I migliori dissing nella storia della moda
In amore come in guerra, non ci sono regole
07 Maggio 2021
Il mondo della moda ama celebrare l’amore e l’unità – ma l’odio, le rivalità e gli sgarri, reali o immaginati che siano, sono il suo vero pane quotidiano. Da quando la couture come la conosciamo nacque, le spesso difficili personalità dei designer si ritrovano a litigare in scontri che in certi casi diventano epici nelle loro proporzioni. La grande categoria dei dissing nel mondo della moda iniziò, idealmente, quella sera in cui, a una festa di Parigi, Coco Chanel spinse Elsa Schiapparelli contro un candelabro, facendole prendere fuoco. Ma la storia della moda è letteralmente piena di scontri, invidie e amari conflitti a volte giustificati e a volte del tutto evitabili. Ecco i migliori.
Bruno Pavlovsky vs. Anthony Vaccarello
Dopo aver presentato la collezione FW21 di Saint Laurent, tutta incentrata su completi in tweed e maxi-gioielli, riecheggiando in effetti certi classici elementi dello stile Chanel, Bruno Pavlosky, presidente di Chanel, ha detto: «Che tristezza vedere un brand come quello rubare a noi. Saint Laurent è un brand magnifico. È una vergogna non scrivere la propria storia e copiare quella degli altri». Anthony Vaccarello o Saint Laurent non hanno mai risposto, ma non c’è dubbio che il durissimo commento di Pavlovsky abbia suscitato le ire di qualcuno.
Virgil Abloh vs. Walter Van Beirendonck
La famosa "polemica dell’orsacchiotto" dello show SS21 di Louis Vuitton tenutosi a Shanghai, in cui alcuni look mandati in passerella da Virgil Abloh sembravano prelevati di peso da quelli delle sfilate del belga Walter Van Beirendonck. La questione riaprì l’annosa polemica sui processi creativi di Abloh, sulla sua "regola del 3%" e sulla sua originalità come designer. La risposta di Abloh rimase comunque ambigua e si "scagionò" mostrando come i pupazzi da lui cuciti a giacche e cappotti fossero in realtà un riferimento a una collezione di Louis Vuitton del 2005. La questione si espanse rapidamente al discorso post-coloniale anche se, a distanza di poco meno di un anno, già non se ne parla più. Ma è difficile dimenticare le dure parole di Van Beirendonck: «È chiaro che Virgil Abloh non è un designer. Non ha un suo linguaggio, non ha una sua visione. Non riesce a creare qualcosa di proprio stagione dopo stagione – ed è penoso».
Karl Lagerfeld vs. Yves Saint Laurent
Un riflesso "storico" del dissing fra Bruno Pavlovsky e Anthony Vaccarello si ritrova nella storia dei rispettivi brand: Yves Saint Laurent e Karl Lagerfeld, padre dello Chanel che conosciamo oggi, ma anche di Fendi e Chloè, furono rivali per tutta la vita. Tutto iniziò nel '54, quando in una competizione di moda che sarebbe poi diventata il Woolmark Prize, con una giuria composta da Pierre Balmain e Hubert de Givenchy, il 21enne Lagerfeld e il 18enne Yves si scontrarono per la prima posizione. Quella battaglia la vinse Yves, ma la guerra sarebbe stata molto più lunga: il secondo punto di svolta si ebbe negli anni '70 quando i due designer si scontrarono nuovamente, questa volta per l’amore di Jacques de Bascher anche se, secondo Lagerfeld, i due erano amici e fu il compagno di Yves, Pierre Bergè, a seminare zizzania. Negli anni '80 si ebbe un altro scontro dei due amici-nemici, con Lagerfeld che disse in un'intervista di avere in antipatia l’Yves serioso degli anni ’80 e che quando era giovane era anche più divertente.
Tom Ford vs. Yves Saint Laurent
Karl non è l'unico ad aver sviluppato una feroce rivalità con Yves. Dopo il mandato di Tom Ford presso la maison di moda francese, durante il quale ha ricoperto il ruolo di Direttore Creativo dal 1999 al 2004, Tom Ford ha poi vuotato il sacco sul rapporto burrascoso con lo legava all'ex capo. «Pierre [Bergè, il socio di Yves] e Yves erano semplicemente malvagi", ha detto Ford, sostenendo che il duo avrebbe regolarmente chiamato la polizia per far chiudere il suo ufficio. «Ho delle lettere di Yves Saint Laurent che sono così cattive che non si può nemmeno credere che sia possibile un tale vetriolo. Ricordo che una frase in particolare 'in tredici minuti hai distrutto 40 anni di lavoro». Probabilmente ai tempi il temine non esisteva ancora, ma oggi potremmo definirlo mobbing.
Tyra Banks vs. Naomi Campbell
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Durante i primi anni '90, Naomi Campbell e Tyra Banks hanno avuto una relazione piuttosto tesa. La Banks ha più volte dichiarato che la top model britannica l'aveva fatta sentire di troppo mentre muoveva i suoi primi passi nell'industria: «Sfilavo in passerella e la gente non avrebbe mai immaginato che poi sarei tornata a casa la sera piangendo disperata perché la donna per la quale nutrivo una grande ammirazione non voleva che fossi lì e stava facendo di tutto per farmi andare via.» Sebbene sembrasse che le due fossero finalmente in tregua dopo il faccia faccia nel talk show diurno della Banks, qualche anno fa la Campbell ha utilizzato il suo account Instagram per condividere un articolo intitolato "Ecco perché i fan iniziano a pensare che Tyra Banks sia la vera ragazza cattiva, non Naomi Campbell", un racconto poco lusinghiero che evidenziava una serie di momenti controversi durante la conduzione di America's Next Top Model da parte della Banks. Certe liti fanno giri immensi e poi ritornano.
Louis Vuitton vs. Supreme
Nonostante la viralissima collaborazione Louis Vuitton x Supreme presentata per la FW17 abbia rivoluzionato il nostro modo di intendere il lusso, prima di questa partnership i rapporti tra i due brand sono stati a lungo tesi con tanto di corse agli avvocati da parte della maison francese. Nel 2000, Supreme ha introdotto una serie di skate deck, berretti e T-shirt con la riconoscibilissima stampa del monogram Louis Vuitton e, appena due settimane dopo la spedizione dei deck, il brand ha prontamente risposto con una lettera di diffida. Secondo quanto riferito, la casa francese è stata talmente colpita dal palese utilizzo del proprio logo da chiedere che i prodotti venissero distrutti per evitare che circolassero ulteriormente.
Kanye West vs. Hedi Slimane
Una delle più criptiche e nascoste liti della storia della moda. Nel 2014 esce uno dei capolavori di Kanye West, Yeezus, che contiene una traccia intitolata I Am God il cui testo fece subito pensare a un designer francese con il verso “Hurry up with my damn croissants!”. Apparentemente, durante la Paris Fashion Week, Hedi Slimane avrebbe detto a Kanye che, se fosse andato allo show di Saint Laurent FW13, non sarebbe potuto andare a nessun altro show. La cosa non piacque a Kanye che scrisse e registrò la track proprio a Parigi e usando gli stessi musicisti usati da Hedi nelle sfilate. In seguito, Kanye rivelò in un’intervista a Zane Lowe la sua antipatia per Slimane: «Ha dei bei jeans da 5000 dollari, ha cose carine qui e lì, belle cose – ma noi siamo la cultura. […] Non puoi dire che ami la musica e non fare venire Kanye West al tuo show». Conoscendo Hedi e Kanye, nessuno dei due farà la pace con l’altro finchè avrà respiro.
Gianni & Donatella Versace vs. Giorgio Armani
Giorgio Armani ha spesso un'apparenza serafica nel mondo a volte un po' chiassoso della moda italiana. Eppure non si può dire che si sia tenuto mai lontano da scontri e frecciate. Il dissing più recente e famoso è quello con Dolce & Gabbana ma il più gustoso quello con Gianni Versace, che risale al '96. In pratica Armani disse, in un’intervista a un magazine americano, che la moda era morta. Versace replicò in toni molto poco sfumati: «All' inizio di ogni stagione, qualche stilista scopre tutto d'un colpo che la moda è morta, confondendo conclusioni generali forse con un problema personale. Questa volta è Giorgio Armani a sostenerlo, proprio mentre sta aprendo due negozi a New York e non certo di dischi. Strana logica, visto che Armani è uno dei grandi nomi del made in Italy […]. [Armani], a 62 anni, si trova nella curiosa posizione di essere di routine definito come il primo stilista del mondo, pur non essendo, al momento, particolarmente di moda». Nel 2000 ci fu un revamp dello scontro, questa volta con Donatella Versace, che definì «rude e senza gusto» un’intervista rilasciata da Armani in America, in cui il designer aveva attribuito a Gianni Versace la frase: «Tu vesti donne da chiesa, io vesto delle zoccole».