Nike sta lavorando ad una tecnologia anti-bot
Il CEO del brand ha parlato per la prima volta del problema del resell
10 Marzo 2021
La vicenda che la scorsa settimana ha visto protagonista l'ormai ex vice presidente e general manager di Nike ha lasciato non pochi strascichi nelle politiche attuali e future del brand di Beaverton. Dopo un articolo pubblicato da Bloomberg che svelava l'enorme giro di reselling del figlio, noto con il nome di West Coast Streetwear, la madre, Ann Hebert, aveva infatti deciso di dare le dimissioni, nonostante il brand sapesse dell'impiego del figlio già dal 2018.
In queste ore il brand è tornato sulla vicenda, che è stata affrontata in una riunione interna, riportata oggi da Complex. John Donahoe, CEO di Nike, ha dichiarato che l’obiettivo primario del brand è riconquistare la fiducia dei consumatori, in particolare quando si tratta della release di sneaker in edizione limitata o molto attese, drop che da anni sono controllati da bot e reseller. Donahoe ha rivelato che Nike sta lavorando da diversi anni ad una tecnologia anti-bot, che "sarà parte della soluzione" e che il brand è intenzionato a "raddoppiare i propri sforzi" su questo fronte. Donahoe ha spiegato inoltre che Nike aggiornerà la propria politica interna e che renderà più chiaro ciò che è consentito ai dipendenti e ai loro famigliari.
Il CEO ha spiegato che Nike sta cercando nuove soluzioni per adattarsi ad un mercato del resell in costante crescita, e che ha raggiunto ormai un valore di $6 miliardi di dollari e previsioni di continua espansione. È la prima volta che un gigante del settore parla in modo così esplicito del problema del resell e dei bot. Non si può infatti negare che nessuno dei maggiori brand del settore, da adidas a Nike, non solo non abbia mai affrontato apertamente la questione del reselling - perché i benefici e i guadagni che esso garantisce sono troppi per potervi rinunciare - ma di fatto alimenti il mercato secondario con release limitatissime e drop esclusivi. Come aveva raccontato ad nss magazine lo scorso gennaio Marco Rizzi, editor e collezionista: "Il ruolo dei brand in tutto questo è sempre stato difficile da decifrare, si potrebbe condannare il fatto che le aziende stiano speculando sulla crescita del resell, sia a livello produttivo che di distribuzione, ma staremmo dimenticando che l’obiettivo di un’azienda è creare utili, non preservare o promuovere una sottocultura."
Sarà interessante capire fino a che punto Nike sarà in grado (e interessato) ad arginare il problema.