Dalla Bibbia a Marni: come il mohair è diventato il trend di stagione
La lana d'angora attraverso i secoli e le passerelle
18 Gennaio 2022
Tra gli improbabili e discutibili accostamenti a cui il mondo della moda ci ha abituato negli ultimi anni, l’imprevedibile connessione che lega Mosè (sì, quel Mosè) e Marni potrebbe apparire inaudita, perfino sacrilega. In realtà c’è un sottile fil rouge, di un materiale ben preciso, che unisce la figura chiave della Bibbia e il brand guidato da Francesco Risso. Quel filo rosso è composto al 100% da mohair, materiale pregiatissimo che negli ultimi mesi ha conquistato il menswear, declinato sotto forma di cardigan, pullover, guanti e accessori di vario tipo, restituendo al luxury menswear maschile una passione per la texture che, negli ultimi anni, era stata del tutto dimenticata. Prima di arrivare ai lookbook di Marni stesso o di brand come Aimé Leon Dore, dove il mohair la fa da padrone, occorre fare un passo (molto) indietro. In principio fu Mosé, dicevamo, a nominare questo specifico tessuto, che secondo la tradizione componeva i tendaggi del Tabernacolo degli ebrei, prodotto a partire dalla lana delle capre d’angora, originarie della Turchia. “Mukhyar” era infatti il termine turco che indicava le lane più pregiate, tuttora prodotte nel Paese, così come in Europa, Sudafrica e Stati Uniti. Le capre da cui si ricava il mohair vengono tosate due volte l’anno e producono tra i 5 e gli 8 kg di lana all’anno.
Sarà il ritratto di una di queste capre sulla copertina di un album dei Pearl Jam, Vs, ad aver cementato il rapporto tra il mohair e l’estetica grunge? Non possiamo affermarlo con sicurezza, ma ciò che è certo è che il cardigan indossato da un altro esponente illustre di quella corrente musicale, Kurt Cobain, e andato recentemente all’asta per oltre 330 mila dollari, ha contribuito a dare forma ad un’estetica specifica, grunge appunto, all’apparenza trasandata, che non nascondeva buchi, difetti e usura, e per questo cozy e rassicurante. La riscoperta di questo immaginario è andata di pari passo con l’evoluzione dello streetwear, o meglio, con il suo declino, spostandosi verso capi più “adulti”, meno legati alla stagione e ai drop, ma votati alla costruzione di un guardaroba che duri nel tempo, un principio che ha contribuito al successo di Aimé Leon Dore, ad esempio.
Si tratta di un’evoluzione ben testimoniata e raccontata dai protagonisti del podcast Throwing Fits, che negli ultimi anni hanno fatto di mocassini e cardigan in mohair i nuovi pilastri di un menswear ormai saturo di hoodie, track pants e sneaker. I cosiddetti Bro-Hair, come li ha definiti GQ, indossano cardigan di mohair firmati Awake NY, ERL, Needles, Amiri, Moncler, Raf Simons, Jil Sander, item dalle linee classiche che giocano su geometrie e colori resi vagamenti psichedelici dalla consistenza vaporosa di questa lana pregiata. Prada propone una versione 2.0 dell’intellettuale contemporaneo, in total look in mohair, con stampa geometrica, mentre Kim Jones da Dior punta su disegni e colori che richiamano l’infanzia. Instagram è diventato il terreno fertile per la proliferazione e il successo di brand emergenti e di slow fashion che giocano con il mohair per la produzione di borse, come Anton Belinskiy, o che realizzano lookbook che sembrano disegnati a pastello, sfruttando le infinite applicazioni, e l’intrinseca eleganza di questo tipo di lana, come fa Nong Rak.
Il grande successo del mohair in questi mesi si deve però a Marni, il brand Milan-based guidato da Francesco Risso, i cui capi in mohair hanno ottenuto un successo paragonabile a quello riservata all'ormai leggendario cardigan di JW Anderson indossato da Harry Styles, facendosi conoscere ad un nuovo pubblico conquistato da quel mood a metà tra il Grinch e i maglioni anni Novanta regalati dalle nonne. Il mohair secondo Marni non ha paura di osare, sia nei colori, accesissimi, pop, che non passano inosservati, sia nelle silhouette, siano esse mules, maglioni girocollo, cardigan con lo scollo a V o vest. I maglioni ultra colorati, morbidissimi, divertenti e cozy, sono diventati virali sia su Instagram che su TikTok, sintomo di un trend transgenerazionale che ha portato Marni a comunicare con un pubblico più giovane, che si riconosce in questo menswear divertente ma di altissima qualità.
Oltre al comfort, il calore e il design eclettico, si nasconde altro dietro il successo di questo trend. Dopo due anni passati a consumare la moda e i suoi prodotti da remoto, guardando show digitali, acquistando drop e collezioni online, perennemente davanti ad uno schermo, si avverte forte l’esigenza di una moda più tattile, materica, reale, che punta sulle sensazioni date dall’item, e che si collega alla diffusione del knitwear, del crochet, e di brand come BODE. A fronte di drop sempre uguali, composti immancabilmente da hoodie, giacche e T-shirt sempre uguali, il mohair offre la possibilità di sperimentare, di uscire dalla propria comfort zone, di fare il passo successivo in uno scenario in cui anche le sneaker potrebbero avere i giorni contati. Se la pandemia ha stravolto tutto, è più che giusto voler uscire di casa coperti, protetti da una calda, morbida lana, come fossimo ancora sotto le coperte.