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Che impatto avranno le sanzioni NATO sul mercato della moda russo?

Tra equilibri precari e possibili sanzioni

Che impatto avranno le sanzioni NATO sul mercato della moda russo? Tra equilibri precari e possibili sanzioni

Nonostante l'ultima edizione della Settimana della Moda ucraina si sia svolta senza intoppi e gli  organizzatori della Mercedes-Benz Fashion Week Russia non prevedano cancellazioni, finché i leader occidentali sosterranno che la possibile invasione dell'Ucraina da parte della Russia sia una minaccia "imminente", le sanzioni economiche continueranno a incombere su Mosca. Dopo la prima ondata di provvedimenti economici imposti dalla NATO per l'invasione della Crimea nel 2014, il governo di Vladimir Putin potrebbe presto ritrovarsi a gestire, oltre ad una crisi diplomatica, una serie di sanzioni che, unite ai lasciti del Covid-19, potrebbero mettere in seria difficoltà lo stato.

Nonostante l'ultima escalation delle tensioni, alcuni leader del settore a Mosca - e in Ucraina e altrove - rimangono speranzosi che una risoluzione pacifica possa essere raggiunta evitando conflitti militari e l'imposizione di sanzioni. Sanzioni che potrebbero incrinare il delicato rapporto tra governo russo e industrie straniere, un equilibrio che nonostante la pandemia aveva portato una crescita nelle vendite e una boccata d'aria alla complessa economia del paese. Secondo i dati di Euromonitor, il valore del mercato russo dei beni di lusso personali nel 2021, a 6,77 miliardi di dollari, ha superato quello dei livelli pre-pandemia 2019 dell'1,6%. La società di ricerca stima che il mercato crescerà marginalmente, dello 0,65% quest'anno, e un altro 3% in più entro il 2024. Le vendite russe di H&M sono aumentate del 280% dal 2014 al 2021, Zara ha visto un aumento dell'85% per lo stesso periodo e le vendite di Tommy Hilfiger sono aumentate del 26%, mentre nella fascia alta del mercato, Gucci e Valentino hanno aumentato le vendite in Russia rispettivamente del 638% per cento e del 96% dal 2014.

Una delle opzioni più dure sul tavolo sarebbe quella di escludere le principali banche russe di proprietà statale - come Sberbank, VTB o Gazprombank - dall'uso dei servizi Visa e Mastercard, attualmente utilizzati da milioni di consumatori russi, o dal sistema finanziario americano, inserendole nella lista SDN (Specially Designated Nationals) del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti o vietando loro di fare transazioni in dollari USA, rendendo quindi impossibile per gran parte del mondo fare affari con loro. Secondo un rapporto del Moscow Times, circa la metà del commercio russo è attualmente condotto in dollari USA, in calo rispetto all'80% prima del 2014, pertanto queste sanzioni potrebbero stravolgere il modo di condurre gli affari in Russia. Secondo alcune indiscrezioni riportate a BOF, i funzionari statunitensi starebbero inoltre considerando di tagliare le principali banche russe dalle reti finanziarie globali e di impiegare nuovi controlli sulle esportazioni per vietare la vendita di tecnologia globale che si basa su software e attrezzature americane alle aziende russe che operano in settori chiave come quello aerospaziale, marittimo e dell'intelligenza artificiale. Controlli sulle esportazioni simili a quelli imposti dall'ex presidente degli Stati Uniti Trump contro la società di telecomunicazioni cinese Huawei, questa volta però imposti a interi settori piuttosto che a una singola azienda.