Le città indossabili della collezione FW21 di Louis Vuitton
Una nuova e molto letterale definizione di “abbigliamento urbano”
21 Gennaio 2021
Oggi, con lo show di Louis Vuitton per la collezione FW21, Virgil Abloh ha prodotto una delle collezioni meglio riuscite della sua carriera. Traendo ispirazione dai temi dell'identità e del viaggio, il designer americano ha elaborato il suo concept sotto forma di varie soluzioni stilistiche come inviti allo show, ricami e bottoni a forma di aereo; e la scritta Tourist apparsa su borse e valige. Ma i due elementi che più hanno attirato gli sguardi del pubblico sono stati due capispalla che riproducono gli skyline di Parigi e di New York e una curiosa borsa a forma di aeroplano in pelle monogrammata.
Il processo di trasformare un capo di abbigliamento nella miniatura indossabile di una città è stato definito da Abloh una monumentamorphosis. Questi due capi vorrebbero simboleggiare l'armonia raggiunta fra l'iniziale vocazione architettonica di Abloh e il suo ruolo di fashion designer. Questo richiama alla mente l’illusione sistemica degli abiti e delle uniformi, quella cioè che associa ruoli ad aspetti esteriori – la contrapposizione fra “turista” e “purista”, ossia il pregiudizio secondo cui i “puristi” di un ambito non accettano chi vi entra come semplice “turista”. Come dice Abloh nelle sue note allo show:
Definire questo contrasto non è una celebrazione della struttura sociale che lo ha concepito. Piuttosto, è il riflesso dell’impulso artificiale della società di etichettare secondo percezioni collettiva attraverso cui l'appartenenza a un gruppo ci esclude dall'unirci a un altro. Applicata alla moda, l'idea di "Tourist vs. Purist" può riecheggiare quella di low vs. high. Classificazioni aspirazionali, sono spesso radicate in immagini arcaiche della cultura: il desiderio di misurare la creatività con valori come lo sportswear contro l'alta moda, o lo streetwear contro la sartoria.
Infine la borsa, sovradimensionata e a forma di aeroplano, chiamata ufficialmente Airplane-Keepall, richiama visivamente non solo l’effettivo velivolo ma anche l’aeroplanino di carta – uno di quei un-designed objects di cui Abloh parla nelle sue note allo show che racchiude simbolicamente il significato dell’infanzia. Questo tipo di oggetti (come ad esempio le matite, le graffette o, appunto, gli aeroplanini di carta) interessano Abloh in quanto sfidano il concetto stesso di autorialità: essendo privi di un proprietario intellettuale o di una provenienza, essi sono non solo democratici e universali per natura, ma diventano una tela bianca su cui applicare il famoso “principio del 3%” di Abloh, il quale sostiene che è necessario modificare solo il 3% del design di un oggetto comune per renderlo straordinario.