Il rapporto tra moda e clubbing secondo 44 LABEL GROUP
Ce ne parla Max Kobosil, star della nightlife berlinese e direttore creativo del nuovo brand
05 Gennaio 2022
Per decenni, a partire dagli anni ’80, il clubbing è stato il terreno di sperimentazione favorito dalle nascenti subculture giovanili che hanno finito per ispirare tanto la musica quanto la moda. Un rapporto fondato su una serie di valori la cui chiave di volta è la libertà di espressione e che ha fornito ai designers, nel corso degli anni, alcune tra le più significative ispirazioni. Dai DJ set di Virgil Abloh e Matthew Williams, passando per le collezioni firmate da Raf Simons nei primi anni 2000 fino alle recenti sfilate di Bottega Veneta e la lunga collaborazione tra Prada e Richie Hawtin, il clubbing è stato una fonte di ispirazione costante per la moda – eppure finora è mancata una connessione diretta tra clubbing e design: come nessun grande nome della moda è stato un grande nome del clubbing, così nessun DJ o producer ha dato forma alla propria vision attraverso una collezione di moda. Le cose sono cambiate con Max Kobosil, enfant prodige dell’hard techno del Berghain, che dopo la sua prima release nel 2013 ha asceso i ranghi del clubbing mondiale diventandone uno dei nuovi e più eccitanti protagonisti. Proprio una connessione tra Kobosil, il mastermind della moda milanese Claudio Antonioli e il suo Dreamers Factory ha portato alla nascita di 44 LABEL GROUP, brand che ha debuttato con una prima capsule di 70 item e un lookbook ufficiale durante la scorsa stagione SS22 ma che si prepara, per la prossima Milan Fashion Week, a debuttare con il suo primo show.
«Penso che che il clubbing dia alle subculture un modo per esprimersi», ci ha spiegato Kobosil. «Può riguardare i sentimenti del momento o a volte la politica con una certa immagine o testo su una maglietta, per esempio. Molte tendenze sono nate nella scena del clubbing. Può anche essere semplice come una catena dal negozio di ferramenta intorno al collo». Naturalmente, differenze d’ispirazione a parte, esiste una sorta di divisa, di linguaggio comune per il clubwear – un linguaggio che esclude la moda scomoda e attillata dei completi maschili, dei tacchi a spillo e della formalità e che ripiega invece sulla funzionalità - «per me, personalmente, si tratta di pantaloni cargo, tante borse e una t-shirt oversize».
Una funzionalità che però non è solo espressione di tecnicismo ma trasmette messaggi personali, politici, artistici: «La maggior parte delle persone sceglie il proprio outfit per evocare sensazioni, atmosfere ma anche per aderire a qualcosa di più collettivo e questa è la maniera in cui la moda influenza il clubbing». Ovviamente, però, trattandosi di un progetto personale, autoriale tanto quanto lo è la sua musica, 44 LABEL GROUP scaturisce dall’esperienza di Kobosil, è uno storytelling singolare e corale insieme – il nome del brand ad esempio «è il vecchio codice postale del quartiere dove sono nato [Neukolnn a Berlino, ndr] e dove abito ancora».
La storia del brand, data la sua relativa giovinezza, è ancora solo la storia delle sue origini – ma è anche la storia di un brand nato dentro una community molto stretta. «Ho incontrato Claudio tramite un amico comune», ha raccontato Kobosil, «avevamo lo stesso gusto per l'arte e la musica e abbiamo legato subito. Sembra così facile, ma mi ha semplicemente offerto la sua conoscenza per potenziare la mia visione. A quel tempo producevamo il nostro merch a casa di mia madre. Io e i miei amici eravamo sovraccarichi di tutti gli ordini, quindi era il momento perfetto per fare il passo successivo». Da lì è stato tutto uno scaling up: dal video dedicato al brand girato da Matt Lambert passando per una capsule in esclusiva per Selfridges fino allo show milanese di venerdì prossimo che porterà il neonato brand «più avanti in termini di forme, di colori e di grafiche» – un debutto importante che, al di là dell’ingresso nel calendario della moda istituzionale di Milano, rappresenta una testimonianza dell’importanza della community nella nascita di un nuovo brand. Dopo tutto, quale segnale più incoraggiante potrebbe esserci di un sold-out quasi immediato delle sue prime collezioni?