Chi era Louis Vuitton?
Vita dell’uomo che creò il brand più famoso del mondo
17 Agosto 2021
Tutto iniziò come in una fiaba: con un orfano e una matrigna cattiva. Louis Vuitton non aveva che dieci quando sua madre morì, seguita poco dopo dal padre, nella cittadina di Anchay. Il giovanissimo ragazzo conosceva i rudimenti di tanti mestieri: i suoi parenti erano stati falegnami, artigiani e cappellai – tutte abilità che lo aiutarono a sopravvivere quando scappò di casa nel 1835, all’età di tredici anni, diretto verso Parigi in cerca di fortuna. Impiegò due anni a percorrere una distanza di circa 470 chilometri, sopravvivendo con diversi lavori occasionali, e arrivando in città nella piena esplosione della Rivoluzione Industriale che stava travolgendo l’Europa. Aveva solo 16 anni quando arrivò nella capitale francese e divenne apprendista nella bottega di Monsieur Marechal, un rinomato valigiaio dell’alta società dell’epoca. A questo punto per il giovane Vuitton iniziò un lungo apprendistato, che durò circa 17 anni, facendogli guadagnare la fama di artigiano abilissimo e rendendo i suoi bauli da viaggio fra i più richiesti di Francia.
Il mercato delle valige e dei bauli era grande: all’epoca infatti non solo i nobili viaggiavano per lunghi periodi, portando con sé grandi carichi di valige che dovevano essere resistenti ai viaggi in carrozza; ma gli stessi abiti erano più elaborati e preziosi, specialmente per quanto riguarda il guardaroba femminile, e andavano conservati con ogni cura. Proprio la clientela femminile fu quella che fece fare a Vuitton il salto di qualità. Nel 1848 Napoleone III divenne il nuovo Imperatore di Francia e la fama di Vuitton salì alle stelle quando, qualche anno dopo, tra il 1852 e il 1853 l’imperatrice, Eugénie de Montijo, lo nominò suo valigiaio personale, aprendogli le porte delle famiglie reali e dell’altissima aristocrazia europea che all’epoca guardava alla Francia come alla civiltà più avanzata d’Europa: la carriera di Vuitton era assicurata. Nel giro di un anno il malletier uscì dalla bottega di Monsieur Marechal, si sposò e aprì il suo negozio: il mito di Louis Vuitton era nato. Fuori dalla sua primissima boutique si leggeva la scritta: «Conserveremo in sicurezza anche gli oggetti più fragili. Siamo specializzati nel trasporto di capi di moda».
Un enorme successo venne dall’introduzione del baule da viaggio rettangolare, che univa leggerezza e capienza, anche grazie al coperchio piatto – l’idea originaria veniva dall’azienda inglese H.J. Cave & Sons che dietro ordinazione di Samuel Parkinson aveva creato un intero set di bauli e bauletti rettangolari da poter impilare uno sull’altro in un’epoca in cui la maggioranza dei bauli avevano ancora il coperchio tondeggiante ed erano costruiti di pesante legno. Per renderli resistenti venne creata una tela imbevuta di gommalacca decorata a scacchi: fu così che nacque il motivo Daumier utilizzato fino a oggi.
L’innovazione venne accolta così bene che, per produrre i propri bauli e valige, Vuitton dovette aprire una nuova fabbrica ad Asnieres e iniziò a ricevere ordinazioni da tutto il mondo, incluso dall’allora chadivè d’Egitto, il ricchissimo Isma'il Pascià che si fece fabbricare, fra le altre cose, uno speciale baule con scaffali interni per trasportare la frutta fresca. Fu in questo periodo che Vuitton introdusse un’altra importante innovazione: il lucchetto a prova di scasso. Ciascun lucchetto era associato al nome di un cliente e la chiave era custodita nel laboratorio di Vuitton per poterne fare eventuali copie. La nobiltà europea dell’epoca se ne innamorò – specialmente dopo che venne organizzata a Parigi una sfida con il leggendario Houdini che dovette uscire da uno dei bauli a prova di scasso di Vuitton.
Ma vennero tempi duri anche per l’inarrestabile Vuitton. Tra il 1870 e il 1871 scoppiò la Guerra Franco-Prussiana che per due anni paralizzò i viaggi e gli spostamenti, modificando la distribuzione dei capitali e culminando con l’assedio di Parigi, che lasciò il rovina i laboratori di Vuitton, i suoi lavoranti morti o fuggiti dalla guerra e vide un crollo della domanda. Ma a guerra finita, Vuitton non si lasciò scoraggiare: usò i capitali rimasti per aprire un nuovo laboratorio-boutique in Rue Scribe, vicino all’Opera di Parigi e lanciò una nuova linea di prodotti con un nuovo monogramma beige. Il successo della nuova linea fu ancora una volta straordinario e l’azienda che impiegava ormai anche il figlio di Louis, Georges che, dopo la morte del padre nel 1892, a settant’anni, avrebbe creato in suo onore il monogramma LV che conosciamo ancora oggi.