Anna Wintour è diventata la donna più potente dell’editoria di moda
Condé Nast l’ha nominata Chief Content Officer di tutti i suoi magazine
16 Dicembre 2020
È stato un anno complicato per Condé Nast, fra i problemi economici scatenati dal lockdown e le polemiche sollevate dal movimento BLM. Un anno così complicato, in effetti, che in molti si erano chiesti se avrebbe segnato anche la fine del regno di Anna Wintour, editor-in-chief di Vogue America, una delle personalità più potenti del mondo della moda e dunque una delle più controverse. Ma la recente ristrutturazione compiuta dall’azienda ha cancellato ogni dubbio sul destino della Wintour, che da ieri è stata nominata Chief Content Officer di tutti i magazine di Condé Nast, oltre che Global Editorial Director di Vogue - tutto ciò in aggiunta al suo precedente ruolo. Una mossa che l’ha resa, presumibilmente, la donna più potente dell’intera editoria di moda.
Condé Nast è, insieme a Hearst Magazines, uno dei più grandi publisher internazionali, oltre a Vogue, con le sue 21 diverse edizioni nazionali, possiede anche testate come W, Glamour, Marie Claire, GQ, Wired, Architectural Digest, WWD, Vanity Fair e The New Yorker (anche se quest’ultimo conserverà la sua relativa indipendenza dalla Wintour). La decisione di mettere nelle mani della Wintour le redini di questo straordinario portfolio è sicuramente dettata dalla sua indubbia capacità manageriale ma solleva anche alcuni dubbi circa lo strapotere di cui è in possesso. Dopo aver controllato Vogue per 32 anni, infatti, erano stati in molti i commentatori che avevano espresso il desiderio di vedere un cambio generazionale al timone della rivista. Ma la verità è che sostituire la Wintour in un periodo di così forte incertezza per il mondo dei fashion magazine sarebbe una mossa eccessivamente rischiosa per un anno instabile come il 2020.
Insieme alla sua, ci sono stante anche altre promozioni in Condé Nast: Edward Enninful, il celebre editor-in-chief di British Vogue, è stato nominato European Editorial Director – il che spiega l’esodo di manager editoriali come Christiane Arp e Eugenia de la Torriente, rispettivamente caporedattrici di Vogue Germany e Spain, del direttore editoriale di Condé Nast, Luca Dini, e del CEO italiano Fedele Usai. L’italiano Simone Marchetti è stato invece promosso a European Editorial Director di Vanity Fair mentre Will Welch, Divia Thani e Amy Astley sono i nuovi global directors di GQ, Condè Nast Traveller e AD rispettivamente.