Perché la moda non potrà fare a meno degli NFT
Solida realtà o bolla già sul punto di scoppiare?
22 Marzo 2021
Da qualche settimana il discorso sugli NFT, i non-fungible token, dei certificati di autenticità digitali apparsi per la prima volta nel mondo dell’arte e che sta interessando i mercati del design e del lusso, sembrerebbe possedere una grande (e finora potenziale) importanza per la moda. Ad esempio la GIF di Gucci Ghost di Trevor Andrew è stata venduta per 3.600 dollari mentre l'artista digitale Mike Winkelmann, in arte Beeple, che di recente ha collaborato a una capsule con Louis Vuitton per la SS19, ha venduto tramite Christie's un collage digitale in NFT di nome The First 5000 Days per la cifra record di 69 milioni di dollari e "aprendo" il mondo della digital art al mercato dell'arte istituzionale. Una realtà che ha attratto anche l'italiano Domenico Formichetti, ma che in generale sembra aver risolto il problema che ha frenato a lungo i colossi del luxury nel loro avvicinamento alla moda digitale: l'esclusività.
Cosa sono gli NFT e perché sono così importanti?
• “Non-fungible token”, significa “non sostituibile”. Mentre un normale bitcoin può essere scambiato con un altro bitcoin, l’NFT èun elemento digitale unico che rappresenta solo e soltanto l’oggetto a cui è associato. La loro unicità è protetta dal sistema del blockchain.
• Un NFT può essere un qualunque artefatto digitale come musica, GIF, disegni e via dicendo. Anche se, in quanto file digitali, gli NFT possono essere riprodotti e copiati, la “firma” dell’NFT rende sempre riconoscibile l’artefatto originario – che può dunque avere una ownership e un autore e rimane unico.
• Gli NFT sono importanti per l’arte digitale in quanto sono un metodo sicuro e quasi infallibile per stabilire il “pedigree” di opere d’arte digitali e assegnare loro autori, proprietari e stabilire uno storico di vendite e transazioni – tutte registrate dalla tecnologia blockchain.
Perché gli NFT interessano la moda?
Ci sono quattro motivazioni principali:
• Un NFT può rendere gli item di moda virtuale tanto inequivocabilmente “firmati” e unici quanto i prodotti tangibili, risolvendo il problema della riproducibilità assoluta degli abiti digitali.
• Con gli NFT, si allarga il campo dei prodotti vendibili come unici. Un brand di moda potrebbe vendere il video della propria sfilata o singole foto di backstage come NFT: potrebbero esserci copie digitali su YouTube, ad esempio, ma l’NFT rende possibile rintracciare l’esemplare originale, che dunque potrebbe essere acquistato da un collezionista come un’opera d’arte originale.
• Si potrebbe usarli per estendere il valore dei prodotti fisici. Potrebbero dunque fungere da certificati di autenticità sotto forma di artwork digitale per rinforzare l’unicità/scarsità di un prodotto ma anche come copia digitale “associata” al prodotto fisico e dunque utilizzabile online per gli avatar di un videogame.
• Gli NFT come certificati potrebbero avere un impatto sul mondo del resell, non solo tenendo una mappa accurata dei cambi di proprietà di un certo oggetto ma anche, per esempio, fornendo ai brand una percentuale di royalty ogni volta che un loro prodotto viene venduto nel mercato del lusso secondario.
La possibilità di rendere un artefatto digitale tanto unico quanto un artefatto fisico è insomma interessante per la moda in quanto rende monetizzabili gli asset digitali ed estende il controllo che il brand ha sul prodotto anche oltre la vendita. Per fare qualche esempio: il video Death of the Old creato da Grimes è stato per esempio venduto a 389.000 dollari nelle scorse settimane; un video di LeBron James è stato venduto per 208.000 dollari. All’inizio di marzo, invece, la vendita di 600 sneaker digitali in NFT ha generato oltre tre milioni di dollari. Altro punto da non trascurare è la clientela: il mondo del gaming è composto per lo più dai giovani consumatori del lusso, una categoria che fa gola ai grandi player della moda, e che ora può essere raggiunta e targetizzata tramite vendite in-game sicure come quelle in boutique.