Nell'industria della moda non c'è più spazio per la body positivity
Un mese di sfilate per ricordarci che nulla è cambiato
08 Ottobre 2021
Mentre a Milano Marco Rambaldi portava in passerella un casting libero e fuori dagli schemi, sulle sponde della Senna Chloé sceglieva di far sfilare due modelle curvy su 31 look, dopo aver passato gli ultimi mesi a postare su Instagram immagini di Paloma Elsesser, elevata a nuovo canone estetico della maison, almeno online.
Nonostante qualche eccezione e alcune felici scelte di casting, questo mese di Fashion Week lascia forte la sensazione di essere tornati al punto di partenza sul tema della body positivity nell'industria della moda, forse di essere stati anche un po' illusi, come quando il compagno di classe più popolare ti invita alla sua festa di compleanno, salvo darti data e indirizzo sbagliati. Tutto cambia e tutto resta uguale a se stesso: se Chanel include ancora a fatica una modella midsize nei suoi show, la solita Jill Kortleve, (fatto che non dovrebbe sorprendere visti i decenni impiegati da Chanel per portare in passerella una modella non bianca), da Versace e da Fendi da diverse stagioni trovano spazio modelle con taglie che superano la taglia 40, prima fra tutte Precious Lee. Da Prada e Saint Laurent sembra che il memo sulla questione non sia mai arrivato, mentre con la sua ultima collezione, un ritorno pieno all'estetica dei primi anni 2000, Miu Miu lascia che siano le mini gonne, proibitive per chiunque abbia una curva, abbinate a pance piatte e scopertissime a farci intuire il tipo di donna a cui questi capi si rivolgono. Al contrario, da Coperni, Michael Kors e Marni giungono segnali molto incoraggianti, così come da LaQuan Smith, uno dei tanti brand emergenti che stanno lavorando in modo impareggiabile su una rappresentazione il più varia e inclusiva possibile del corpo femminile.
In un marasma di temi sociali e politici da seguire - la sostenibilità, la campagna vaccinale, l'inclusione razziale, la fluidità, quando serve anche le elezioni - il movimento della body positivity non poteva che perdere trazione e interesse, troppo di nicchia, troppe critiche da sobbarcarsi (meglio comunicarlo anche a Paloma Elsesser che sarà pure stanca di essere sempre l'eccezione ad una regola secolare). Niente di nuovo dunque, l'eterna lotta tra quello che succede in passerella e quello che succede nella vita vera, in un divario sempre più ampio che si regge sulla contraddizione di una moda che si dichiara inclusiva, atto per eccellenza di un attivismo meramente performativo, che si rifiuta di ampliare le taglie del proprio campionario.
Durante la FW milanese, il ritorno in passerella di Gigi Hadid dopo la gravidanza è stato salutato con commenti online non troppo gentili sul fisico della neo mamma - commenti inspiegabili visti gli addominali di Hadid -, a dimostrazione di come l'industria rimanga un ambiente schizofrenico, soddisfatto e compiaciuto dei dettami che vigono nella sua torre d'avorio, ben contento di proclamare la propria solidarietà con le donne di tutto il mondo e di tutti i fisici senza preoccuparsi di dare un seguito pratico alle proprie dichiarazioni. Allo stesso modo, il "gesto" di Lila Grace Moss di sfilare per Fendace lasciando in bella vista, incollato alla coscia, il dispositivo medico per il diabete è stato salutato con il classico discorso entusiasta sull'orgoglio e sull'accettazione di sé, a riprova di quanto la moda sia confusa, di quanto tutto faccia brodo, di quanto tutto sia ammesso per dire di essere dalla parte del giusto.
Come sottolinea Giuliana Matarrese su Instagram, la body positivity deve muoversi in entrambe le direzioni, e quindi accettare ogni tipo di corpo non significa demonizzare quelli ritenuti troppo magri o malati, poiché non può e non deve diventare una guerre tra grasse e magre e tutto ciò che c’è nel mezzo (soprattutto perché il movimento non si basa su giudizi), ma riconoscere che nell'industria persiste un grande problema di grassofobia sarebbe un buon punto di partenza. Dopo i mesi della pandemia, perfetti per riflessioni e conversazioni spesso fini a se stesse, eccoci tornati dove ci eravamo lasciati, e se nell'episodio precedente si è consumato il declino di Victoria's Secret non temete, nella prossima puntata il clan Kardashian ci tiene a sottolineare come i loro fisici siano il frutto di un duro lavoro in palestra e di come siano certe di non aver imposto canoni estetici impossibili da raggiungere per la donna comune.
Non può essere solo di Rihanna il compito di dare spazio veramente ad ogni tipo di fisico, lo show di Savage x Fenty non può diventare l'unico momento all'anno in cui lo spettatore medio riesce a riconoscersi nei fisici che camminano in passerella. Al momento però non sembrano esserci alternative migliori.