L’annosa questione dei sandali col calzino
Appannaggio di hippie e turisti tedeschi o libidine proibita della moda?
02 Aprile 2021
Il primo decennio dei 2000 è stato un’epoca semplice e ingenua: Paris Hilton stava per inventare il selfie, i video musicali uscivano su MTV e i vestiti si compravano al negozietto di quartiere. Ma anche in quella specie di preistoria digitale, in cui era difficile comunicare anche con chi era all’altro capo della città senza un cellulare, c’era un solo punto in comune, un solo argomento che metteva d’accordo tutti quanti: il calzino non andava col sandalo. Prima che lo sportswear diventasse un fenomeno a sé stante il calzino di spugna bianca viveva solo negli spogliatoi di palestre e campi da calcio – così come prima del 2015 circa le scarpe avevano ruoli ben precisi: le scarpe formali erano per il lavoro, le sneaker per il tempo libero e le ciabatte per la spiaggia. In questo universo preciso il sandalo era appannaggio di due categorie sociali: col velcro era per bambini, in pelle nera per i frati francescani della parrocchia locale. La questione si chiudeva qui. Poi vennero i turisti dalla Germania. Pallide entità mitologiche attrezzate di occhiali con doppie lenti, camice a quadri, zaini con più tasche di quante se ne possano concepire e, ai loro piedi, un sandalo indossato con il calzino. Il più grande scisma della cultura europea dai tempi di Martin Lutero era avvenuto.
A distanza di anni la cosa un po’ diverte: quella era l’epoca di obbrobri come le sneaker con le ruote, i jeans con le scritte sul culo o le scarpe dalla suola luminosa. In quel mondo fatto di colori, motorini truccati e Nike Shox, coi ragazzini che imitavano male gli outfit baggy e un po’ cafoni di 50 Cent, quel calzino bianco infilato con orgogliosa prepotenza in un sandalo sfidava il nostro comprendonio. La issue non era né il sandalo né il calzino, ma la giustapposizione dei due. La domanda, gettonata e immancabile, era: «Se devi indossare un sandalo con il calzino perché non metti una scarpa chiusa?» La verità è che la combo di sandalo e calza è per molti versi migliore di una sneaker regolare per fare escursioni in montagna - che poi è il vero motivo per cui i tedeschi inaugurarono questo stile. Non sapevano, quei turisti, di stare effettivamente inventando l’estetica gorpcore, tanto che oggi, in piena gorpcore wave, il sandalo va solo e soltanto con calzino. Ad ogni modo, a voler ripercorrere la storia, il primo sdoganamento ufficiale nella moda del dinamico duo sandalo/calza arrivò da Miuccia Prada, che ne introdusse una versione “elevata” (il sandalo era un tacco vertiginoso e il calzino era alto come un collant e ricoperto di cristalli) nel suo show FW09 di Miu Miu anche se simili combinazioni appaiono già nelle sfilate di Prada anni ‘90 come la SS94 o nella SS07 di Raf Simons.
L’attribuzione a Miuccia Prada è importante dato che fu proprio lei a fondare il concetto di ugly chic in occasione della collezione SS96 di Prada: «Il brutto è attraente, il brutto è eccitante. Forse perchè è più nuovo», disse alla fine dello show. Un concetto che sarebbe poi stato esplorato più a fondo vent’anni più tardi, con Demna Gvasalia e il suo esordio da Balenciaga che introdusse al mondo la Triple S, la sneaker “brutta” che proprio con il suo eccesso sfacciato, il suo aspetto quasi grottesco che mise in discussione l’intera categoria del “bello” nella moda mainstream. E con il successivo trend dello streetwear e della logomania, il calzino bianco venne doppiamente sdoganato: in primo luogo come item capace di dare un feel sportivo a quasi ogni outfit; in secondo luogo come ulteriore sede del branding. Ed ecco che esporre il calzino brandizzato passò dall’essere semplice biancheria intima a oggetto da sfoggiare.
Quando lo streetwear vero e proprio generò l’atheleisure, ossia quei capi che sono sportivi ma con il look rilassato da “tempo libero”, il calzino entrò a pieno titolo nel mondo della moda. In quel momento la “sciatteria” attribuita alla combo sandalo/calzino si capovolse e divenne nonchalanche. Nel caso di un brand sperimentale come Maison Margiela, poi, il calzino venne integrato in una versione della sneaker Replica con i pannelli tagliati via, Valentino e Rick Owens collaborarono con Birkenstock, mentre Kim Jones e Thibo da Dior produssero una linea di footwear trasparente da abbinare a calzini brandizzati. L’elenco degli esempi potrebbe continuare: dai celeberrimi sandali Suicoke fino all’ultima campagna di Justin Bieber per Crocs in cui l’abitudine del cantante a uscire di casa in ciabatte e calzino viene elevata a perno estetico dell’intera capsule. È la magia dell’athleisure: vince chi se ne frega di più, chi non si cura del kitsch e sta comodo con se stesso e con gli altri.