momenti stand-out (le Trash Bag fatte di cuoio o l’asciugamano di cachemire, ad esempio) gli abiti in se stessi sono stati una variazione di quelle silhouette e costruzioni che fanno parte del linguaggio ormai stabilito da Demna. Eppure i loro pregi e soprattutto le loro novità erano forse più sottili del solito. La collezione, infatti, ha visto un grado di sofisticazione tecnica più elevato del solito: i tessuti pre-stropicciati e le costruzioni “pieghevoli” di trench e completi a doppio petto, le borse create a partire da stivali rifunzionalizzati, la nuova sneaker HD composta da un singolo pezzo flessibile e, soprattutto, il nuovo materiale bio-based prodotto a partire dal micelio di nome EPHEATM «tessuto da un organismo abbondante e a crescita rapida che utilizza risorse minime ed emette tracce di CO2 mentre si nutre di residui agro-industriali di basso valore» e utilizzato per creare un lungo cappotto di simil-pelle.