L'eterno ritorno dell'estetica americana
Quando prima di Aimé Leon Dore c'era J. Crew
10 Febbraio 2022
È passato meno di un anno dalla nomina di Brendon Babenzien a nuovo direttore creativo di J. Crew, il brand fondato nel 1947 da Mitchell Cinader e Saul Charles e simbolo di quell'estetica americana che negli ultimi anni, forte del successo di brand come Aimé Leon Dore, ha visto un enorme ritorno di fiamma in un revival transgenerazionale che sembra aver bucato lo spazio-tempo riportando in vita i lookbook di brand come Ralph Lauren, Brooks Brothers e proprio lo stesso J. Crew. Una sensazione confermata anche dal lookbook della prima collezione firmata da Babenzien per il brand americano, una serie di foto firmate da Jeff Henrikson in cui è ben visibile l'ispirazione principale del nuovo lavoro dell'ex Noah. "Mfs wanna be ALD so badd lmfao" commenta qualcuno ironico su Twitter alludendo alla somiglianza decisamente palese tra gli scatti di J. Crew e quelli che hanno contribuito a creare il mito di Aimé Leon Dore e di Teddy Santis: colori caldi, set minimale e un'estetica preppy che richiama in pieno la New York degli anni '90.
j crew mens ss22
photos by jeff henrikson
styling by brendon babenzien pic.twitter.com/RSqMdZf9f4
Tra Cosmo Kramer e Chandler Bing, le forme oversize e i pattern geometrici raccontano l'ennesimo revival estetico passato anche questa volta per le maglie di TikTok in cui la moda del thrifting ha riportato a galla trend ed estetiche che pensavamo di esserci lasciati alle spalle. Rievocare il passato sembra essere diventata la ricetta vincente per il rilancio di quei brand che ben prima di Teddy Santis avevano reso la New York anni 90 un'icona di stile raccontata nei cataloghi dei brand che, se non fosse per qualche scolorimento di troppo, passerebbero senza problemi la prova del tempo. A più di trent'anni di distanza la ciclicità dei trend ha riportato indietro l'orologio facendo tornare attuali quei lookbook in cui i protagonisti di Dawson's Creek posavano con indosso il knitwear J. Crew tra un giro in barca e l'altro, mentre Ralph Lauren costruiva inconsapevolmente la base per il set design dei prossimi dieci anni di moda americana. Un fascino che ha conquistato anche ERL, che per il lookbook della sua ultima collezione ha scomodato l'estetica dell'high school americana, tra cheerleader e giocatori di football sottolineando ancora una volta il fascino indiscusso ed eterno del ventennio americano tra gli anni '80 e '90.
Non è un caso se Eli Russell Linnetz, il founder di ERL nato proprio all'inizio degli anni '90, è stato chiamato da Guess per provare a ridare lustro a un altro gigante della moda americana finito fuori dal giro con il passare del tempo. Un pattern che nel tempo ha visto coinvolti anche Abercrombie, che con Aaron Levine aveva abbracciato lo stile della New York 90s, ma più banalmente anche di GAP, che perso il suo fascino popolare che l'aveva reso grande nei decenni passati è dovuta ricorrere all'aiuto di Kanye West per trovare una nuova spinta. Per quanto l'estetica di Yeezy Gap sia ben distante dal resto, quello che emerge è l'eterno e innegabile ritorno dell'estetica americana nella moda rievocata da quegli stessi brand che anni fa avevano contribuito a crearla e che adesso, nel momento in cui gli algoritmi di TikTok e il sistema ciclico dei trend l'hanno riportata in auge, sono costretti a tornare da chi quell'estetica l'aveva assorbita grazie a un catalogo di J. Crew e una campagna di Ralph Lauren.