Il nuovo significato del total black
Un’uniforme in tempi di crisi
14 Gennaio 2022
La stagione degli show sta ancora per iniziare (e si prepara già a far discutere) eppure dai primi fashion happenings dell’anno sembra che stia per emergere una nuova importanza attribuita al total black. Pochi giorni fa, Kanye West ha condiviso il video musicale Heaven and Hell, che è anche una sorta di video-campagna per le hoodie Yeezy x Gap, rese disponibili globalmente nello stesso giorno. Il video, che imita il dipinto biblico The Fall of Babylon di John Martin, uno dei primi quadri a essere distribuito commercialmente come stampa in serie dallo stesso autore, mostra uno stuolo di figuranti muoversi in un setting apocalittico indossando la hoodie nera di Yeezy x Gap che, replicata su centinaia di figure tutte insieme, sembra diventare una sorta di uniforme neutra – concetto che assume ancora più senso pensando a come Kanye West stesso, dall’inizio della sua partnership creativa con Balenciaga, abbia trasformato sempre di più i propri abiti in una specie di uniforme, non senza aggiungervi una specie di connotazione di severità religiosa.
Sempre il nero è stato il colore che ha dominato le ultime quattro stagioni di Balenciaga (Couture inclusa) ma anche quelle di altri brand come Givenchy, Rick Owens, Raf Simons o Celine per citarne alcuni. In molti di questi casi, però, questo ritorno al total black ha avuto solo parzialmente a che fare con un recupero della moda goth ma ha piuttosto riguardato la pulizia, la severità e, per certi versi, la neutralità di uno stile che rinuncia alla flashiness degli abiti e punta invece tutto sulla costruzione e sui materiali – quasi a voler far emergere l’essenza pura di un certo capo, senza ricoprirla dai colori sgargianti di cui il trend del dopamine dressing ha di recente tappezzato le passerelle di mezzo mondo. Che l’assenza di colore del total black non sia un ostacolo alla creatività lo hanno dimostrato nel corso dei decenni tantissimi tra i migliori designer sulla piazza oggi, da Yohji Yamamoto al già citato Rick Owens, passando per Ann Demeulemeester, Rai Kawakubo e via dicendo. Ma lungi dal spingersi nelle acrobazie costruttive o decostruttive di questi maestri dell’avant-garde, il nuovo total black parla di funzionalità e semplificazione.
Il ritorno al funzionale e all’utilitario è stato un tema molto caldo nelle prime fasi della pandemia, una specie di rinsavimento generale dopo l’esplosione di colori e di grafiche portata sulla scena dallo streetwear. Ora che però le scene culturali sono così codificate e rimescolate insieme, a una parte dell’industria che celebra il colore e l’estro, c’è un’altra parte che risponde a suon di sobrietà – sobrietà che non è sinonimo di basicness o noia né di lugubre morbosità, ma di una ricerca di praticità e di una misura nella vita di ogni giorno. L’autore e associate editor del Financial Times Josh Spero ha scritto in un recente articolo intitolato proprio Why I wear black in cui scrive che la sua scelta di indossare quasi solo nero «è una maniera di dissociarsi, di esprimere una rinuncia. La cosa comunque non implica niente di cupo, anzi: è la corroborante libertà di realizzare che il futuro rimane aperto, slegato dal passato. Il nero è ciò che è ora, ciò che è nuovo e ciò che verrà». La parte notevole dell’articolo, che passa in rassegna i vari significati del colore nero nell’abbigliamento attraverso i secoli, sta proprio nel sottolineare come il colore si sia spogliato dei suoi connotati via via ribelli, anarchici, pietistici e via dicendo, per diventare uno strumento di auto-espressione privo di connotati ulteriori, riposante proprio perché neutrale di fronte a un mondo sempre più polarizzato – quasi come una divisa, con in più però la possibilità di esprimere significati attraverso tagli e costruzioni diverse.
Il fashion month che sta per iniziare sarà, si spera, occasione per designer giovani e vecchi di esprimere la propria personalità e la loro visione in un mondo complicato, difficile, dove gli idealismi della parte migliore della società si scontrano con una realtà spesso scadente, per citare il Fabietto de È stata la mano di Dio. Prima di vedere cosa il futuro ha in serbo per la società, e prima di catapultarsi in una stagione della moda che promette molti cambiamenti e molti nuovi debutti, immergersi nel total black servirà forse a pulirsi il palato, dopo due anni che sono stati dolci e aspri insieme, e affrontare con più equilibrio il futuro.