Stiamo assistendo alla morte degli skinny jeans?
Questa volta il "trend che si rifiuta di morire" potrebbe essere giunto davvero al capolinea
12 Febbraio 2021
Da quando, ormai quasi un anno fa, ci siamo ritrovati chiusi in casa, alla ricerca di un nuovo equilibrio quotidiano tra il divano e il tavolo della cucina convertito in ufficio, ci interroghiamo ad intervalli regolari sugli effetti che la pandemia avrà e sta avendo sul nostro modo di vestirci, e se saranno cambiamenti duraturi. La notizia diffusa da Levi’s un paio di settimane fa può essere un buon indicatore in questo senso. Dopo aver introdotto sempre più modelli in tessuto stretch, dalla silhouette baggy e dal fit meno aderente, Levi’s si prepara a lanciare su larga scala la linea Red Tab, che produrrà principalmente sweatpants e tute, gli item simbolo di questo anno pandemico. Il target principale della nuova collezione sarà la Gen Z, come dichiarato dagli stessi vertici del brand, che prende comunque una posizione netta sul futuro degli skinny jeans, uno degli item più discussi dell’industria della moda.
Si è infatti riacceso il dibattito sulla fine, futura, prossima, improbabile o inevitabile, degli skinny jeans, una querelle che va avanti ormai da anni, un declino da una parte continuamente rimandato dal genio creativo di Hedi Slimane, forte di una vibe ubercool che ci riporta agli anni Duemila, dall’altra una scomparsa quasi auspicata dalle generazioni più giovani e dal movimento per la body positivity.
In ogni caso non si tratterà di una scomparsa repentina o improvvisa, come ha assicurato anche Chip Bergh, CEO di Levi’s, che ha dichiarato: “Non penso che gli skinny jeans spariranno mai del tutto, soprattutto all’interno della proposta femminile, ma c’è sicuramente un trend verso dei vestiti più casual, ampi e comodi”. Come scrive Vanessa Friedman sul New York Times, i jeans skinny, così come i tacchi alti, “non rappresentano solo un sacrificio; ma ricordano tutti quei momenti in cui ci vestivamo in modo elegante per uscire, per andare in ufficio, in un bar, ad una festa, per incontrare altre persone”, la nostra vita di prima insomma. Il "trend che si rifiuta di morire", come l'aveva definito il Guardian nel 2019, provoca reazioni opposte e antitetiche, generando una divisione di gusti ed estetiche personale, più che generazionale.
I pantaloni skinny, e per estensione silhouette filiformi, longilinee, incarnate da modelli magrissimi, emaciati, sono stati il marchio di fabbrica di Hedi Slimane, da Saint Laurent quanto da Dior Homme, e oggi da Celine. Il designer francese, all'inizio degli anni Duemila, era stato in grado di imporre un'estetica dominante nuova, estremamente cool, resa ancora più desiderabile e invidiata grazie alla commistione di questo stile con il mondo della musica e della cultura pop, tanto che Pete Doherty e i suoi Libertines, ma anche Kate Moss, The Kills, Franz Ferdinand e The Kooks erano diventati i testimonial non ufficiali del trend. Persino i Green Day, vestiti da Hedi Slimane per un tour mondiale, dovettero mettersi a dieta ferrea per entrare nelle giacche strettissime e nei pantaloni fascianti simbolo del creativo, senza parlare della celeberrima dieta fatta da Karl Lagerfeld per entrare nei completi di Slimane. Se nel mondo luxury gli skinny diventarono prerogativa di Slimane, a livello mainstream fu Cheap Monday a solidificare la fama e la popolarità di questo trend. Oggi banalmente quel momento è finito, Cheap Monday non esiste più, l'indie per come lo conoscevamo è morto e i volti delle Maison sono diventati rapper e influencer.
Mentre Slimane rimane ancorato alla sua visione, portandola, seppur rivisitata anche da Celine, lo skinny è diventato quasi un baluardo politico, una presa di posizione contro una moda che fu, che ora dovrebbe (e sta cercando di) aprirsi a più body type, attraverso modelli e silhouette diverse, come mum jeans, denim boyfriend, wide-leg o baggy. In questo senso appare quasi fuori luogo un possibile ritorno della dominanza degli skinny, in un mondo che sta prendendo sempre più consapevolezza con il concetto di corpo, e in cui la polemica sulle taglie troppo piccole dei pantaloni di Celine aveva causato un grande dibattito.
La pandemia potrebbe inoltre aver accelerato lo spostamento verso un altro tipo di gusto. Da una parte ci sono quelli che dopo un anno passato quasi ininterrottamente sul divano in tuta rifuggono qualsiasi item aderente o attillato, ormai troppo abituati ad un lifestyle comodo e quindi baggy; dall'altra chi dopo tutti questi mesi non aspetta altro che infilarsi in abiti fascianti in grado di far risaltare la silhouette.
Forse stiamo scrivendo un necrologio troppo presto, forse abbiamo ancora stampata in testa l'immagine di Howard di The Big Bang Theory come vademecum su come non dovremmo mai portare un paio di skinny. In generale, così come la serie tv appena citata, anche questo item sembra appartenere ad un'epoca passata e difficilmente replicabile oggi. Forse quando torneremo a vedere molti più skinny jeans per strada non sarà il segno di un ritorno al passato, ma di un ritorno alla normalità. Intervallata solo a tratti da un paio di sweatpants.