5 brand indipendenti da tenere d’occhio
Un giro del mondo in cinque lookbook
31 Marzo 2021
Quello della moda è un mondo così grande che si fa fatica a stare al passo. Ma fra fashion week e red carpet vari, vale sempre la pena ricordare che non c’è nulla di meglio che scoprire un nuovo brand da seguire. I brand emergenti e indipendenti sono il proverbiale “sale della terra” per la moda che, senza di essi, finirebbe per fossilizzarsi in una ventina di nomi illustri e famosi. Investire in un brand indipendente significa non solo condurre un’operazione di ricerca veramente personale, ma anche vivere il brivido della scoperta, della scelta fuori dai canoni del mainstream. Per questo la selezione dei 5 brand internazionali da tenere d’occhio vuole fare un metaforico giro del mondo, partendo dalle tradizionali Parigi e Londra, passando dal Perù, dall’Ucraina per arrivare fino a Seoul.
Arnodefrance (@arnodefrance)
Questo brand è in circolazione già dal 2016, eppure è strano che non se ne sia parlato di più. Il brand è basato a Parigi, diretto dal founder Arno, e di recente ha ottenuto un buon seguito in Giappone e in Cina. L’ultima collezione SS21, chiamata poeticamente The Pine on The Rock, vuole portare a un livello superiore la produzione del brand. I punti forti della sua estetica sono certamente i tagli diagonali delle giacche più strutturate e lo stupendo lavoro di costruzione di dettagli come tasche sovrapposte e cappotti costruiti come kimono. La color palette prende ispirazione dallo scenario naturale del Massif de l’Esterel, una regione montuosa della Costa Azzurra da cui il founder è originario.
Santa Calata (@santacalata)
Interessante brand che si occupa di esplorare il concetto di nudità (Calata è la parola Quechua per “nudo”) tramite la ricostruzione degli abiti. La founder del brand è la peruviana Pamela Calderòn che ha basato il suo marchio a Chicago. Dato che il brand si occupa di ricostruire capi vintage, la sua produzione è uno slow fashion naturalmente sostenibile – ma il bello è che l’intero concept del brand si impernia sulla trasgressione e sulla gender expression. In maniera abbastanza interessante, lo shop di questo brand artigianale è al momento su Depop mentre un web store ufficiale è in fase di set up. Il mood artigianale viene anche dal sito del brand, deliziosamente ‘90s.
non (@non.eco.denim)
Pete Hellyer ha fondato non (che si scrive con la minuscola) con l’obiettivo di costruire una collezione di denim minimale completamente sostenibile. Il range della collezione che ha presentato è conciso ed essenziale – ma questo la dice lunga sulla qualità del denim che è pure dotato di un sistema di identificazione digitale sviluppato da Eon che dà ai clienti indicazioni utili su come curarlo per estenderne la vita. Inutile dire che gli abiti disegnati da Hellyer sono anche incredibilmente cool.
young n sang (@youngnsang)
Questo marchio coreano è stato fondato da Youngshin and Sanglim, una coppia di designer che sta insieme da 13 anni. Il brand è sostenibile e si basa su una straordinaria ricerca tecnica sui tessuti naturali. Le loro collezioni sono sempre state qualcosa di sorprendente e soprattutto artigianale: la prima collezione ruotava intorno ai patchwork, un’altra di nome Street Vendors ruotava tutta intorno ad abiti intrecciati a mano. L’ultima si chiama Serene Rural Landscapes in Korea che spinge l’intricatezza di certi design intrecciati a mano fino ai massimi livelli.
KSENIASCHNAIDER (@kseniaschnaider)
Fondato nel 2011 dai consorti e designer Ksenia e Anton Schnaider, questo brand di womanswear basato a Kyev trovò riconoscimento internazionale nel 2016 quando inventò i Demi Denims, sorta di unione fra la parte superiore di un baggy jeans e quella inferiore di uno skinny jeans. Sempre seguendo la sua visione avanguardistica, Ksenia ha titolato la sua collezione FW21 con degli emoji e ha introdotto un nuovo design: il Wader Jeans. La costruzione di questo denim si ispira agli stivali da wading, ossia quegli stivali da pesca alti fino a metà coscia, il cui aspetto è stato ricostruito interamente in denim.