Alessandro Michele rielabora la realtà in Exquisite Gucci
Michele continua a guidare l’avanzata del brand nel caotico mondo della moda contemporanea
25 Febbraio 2022
Uno specchio magico per rifare la realtà - questa è la metafora usata da Alessandro Michele per descrivere la collezione FW22 di Gucci appena andata in scena a Milano. Una metafora che ben rappresenta il lavoro svolto dal designer nel corso di sette anni alla direzione creativa di un brand che, grazie a lui, è forse ora il più importante del mondo. Lo show, svoltosi all’interno di una allucinatoria stanza interamente ricoperta di specchi immersa in un alone rosa ha portato in passerella i suoi dandy e le sue eroine romantiche, ricoprendoli di pellicce, di sete, di gioielli - e con un uso del colore sempre più audace e vibrante. Tutti stilemi di Gucci che però ora diventano metafora delle maniere in cui la moda costruisce e ricostruisce le identità dei singoli. Ma la costruzione dell’identità riguarda anche la cultura pop: è questo il significato della collaborazione adidasxGucci presentata in passerella oggi - collaborazione che vede le Three Stripes del brand e il suo logo a forma di fiore diventare specchio dello stile di Gucci, come a dire che non c’è aspetto della realtà della moda che il brand non possa fare propria.
Alla base della riuscita di una collezione simile, così eclettica sia sul piano delle ispirazioni che su quello dei protagonisti coinvolti, c’è il desiderio di rimettere in discussione uno status quo: non è detto che le Three Stripes di adidas non possano decorare un completo o un lungo abito dal sapore vittoriano, mantelli, accessori e foulard di seta. Proprio l’eclettismo inteso come un’apertura totale ed equanime all’universo della nuova cultura digitalizzata (e dunque accessibile ma anche non più compartimentalizzata) porta la giacca sartoriale degli anni ‘50 a unirsi con i pantaloni di pelle, il completo al pantalone della tuta o il logo di adidas a un abito da sera dal lungo strascico.
La libertà radicale evocata da Michele con questa collezione ha un sentore di edonismo, di soddisfazione ma soprattutto di un inebriante senso di libertà - lo stesso evocato dalla cornice musicale di dance anni ‘80 e melodrammatici vìolini che sembra volersi abbandonare a emozioni e ricordi senza alcun tipo di remora. Meno trasgressivo che con il suo show di Los Angeles ma anche più anarchico nella sua manipolazione dei codici sartoriali e dei significati culturali degli abiti, Michele continua così a guidare l’avanzata di Gucci nel caotico e vertiginoso mondo della moda contemporanea.