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CHINATOWN MARKET cambierà nome dopo le violenze contro la comunità asiatica

Una decisione dovuta, ma non è chiaro fino a che punto sarà efficace

CHINATOWN MARKET cambierà nome dopo le violenze contro la comunità asiatica Una decisione dovuta, ma non è chiaro fino a che punto sarà efficace

In risposta alla crescente ondata di odio anti-asiatico scoppiata negli Stati Uniti nelle ultime settimane, e alla sua naturale risposta con il movimento Stop Asian Hate, CHINATOWN MARKET ha annunciato l'intenzione di cambiare nome dopo quasi cinque anni dalla sua nascita. In un lungo post pubblicato sul profilo Instagram, il brand fondato da Mike Cherman ha spiegato di voler fare la propria parte, dichiarandosi pronto a contribuire al cambiamento lavorando a stretto contatto con molte personalità della comunità asiatica. 

L'intenzione di CHINATOWN MARKET, ha spiegato il brand, è sempre stata quella di unire diverse comunità, un ruolo che nella situazione attuale necessità di un cambio di identità, un nuovo nome che verrà annunciato nei prossimi mesi. Se la scelta fatta dal brand può sembrare sicuramente ammirevole, dall'altra ha tutti i tratti di una mossa di facciata per lavarsi le mani di un problema più grande, rinunciando a un nome che aveva ben poco di offensivo invece di lavorare fin da subito per contribuire a un problema che sicuramente non troverà la sua svolta risolutiva nel cambio di nome di un brand di streetwear. Se la fanbase sembra avere le stesse perplessità, l'AAPIP (Asian Americans/Pacific Islanders in Philanthropy) è stata tra le prime a sollevare la questione etica dietro al nome del brand, seguita a stretto giro da una petizione lanciata su change.org in cui si chiedeva a CHINATOWN MARKET di cambiare nome, spiegando che il "il concetto di Chinatown non è in vendita, soprattutto a un bianco che usa la parola Chinatown come sinonimo di bootleg"

Tra le colpe date al brand c'è poi quella di essere rimasto a lungo in silenzio sul movimento #stopasianhate fino a tre giorni dopo la sparatoria di Atlanta del 16 marzo, facendo fin troppa confusione su due argomenti distanti in cui i problemi di una comunità passano dalla scelta di naming di un brand, colpevole senza alcun motivo apparente di essere in qualche modo veicolo di qualsiasi forma d'odio verso la comunità asiatica negli Stati Uniti. È innegabile, alla luce delle richieste mosse dalla petizione e dalle altre pressioni fatte al brand, che la scelta di CHINATOWN MARKET sia a tutti gli effetti un modo rapido e indolore di lavarsene le mani, scegliendo di smarcarsi dal problema invece di risolverlo in modo più risolutivo, limitandosi a trovare un nome che non dia fastidio a nessuno e devolvendo i ricavi delle sue passate collezioni in beneficenza. La soluzione più semplice che, come è ovvio che sia, non sarà d'aiuto a nessuno.