Come si vestono davvero le persone a Milano nel 2021
Lo street style non è morto, è diventato locale
26 Febbraio 2021
nss magazine
Tra le numerose ed inevitabili conseguenze dell’emergenza sanitaria sull’industria della moda, uno degli aspetti maggiormente colpiti sono senza dubbio le Fashion Week, e con esse, lo street style. Quando, a maggior 2020, nss magazine si interrogava sul futuro dello street style, fotografi e addetti ai lavori si erano mostrati ottimisti su un ritorno alla normalità in un futuro non troppo lontano. Oggi sappiamo che le cose sono andate in modo diverso e quella a cui stiamo assistendo ora è la terza FW completamente digitale. Se lo street style a cui ci siamo abituati negli ultimi anni era caratterizzato da scatti perfetti, studiati fin nei minimi dettagli, look impeccabili e studiatissimi, influencer pronte a farsi fotografare da ogni angolo, questi ultimi dodici mesi non hanno segnato la morte dello street style, ma hanno favorito una sua trasformazione, soprattutto a livello locale.
Come in molti altri ambiti della nostra vita pandemica, il focus si è stretto attorno a fenomeni di prossimità, rivedendo la nostra scala di valori e interessi, ribaltandola, e riavvicinandola a ciò che è davvero nostro e vicino. Si è riacceso di conseguenza l'interesse per una moda locale, alla ricerca di un’ispirazione estetica e visiva ben più vicina alla nostra quotidianità. Il successo di pagine Instagram come Milanesi a Milano dimostra proprio che l’attenzione verso lo street style non è mai scemata, anzi, sembra essere aumentata. Aperto ad ottobre 2020 da quattro ragazze, che per il momento preferiscono celarsi nell’anonimato, studentesse fuori sede (ma non di moda), in soli quattro mesi l’account ha raccolto oltre 30 mila follower postando immagini “rubate” di persone in giro per Milano, mettendo in luce l’eleganza e i look effortless chic dei Milanesi.
"È nato tutto per caso. Da studentesse fuori sede ci siamo trovate in una città nuova, con uno stile molto diverso dai luoghi da cui veniamo. Nei nostri anni da studentesse universitarie ci siamo sentite quasi attratte verso tutto quello che è street style e streetwear, tutto ciò che le persone indossavano per strada. Abbiamo deciso di creare una pagina che presentasse il volto di un'altra Milano capitale della moda, non quella delle case di moda o delle grande agenzie, ma delle persone normali, che si vestono la mattina non per uno shooting o per finire su una copertina. Non importano i brand, o quello che indossa una persona, ma lo stile globale che vediamo nell'outfit. Rimanendo sempre nell'ombra, abbiamo voluto esaltare e valorizzare uno stile che faccia sentire importanti le persone", hanno raccontato le founder della pagina a nss magazine.
Il successo della pagina ha avuto un’eco europea e nazionale, tanto che in queste ultime settimane sono nate moltissime altre pagine del genere, a Torino, a Roma, ma anche in città più piccole. Ma è sicuramente la pagina dedicata al mondo di Milano a rivelare novità importanti sul modo in cui il pubblico e i seguaci della pagina - che spaziano dalla studentessa di moda alla MILF fashionista - si approcciano all’industria della moda, e a questa sua componente: ciò che le persone vogliono vedere sono scatti naturali, autentici, sinceri, di persone altrettanto normali, vere, che si vestono così per sé stesse, per un appuntamento, per una riunione, per una passeggiata sotto casa. "Tra l’autenticità e qualcosa che può fare hype nel breve termine, la spontaneità è ciò che ci ha fatto crescere. E ciò per cui le persone ci seguono. Non rinunceremo mai a questa cosa. La naturalezza della spottata da dietro, random, a volte un po’ sfocata, spontanea, non fittizia, questo è la nostra forza", hanno spiegato le ragazze a nss magazine.
In questa trasformazione estetica e di intenti si nasconde un nodo importante. Nel corso delle stagioni, lo street style è diventato un vero e proprio business, un settore agguerritissimo, una guerra all'ultimo colpo per lo scatto migliore o per accaparrarsi l'influencer più importante, in cui brand e agenzie di PR facevano a gara per vestire i content creator più seguiti. Questo ha portato ad una saturazione totale, commerciale e visiva, in cui ogni look sembrava uguale all’altro, in cui insider e celeb rimanevano schiacciati dai look che indossavano, in un generale appiattimento creativo e di contenuti che ha penalizzato un mondo dal grandissimo potenziale. Nasce da qui la voglia di vedere altro, qualcosa di vero, e qualcosa di locale.
“Ciò di cui siamo fiere, ed era quello il nostro obiettivo, è rappresentare Milano come la capitale della moda, ma esaltando il cittadino medio. La persona normale che passeggia per Milano, non la modella taglia 38 alta 1 metro e 80 vestita firmata da capo a piedi. Abbiamo notato immediatamente outfit differenti in base ai quartieri della città: sui Navigli incontri persone più alternative, più hipster; in Brera invece trovi la persona un po’ più sofisticata, però non quanto in Montenapoleone, dove si sfoggia il meglio del meglio. È molto più bello dire che Milano è la capitale della moda per il milanese medio che si veste elegante per andare a prendere i fiori in Brera, per fumarsi una sigaretta in Parco Sempione, per andare da Temakinho sui Navigli, questo è ciò che piace alle persone. La vera Milano è questa", hanno raccontato le menti dietro a Milanesi a Milano.
Le Gossip Girl della moda di Milano, che spottano i look delle persone meglio vestite della città, riflettono un cambiamento di mentalità, un'evoluzione necessaria nell’ennesimo comparto della moda che aveva raggiunto ritmi insostenibili e contenuti privi di originalità, che con la pandemia ha avuto occasione di reimmaginarsi e reinventarsi. “Lo street style non è morto, ma era già stanco prima della pandemia” ha scritto in proposito BoF, portando ad un rallentamento e una riscoperta delle radici del fenomeno che passa anche attraverso pagine come Milanesi a Milano. Per ricordarci una volta per tutte cos’è il vero street style.