La settimana dell’Haute Couture che si è conclusa giovedì scorso a Parigi è stata l’ennesima prova di come la pandemia abbia cambiato la moda. Tra restrizioni e un lockdown che più che una misura straordinaria è diventato un sentimento interiorizzato, hanno messo in discussione il nostro modo di intendere il lusso e le nostre occasioni per sfoggiarlo. E quale simbolo più calzante quando si parla di lusso della Haute Couture? Ricami a mano, strascichi chilometrici e passerelle scenografiche hanno lasciato spazio (in parte) alla normalizzazione dello sfarzo. Se Chanel ha puntato sulla semplicità, Daniel Roseberry di Schiaparelli, ha optato per silhouette rigorose e semi-monastiche nella scelta dei colori, eppure forse il mix più riuscito tra passato e presente, tra alto e basso, è stata l’interpretazione dell’archivio di Jean Paul Gaultier da parte di Glenn Martens in un tripudio di corsetti e fantasie marinare dalle atmosfere teatrali, che, anche al culmine dell’eccesso, prestava un'enfasi quasi provocatoria alla normalità.
Jean Paul Gaultier Haute Couture 2022
Jean Paul Gaultier Haute Couture 2022
Jean Paul Gaultier Haute Couture 2022
Jean Paul Gaultier Haute Couture 2022
Jean Paul Gaultier Haute Couture 2022
Jean Paul Gaultier Haute Couture 2022
Jean Paul Gaultier Haute Couture 2022
Jean Paul Gaultier Haute Couture 2022
Glenn Martens, il talento fantasioso dietro
Y/Project, nonché direttore creativo di
Diesel, ha aggiunto l’ultima collezione di Jean Paul Gaultier Couture alla sua fitta agenda. Il concetto di celebrazione è stato alla base della collezione, disseminata di omaggi alle scorse passerelle del brand: i tatuaggi e i piercing della primavera del 1994 e gli abiti degli ebrei ortodossi dell'autunno 1993, oltre alle piume di struzzo e ai corsetti realizzati con nastri di raso, hanno portato l’heritage di Gaultier alla contemporaneità in una veste del tutto nuova, in cui tuttavia si riconosce l’apporto di Glenn e il punto di partenza di Gaultier, forse molto più che nella
SS21 di
Chitose Abe. A Gennaio 2020 l’enfant terrible della moda francese, annunciava il suo ritiro dalle scene dopo 50 anni di carriera con uno show-party spettacolare di ben oltre 150 look composti da pezzi cult della Maison indossati dalle muse di sempre, da Anna Cleveland a Dita Von Teese. Nello stesso anno, dopo sei anni dedicati esclusivamente all’alta moda e alle fragranze, lo stilista aveva anche annunciato l’inaspettato
ritorno al prêt-à-porter.
Jean Paul Gaultier "Les Marins" campaign 2021
Jean Paul Gaultier "Les Marins" campaign 2021
Jean Paul Gaultier "Les Marins" campaign 2021
Jean Paul Gaultier "Les Marins" campaign 2021
La casa di Jean Paul Gaultier è tornata al ready to wear con squadre creative a rotazione e un modello di business digital first. Il primo drop, una collezione dedicata al tema del marinaio fetish di Gaultier reinterpretato da giovani talenti della moda come
Ottolinger, è debuttato con il duplice scopo di puntare i riflettori sugli emergenti e di monetizzare l’immenso archivio del brand dandogli nuova linfa. Una forma di
patronage e allo stesso tempo un takeover che offre un modello del tutto innovativo al classico modo di intendere le
collabo. Una strategia simile è stata adottata per la Couture: ogni anno un designer diverso avrebbe avuto accesso alle chiavi dell’archivio della maison con lo scopo di creare una collezione a quattro mani con
Florence Térier, creative director del brand. Una prima collezione è stata firmata l’anno scorso dalla creative director di
Sacai, che ha usato lo show, fra l'altro, per continuare la sua collaborazione con
Nike con la capsule
Jean Paul Gaultier x Sacai x Nike Vaporwaffle, lavorando anche con con
Pierre Hardy per gli stivali ispirati ai celebri corsetti di Gaultier, oltre ad un’edizione limitata della fragranza originale del brand con una boccetta decorata da Dr. Woo.
Jean Paul Gaultier Haute Couture 2021
Jean Paul Gaultier Haute Couture 2021
Jean Paul Gaultier Haute Couture 2021
Jean Paul Gaultier Haute Couture 2021
Jean Paul Gaultier Haute Couture 2021
Jean Paul Gaultier Haute Couture 2021
Jean Paul Gaultier Haute Couture 2021
Un’iniziativa che ha dunque coinvolto ogni ambito del consumo targato Gaultier e che ha contribuito ad una nuova età dell’oro per l’archivio del brand. Secondo Vestiare Collective, infatti, nello stesso anno le ricerche per i capi delle collezioni passate sono aumentate del 570% e le vendite per primo trimestre del 2020 segnalano +30% grazie anche alle numerose celebrities che hanno indossano abiti vintage firmati Gaultier, tra cui Kendall Jenner, Dua lipa, Kim Kardashian, Bella Hadid e FKA Twigs. Un modello di mentorship che possiede un legame di parentela con le altre e diverse iniziative di mentorship nel mondo della moda: dalla notissima vicenda di Virgil Abloh con Samuel Ross e Heron Preston fino ai designer come Ujoh e Yoshio Kubo ospitati in varie occasioni da Giorgio Armani per la Milan Fashion Week, passando per la capsule co-firmata da Alessandro Dell’Acqua e Nensi Dojaka e per il social media support che Pierpaolo Piccioli di Valentino ha accordato a Marco Rambaldi. A distinguere il metodo Gaultier è un programma di partnership redditizia per entrambe le parti che ha reso un brand storico come Gaultier noto e amato dalla Gen Z e allo stesso tempo ha incoronato i talenti emergenti più promettenti del fashion system.