Cos’è il touristcore?
Un estetica che racconta l’importanza del viaggio con ironia e nostalgia
26 Gennaio 2021
Goffi, trafelati, mal vestiti – così nel 1988 l’artista Duane Hanson rappresentava, in una serie di sculture iperrealistiche, lo stereotipo del turista. I loro abiti chiassosi, che sacrificavano l’estetica alla praticità, erano per la sua epoca la massima espressione di un gusto kitsch che, negli anni del turismo di massa, delle visite guidate e delle fotocamere appese al collo come gioielli, l’artista utilizzava come critica alla società dei consumi. Ma quella stessa “estetica del turista” che Hanson, ma anche un fotografo come l’inglese Martin Parr, aveva catturato con così tanta precisione e ironia quaranta anni fa, fatta di capi oversize, pattern vivaci e massimalisti, sneaker e pantaloncini cargo, ha assunto nuovi significati culturali. In tempi recenti, grazie all’ascesa dello streetwear e alla de-formalizzazione dei codici di abbigliamento in chiave ironica, un larghissimo shift estetico spesso denominato “estetica del brutto” ha avuto luogo e, con i nuovi significati che la dimensione del viaggio assumerà nel mondo post-pandemia, si prepara a emergere come uno stile a sé stante che potremmo definire, in mancanza di un termine migliore, il touristcore.
Ma perché il touristcore dovrebbe diventare così popolare nel mondo post-pandemia? La risposta riguarda il nuovo sistema di valori che spinge i consumatori a preferire un’esperienza concreta al semplice possesso di un bene materiale di lusso. Uno studio dell’istituto McKinsey ha recentemente notato come quello del turismo sia uno dei settori più soggetti al cosiddetto revenge spending: alla fine delle restrizioni al viaggio, in Cina, le spese effettuate nell’ambito del turismo sono infatti esplose all’improvviso del 90% con il 75% dei giovani, il 77% degli adulti e il 78% dei pensionati che si sono detti fortemente desiderosi di viaggiare dopo il lockdown. Un desiderio che, nella popolazione, non cambia se analizziamo i continenti occidentali e che, in Italia, ha trovato espressione in un’esaltazione del turismo domestico da parte dei media mainstream (ricordiamo, su tutti, l’episodio di Chiara Ferragni che si fa promotrice degli Uffizi) e in un desiderio di escapismo e di viaggio manifestatosi con il fiorire di account come @italysegreta che esaltavano una dimensione esperienziale del viaggio mantenendosi estranei alle tradizionali categorie estetiche del mondo del lusso.
La nuova estetica touristcore non sarà insomma troppo distante dal gorpcore e del loungewear che abbiamo visto diventare popolari fra il 2015 e il 2020. La sua chiave, sul piano del design, sarà l’utility che, presa in prestito dal mondo gorpcore, coi suoi tessuti tecnici, le sue tasche strategiche e i suoi dettagli basati sulla praticità – ma sarà il contesto a cambiare: la moda ha scoperto l’abbigliamento da montagna del 2020, il prossimo probabile passo sarà quello di farsi interprete di un desiderio di escapismo ancora più generalizzato e ampio che la porterà, metaforicamente e non, a esplorare molti diversi scenari e immaginari legati allo stile nonchalant e sincero dei moderni turisti. Altro tratto caratteristico sarà l'ibridazione fra classica eleganza sartoriale e vestibilità rilassate - un tipo di unione già ampiamente esplorato in numerose collezioni della stagione FW21 ma ancora troppo vicino al loungewear.
Un tipo di estetica che già Virgil Abloh ha iniziato a studiare con le sue collezioni di Louis Vuitton Pre-Fall 2021 e FW21, entrambe dominate dal leitmotiv visivo dell’aeroplano e del viaggio, oltre che dalla scritta “Tourist vs. Purist” che parte dall’idea del turista come simbolo dell’outsider che esplora un nuovo ambito dell’esistenza e dell’arte. Anche Jonathan Anderson, con la seconda parte della sua collezione FW21 di Loewe, ha rievocato un’estetica un po’ awkward e coloratissima, stracarica di valige e borse che richiama i turisti di Duane Hanson e Gucci, che non a caso scelse Martin Parr per fotografare la collezione Cruise 2019 nel libro WORLD oltre che per la campagna Gucci Watches.
Gli outfit casual per cui Shia LaBeouf e Thimotée Chalamet sono diventati un’icona di stile e i cosiddetti airport looks di fine anni ’90 che vengono postati ogni giorno da numerose pagine moodboard su Instagram rappresentano tutti uno scorcio di questo trend, che si trova oggi appena al di là dell’orizzonte degli eventi. Nello specifico, gli airport look rappresentano un sotto-genere di street style molto particolare, in quanto mescolano esigenze di comfort e informalità con accenti lussuosi oltre che con il carisma del jet-set internazionale che le star immortalate di solito si portano dietro. L’unica differenza sarà forse che l’elemento performance del gorpcore verrà attutito, così come certe inflessioni troppo elaborate dello streetwear mentre verrebbe aumentata una sorta di naïveté stilistica che evochi atmosfere esotiche e vacanziere o, a seconda delle ispirazioni, un aspetto più normcore-chic d'impronta parigina come ad esempio quello immaginato da Hedi Slimane per le collezioni femminili di Celine – un caso, insomma, di substance-over-style.
Prima della pandemia, infatti, il mondo del viaggio rappresentava un settore culturale a sé stante ma rimaneva sempre afferente a una dimensione di lusso che oggi è decisamente antiquata. Viaggio e turismo, però, sono stati reinterpretati nel 2020, anno di chiusure e di smartworking, in una chiave escapistica e naturalistica con il trend del gorpcore – quello che ha cioè trasportato l’estetica dell’alpinismo e dell’hiking dentro la moda, spianando la strada all’ingresso del mondo utility in quello del lusso. La recente capsule di Gucci x The North Face e l’enorme popolarità virale di Arc’teryx negli inner sanctum delle comunità fashion sono solo due dei migliori esempi avuti lo scorso anno di una nuova categoria estetica di cui il touristcore potrebbe rappresentare il prossimo passo. Se infatti il mondo del turismo e quello del lusso sono in stretta comunicazione sin da quando Louis Vuitton confezionò la sua prima valigia, il mondo street e quello del turismo raccontano i gusti di una società massificata e più democratica con cui il nuovo concetto di lusso che ha caratterizzato la moda degli ultimi anni flirta già anni.