Come si sceglie un outfit per un artista a Sanremo?
I cinque stylist degli artisti principali visti sul palco dell'Ariston ci raccontano del loro processo creativo
12 Marzo 2021
Questa edizione di Sanremo è stata tutta dei giovani. E forse quest’anno più che negli altri la moda ha avuto un ruolo di enorme rilievo nel definire le varie personalità che si sono succedute sul palco – ma il fascino, la fama e soprattutto lo stile di queste grandi personalità è il frutto del lavoro dei loro stylist, che sono i principali mediatori fra i cantanti e i designer di moda, oltre che i principali responsabili di un’adeguata “traduzione” della loro personalità in termini visivi sul palcoscenico. Si tratta di un lavoro sicuramente complesso, che porta questi professionisti a doversi confrontare tanto con i grandi brand di moda che con i grandi personaggi della musica – un lavoro le cui dinamiche sono creative, ma anche comunicative e culturali: tutta la moda trova spazio sul palco dell’Ariston, dalla più tradizionale alla più avanguardistica. Il vero limite è solo l’immaginazione degli stylist stessi.
Ed è per questo che abbiamo deciso di chiedere direttamente a cinque stylist dei principali artisti e super-ospiti della 71° edizione del festival di raccontarci tutti i retroscena della moda a Sanremo.
SIMONE FURLAN (@simonesifufurlan)
Madame, Annalisa, The Kolors, Pinguini Tattici Nucleari
Cosa deve avere un look per essere autenticamente “sanremese”?
Io sono molto legato a Sanremo e lo guardo da tutta la vita, anzi sono quasi ossessionato dalle performance iconiche di artiste come Anna Oxa, Loredana Bertè, Patty Pravo e Giuni Russo. Credo che un look “sanremese” debba usare la moda e lo spettacolo per raccontare qualcosa. L’elemento visivo deve essere al servizio dello storytelling per comunicare al meglio sia l’artista che la canzone in gara.
Qual è il ruolo della moda all’interno di un festival come Sanremo?
La moda ha il ruolo di accostarsi alla musica e le due hanno il bisogno di impollinarsi a vicenda. La musica è sempre stata legata alla moda e viceversa. Il palco di Sanremo richiede sempre un tipo di narrazione che si muove anche attraverso lo stile. Questo non significa che l’outfit dell’artista debba essere sempre griffato ma l’immagine e il look hanno bisogno di partecipare alla narrazione del personaggio. Inoltre gli outfit devono avere anche il compito di raccontare un po’ più del brand ed espandere la sua narrazione.
Quali ispirazioni estetiche/concept hai seguito per ognuno degli artisti in gara che hai seguito?
Per Annalisa, l’idea era quella di trasmettere silhouette, texture e colori forti. Abbiamo collaborato con Blumarine e Nicola Brognano, direttore creativo del brand: la prima e la quarta uscita erano dell’ultima collezione FW21, mentre la seconda e terza della SS21. La questione era creare immagini d’impatto e i look riecheggianti gli anni primi del 2000 funzionavano perfettamente. Ho variato silhouette nel corso delle serate per raccontare più sfaccettature dell’artista e della sua canzone. È stato bellissimo poter lavorare con Nicola, amico per cui nutro molta stima. Annalisa ha fatto suo tutto questo viaggio stilistico. Non capita sempre di poter instaurare uno scambio che ti accresce sia dal punto professionale che personale, con Annalisa è stato così.
Per Madame ho lavorato su quattro macrotemi: Lo Specchio, Le Parole, La Madre e La Sposa. Questi concetti sono stati ispirati dalla canzone di Madame: in cui la metafora della voce rappresenta l’identità personale che viene prima persa e poi ritrovata. Madame è un'autrice meravigliosa e questo mi ha aiutato a creare dei look che avessero dei concetti importanti. Inoltre, tutti i look sono stati ispirati ai lavori di artiste come Tomaso Binga e Libera Mazzoleni. Il primo tema, lo Specchio, rappresentava il confronto: rispecchiare le voci del mondo per trovare la propria identità. Nella seconda puntata, con la cover di Celentano, il concept erano “Le Parole”, abbiamo evocato il look del cantante durante la sua storica performance, con il completo e gli occhiali a mezzaluna. Sul suo top e sulle maglie dei ballerini c’è una frase di Libera Mazzoleni. Per la terza puntata il concept era “La Madre” come metafora della creazione della propria voce. Mentre nell’ultima puntata lo sposalizio con la propria Voce e ritrovamento della propria identità. Sono immensamente grato a Maria Grazia Chiuri e il suo team a cui abbiamo presentato i concept e con cui abbiamo collaborato per tutti custom.
Raccontaci di come funziona il processo creativo e di selezione dei look fra te e l’artista.
Si tratta più di un lavoro collettivo. Ovviamente nella mia posizione di stylist e art director io propongo idee per raccontare canzone e artista sul palco – i cantanti devono parlare anche per immagini. La moda, in questo frangente, è il piatto su cui servire la pietanza, che è la musica.
Nella tua esperienza, ha più successo un look originale o un look spettacolare?
Anche se questo è il mio primo Sanremo come stylist, credo che il segreto sia una commistione delle due cose. L’importante è fare centro: essere concettuali di pari passo con la canzone o essere molto glam di pari passo con la canzone. Vale la pena sacrificare uno o l’altro per comunicare al meglio la canzone e il personaggio. Quando la totalità dello show funziona, si crea un look vincente. Ricordo la performance di Loredana Bertè col pancione a Sanremo ‘86- che poi è stata usata come reference per il tema della Madre. Era una performance sorprendente e originale ma, a suo modo, anche glam – io faccio fatica a scindere le due cose perché c’è un glam concettuale e un concettuale glam. Il look più sfavillante è ovviamente più facile – ma serve anche il personaggio giusto. Mentre il concettuale viene spesso anche capito meno. Sta tutto nel creare i giusti layer di percezione.
Quali brand sotto-rappresentati ti piacerebbe vedere sul palco dell’Ariston?
Non saprei se definirli sottorappresentati ma sicuramente sarebbe bello che ci fosse un lavoro approfondito di archivio. Sul palco dell’Ariston mi piacerebbe vedere pezzi d’archivio di Thierry Mugler e Schiapparelli, sia il vecchio che il nuovo. Mi piacerebbe vedere anche molti più brand emergenti, come Francesco Murano e Des Phemmes.
RAMONA TABITA (@ramonatabita)
Elodie
Cosa deve avere un look per essere autenticamente “sanremese”?
Deve essere iconico ma anche facilmente comprensibile per il grande pubblico.
Qual è il ruolo della moda all’interno di un festival come Sanremo?
È fondamentale, serve a creare l’immaginario estetico che verrà associato al brano quando si ascolterà la canzone alla radio.
Quali ispirazioni estetiche/concept hai seguito per ognuno degli artisti in gara che hai seguito?
Per Elodie ho lavorato sul concetto di donna fatale, ma nello stesso tempo ho voluto anche raccontare una giovane donna che realizza i suoi sogni e lo fa indossando non il brand hype del momento ma quei brand che tutte le donne sognano di indossare una volta della vita come Oscar de la renta, Giambattista Valli e Atelier Versace.
Raccontaci di come funziona il processo creativo e di selezione dei look fra te e l’artista.
La maggior parte dei look nascono innanzitutto da un’esigenza pratica, per esempio il look Oscar de la Renta di Elodie era perfetto per ballare, se non avesse ballato, avrei scelto un look differente! Solitamente faccio un moodbord e discuto della mia idea con l’artista, poi facciamo un fitting dei look e capiamo insieme cosa funziona più e cosa meno.
Nella tua esperienza, ha più successo un look originale o un look spettacolare?
Quando si parla di talent, la differenza la fa l’attitude del talent con addosso il look. Il vero successo lo si ha quando l’artista è a suo agio con il look e se poi il look è spettacolare ancora meglio!
Quali brand sotto-rappresentati ti piacerebbe vedere sul palco dell’Ariston?
Sul palco dell’Ariston mi piacerebbe di sicuro vedere Iris Van Herpen.
SUSANNA AUSONI (@susanna_ausoni)
Mahmood, La Rappresentante di Lista, Noemi, Francesca Michielin, Francesco Renga, WrongOnYou, Elena Faggi
Cosa deve avere un look per essere autenticamente “sanremese”?
Per essere veramente “sanremese” un look deve tenere conto del palco importante che permette all’artista di esprimere la sua arte, non essere fuori contesto.
Qual è il ruolo della moda all’interno di un festival come Sanremo?
Il ruolo della moda all’interno del Festival è determinante. È fondamentale per chi fa il mio lavoro trovare un link tra il DNA dell’artista e la semantica dell’abito che andrà a indossare.
Quali ispirazioni estetiche/concept hai seguito per ognuno degli artisti in gara che hai seguito?
Per La Rappresentante di lista ho seguito un mood poetico e genderfluid con Maison Valentino. Per Noemi ho voluto creare un look iper-femminile con l’archivio storico di Dolce & Gabbana, pieno di luce, cristalli e tessuti preziosi. Francesca Michielin era una bambola romantico-punk, e per lei abbiamo scelto Miu Miu. Per Francesco Renga abbiamo optato per un look classico e ricercato, un’eleganza senza tempo e senza esasperazioni. WrongOnYou è stato vestito in stile urban, con bomber jacket e rigorosamente in cappellino. Elena Faggi indossava Marco Bologna con un look fancy da bambolina di porcellana, ma anche ironico e scintillante. Infine, per Mahmood abbiamo scelto un look della FW21 di Burberry per raccontare di come la moda supera il concetto di gender – Mahmood è già nel 3021.
Raccontaci di come funziona il processo creativo e di selezione dei look fra te e l’artista e se preferisci un look originale a uno spettacolare.
Nella mia esperienza ha più successo un look che rispetti l’identità dell’artista. Chi fa il mio lavoro deve stare in ascolto e tradurre visivamente quello che vede davanti a sé.
Quali brand sotto-rappresentati ti piacerebbe vedere sul palco dell’Ariston?
Di certo ci sono brand che potrebbero avere la giusta visibilità o maggiore vestibilità. Questo tema riguarda molto la creatività che si deve affrontare, l’artista che bisogna vestire e soprattutto la sua identità musicale. E riguarda anche il coraggio. Nel nostro mestiere è un tema fondamentale, per poter valorizzare al meglio l’artista che si ha di fronte.
REBECCA BAGLINI (@rebeccabaglini)
Arisa, Negramaro
Cosa deve avere un look per essere autenticamente “sanremese”?
Sanremo è cambiato molto negli ultimi anni. È molto importante nel concepimento del look aver chiaro sia messaggio sia il destinatario ma soprattutto il luogo, ovvero il palco di Sanremo. Direi che fondamentalmente un look sanremese resta nella storia sia del festival sia del costume. Quindi è una carta da giocarsi molto bene. Deve rimanere negli occhi e nella mente di chi osserva ma allo stesso momento sposarsi con l’identità dell’artista.
Qual è il ruolo della moda all’interno di un festival come Sanremo?
Il ruolo della moda è fondamentale ma deve rimanere anche secondario rispetto alla canzone e alla music – che è il vero motivo del perchè tutto ciò accade. Anche se la riuscita di un’esibizione è sempre il risultato di più fattori, inclusa la moda.
Quali ispirazioni estetiche/concept hai seguito per ognuno degli artisti in gara che hai seguito?
Le ispirazioni sono molteplici. Nel caso dei Negramaro abbiamo voluto comunicare un messaggio più ampio legato all’ecosostenibilità ma anche un omaggio a Lucio Dalla, ai suoi occhiali e ai suoi look che sono rimasti nella storia dell’Italia. Per Arisa, invece, mi sono ispirata a Marina Abramovich, alla sua arte e alla volontà di sconvolgere e coinvolgere lo spettatore rendendolo protagonista in molte sue performance.
Raccontaci di come funziona il processo creativo e di selezione dei look fra te e l’artista.
In primis si cerca di comprendere il messaggio che si vuole trasmettere, che nasce da un feeling e dalla voglia di raccontarsi. Sul piano operativo si cerca di visualizzare il brand che possa al meglio veicolarne la sensazione e che doni comfort e bellezza nell’esibizione.
Nella tua esperienza, ha più successo un look originale o un look spettacolare?
I look possono essere anche semplicemente spettacolari dipende sempre dal messaggio e da come l’artista sceglie di dargli vita. Anche il look più bello se non ha sentimento muore.
Quali brand sotto-rappresentati ti piacerebbe vedere sul palco dell’Ariston?
Sicuramente Sunnei, Magliano ma anche brand emergenti esteri.
ELENA MOTTOLA (@elenamottola)
Lous and the Yakuza
Cosa deve avere un look per essere autenticamente “sanremese”?
Dipende ovviamente dell'artista, ma secondo me deve avere qualcosa di singolare, di unico, di spettacolare, ma sempre rimanere chic, e rispettare l'eredità italiana.
Qual è il ruolo della moda all’interno di un festival come Sanremo?
Secondo me l’importanza maggiore è per il 50-60% del Festival. Non che la musica non sia importante, altro che, ma il pubblico guarda Sanremo per le performance degli artisti, per lo show, per essere trasportati in un universo diverso ogni cinque minuti. E in questo senso il look ha una grandissima importanza, anche perché il palco non cambia mai, quindi l'espressione della performance è molto legata al look.
Quali ispirazioni estetiche/concept hai seguito per ognuno degli artisti in gara che hai seguito?
Per Lous abbiamo pensato a un look molto femminile, con un tocco un po’ retrò, sexy, e abbastanza semplice, molto inspirato da Cher. Volevo mettere l'accento su il colore, e la shape, non tanto sul volume. Non volevo renderla burlesca, ma piuttosto molto bella, e sè stessa nel miglior modo.
Raccontaci di come funziona il processo creativo e di selezione dei look fra te e l’artista.
Per questa occasione ho creato io il look di Lous. Stavamo parlando di Sanremo, senza sapere bene cosa fare ancora, e gli ho proposto di farle un vestito, così possiamo veramente fare quello che vogliamo. Da lì le ho mandato diverse ispirazioni, e ne abbiamo scelte due che ci piacevano molto, con dei lacci sulla pancia. Dopo le ho proposto un disegno e un tessuto, e Let's go. Prima prova, seconda prova, e poi sul palco. È stato tutto molto rapido.
Nella tua esperienza, ha più successo un look originale o un look spettacolare?
Direi qualcosa di in between, tra l'originale e lo spettacolare. Come dicevo prima, non mi piace travestire un artista, bisogna ascoltarla molto bene, e poi capire cosa funziona e cosa no, e poi portarla nella giusta direzione. Il troppo originale, o il troppo spettacolare non mi interessa.
Quali brand sotto-rappresentati ti piacerebbe vedere sul palco dell’Ariston?
Brand più giovani e indipendenti. Il festival tende a essere troppo commerciale, con solo grossi marchi italiani, lo trovo un po’ peccato.