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In quanti articoli si parla di streetwear femminile?

Spoiler, pochi

In quanti articoli si parla di streetwear femminile? Spoiler, pochi

Fin dalla sua esplosione all'inzio degli anni dieci, il mondo dello streetwear ha sempre visto l'uomo come epicentro di una cultura che non ha mai fatto dell'inclusività il suo cavallo di battaglia. Nonostante qualche timido tentativo da parte di alcuni brand, lookbook e release parlano chiaro, con una percentuale di release maschili ben superiore a quella femminile in una battaglia che vede la comunicazione e il linguaggio della moda come campo di battaglia principale nella ricerca della risposta a una domanda fin troppo ovvia: lo streetwear è maschilista?

La risposta arriva in parte da Gabriele Murtas, Ph.D. student in Business & Law all'Università degli Studi di Bergamo da sempre appassionato di musica e moda, che attraverso la creazione di un dataset composta da oltre 1545 articoli a tema luxury streetwear provenienti sia dalle principali riviste di moda (Allure, BoF, CR Fashion Book, Elle, GQ, InStyle, Jalouse, Officiel, Vanity Fair, Vogue e WWD) e sia dei magazine streetwear (Complex, FY!, Highsnobiety, Hypebeast, Hypebae, Snobette a anche nss) è riuscito ad eseguire quella che in gergo viene chiamata "analisi a dizionari" per comprendere quale fosse la percentuale di articoli dedicati alle collezioni femminili. Le percentuali sono piuttosto chiare, con una media del 73% per le collezioni maschili contro il 27% di quelle femminili in una tendenza che vede il suo picco maggiore nel 2019, quando gli articoli MEN superano quelli WOMEN per 101 contro 39. In realtà questo gap non si è mai assottigliato, ma anzi ha visto un aumento progressivo dal 2013 ad oggi con un piccolo freno lo scorso anno, quando la pandemia ha messo parzialmente in pausa il mondo streetwear.

“Lo streetwear ha completamente rivoluzionato il mercato della moda per come l'avevamo imparato a conoscere. Tuttavia, nonostante le vendite alle stelle e una crescita impressionante, lo streetwear è tristemente rimasto attaccato alle sue radici di movimento dominato dagli uomini” ha dichiarato Murtas parlando del suo lavoro. “Ad esempio, la tanto attesa inaugurazione dello store Supreme a Milano ci ha mostrato come la gran parte degli appassionati e degli acquiranti del mondo streetwear siano maschi. Ho speso oltre due ore ad intervistare le persone in fila in attesa di mettere le mani sull'ultima Box Logo tee e tra tutte le persone con cui ho parlato solo un terzo erano ragazze.” Definire lo streetwear come maschilista può essere un'esagerazione ma descrive al meglio una mentalità che non ha mai avuto pienamenta voglia, o coraggio, di mettere la donna al centro della narrativa. Molti brand continuano ad utilizzare solamente modelli uomini nei propri lookbook di capi che potrebbero avere una natura unisex, mentre altrettante sneaker ancora vedono presente la divisione in release maschili e release femminili. Se l'attività dei magazine presi in analisi da Murtas è solo lo specchio delle scelte dei brand, sono questi a dover iniziare a cambiare progressivamente mentalità, aprendo le porte a un cambio necessario in un movimento che vuole davvero guardare con speranza al futuro.