Quali brand sono stati i più citati nei pezzi rap del 2020?
Gucci, Louis Vuitton e Prada nascosti nella chart di Billboard
08 Gennaio 2021
Da sempre il mondo del rap e quello della moda sono uniti da un legame consolidatosi nel corso degli anni. Se in principio il fashion system non vedeva di buon occhio la passione dei rapper per i brand luxury, con la scalata verso il successo del genere le due realtà si sono avvicinate sempre di più, finendo quasi per fondersi. Non ci sono solo Kanye West con Yeezy e Travis Scott con Cactus Jack, ma nel corso degli ultimi anni moltissimi rapper sono saliti addirittura sulle passerelle delle fashion week, diventando protagonisti assoluti di un mondo che fino a qualche anno prima li ripudiava.
Se in principio erano le star di Hollywood a fare da veicolo promozionale dei brand verso gli acquirenti, con il cambio di pubblico degli ultimi anni le generazioni Y e Z si sono imposte come una delle fette di mercato più importanti per l'industria del lusso obbligando i brand a rivedere il proprio posizionamento in quel genere per anni sottovalutato. L'amore del rap per la moda, nato ufficiosamente nel 1985 con La Di Da Di di Slick Rick, è diventato oggi un termometro di desiderabilità dei brand misurabile rispondendo alla domanda più semplice ed efficace: quali sono stati i brand più citati nei pezzi rap più ascoltati nel 2020?
Una domanda che ha trovato risposta grazie al lavoro di Gabriele Murtas, Ph.D. student in Business & Law all'Università degli Studi di Bergamo da sempre appassionato di musica e moda. Nel suo lavoro Hip-hop and Luxury Fashion: a never-ending love, Murtas ha analizzato i pezzi presenti nella Rap 2020 Top 20 di Billboard notando attraverso un'analisi intertestuali come in sette dei brani in classifica vengano menzionati luxury brand e designer legati al mondo della moda. Al primo posto troviamo Gucci, citato in ben tre canzoni, seguito da Chanel e Prada con due, mentre chiudono la classifica Céline, Dior, Louis Vuitton, Pucci, Valentino, Yves Saint Laurent, Birkin di Hermès e Virgil Abloh.
"È interessante notare" dice Murtas, "come tra i marchi citati nella top 20 Virgil Abloh sia l'unico designer menzionato che è diventato famoso in questo ultimo decennio. Al momento Abloh è sicuramente uno degli stilisti con la maggior risonanza nel mercato, e leggere il suo nome insieme ad altri marchi di moda ben più consolidati può di fatto aumentare la legittimazione sia del suo marchio che delle sue creazioni artistiche nel regno del lusso." Non un caso, visto che lo stesso Abloh aveva capito e anticipato l'importanza del trend scegliendo di far sfilare sulla passerella del suo primo show per Louis Vuitton anche Kid Cudi e Playboi Carti, innescando un effetto domino che in tempi recenti ha visto lo stesso Carti tra i protagonisti della prima campagna Givenchy di Matthew M. Williams e Asap Rocky e Tyler, The Creator in quella Gucci targata Harmony Korine.
"Una fondamentale domanda rimane al momento senza risposta" conclude Murtas "con questa crescente influenza, i marchi centenari modernizzeranno la loro collezione o continueranno a porre enfasi sul loro retaggio?" La risposta potrebbe però stare nel mezzo, tra la modernità delle scelte fatte da brand come Louis Vuitton e Givenchy, pronti ad assorbire le influenze streetwear di Off-White e 1017 ALYX 9SM, e il rispetto sacro e rigoroso dell'archivio mostrato da Moncler e Stone Island.