I primi tre episodi della web serie di Gucci
Come Alessandro Michele vuole rivoluzionare il format delle sfilate
18 Novembre 2020
Prosegue con il terzo episodio Ouverture Of Something That Never Ended, il progetto filmico di Alessandro Michele e Gus Van Sant per la presentazione della collezione di Gucci. Nel primo episodio avevamo seguito la straordinaria Silvia Calderoni nella sua routine domestica, in un primo episodio quasi muto tranne l’intervento dell’autore e filosofo Paul B. Preciado, mentre il secondo era ambientato in un caffè popolato da personaggi surreali su cui svettava la poetessa e cantautrice inglese Arlo Parks. Il terzo episodio vede la protagonista recarsi all'ufficio postale per inviare una cartolina e ascoltare un suo vicino di fila, interpretato dal critico d'arte, docente universitario e fondatore della Transavanguardia Achille Bonito Oliva, filosofeggiare al telefono con Harry Styles sulla contaminazione delle arti. I production values di questi tre primi episodi sono qualcosa di trascendentale, dalla colonna sonora alla fotografia, e si portano dietro l’impronta del regista Gus Van Sant che dirige l’azione con una mano incredibimente sicura.
Dopo l’intervento di Preciado, nel primo segmento At Home, costruttivo e capace di arricchire il format con un elemento culturale che risuona con la filosofia più generale di Gucci, i dialoghi del secondo episodio virano verso una serie di scambi verbali un po’ off-beat – una svolta che sottolinea la natura surreale e poetica del progetto. Il terzo episodio, invece, mira verso un registro più realistico che fa da contorno all'excursus filosofico di Oliva, che dice:
"Diciamo che la nostra è un’epoca di contaminazioni dove prevale, direi, anche una sfiducia per il futuro ma una considerazione del presente. Questo è molto importante, se tu pensi che ci sono state anche altre epoche in cui questo è avvenuto. Un’epoca lontana dopo il Rinascimento".
Il risultato è che gli occhi e le orecchie rimangono profondamente affascinati dalla fotografia e dal mondo fiabesco-realistico di Michele. La presenza di Arlo Parks, come prima quella di Preciado, è poi la gemma del secondo segmento, illumina totalmente lo schermo, come anche la piccola parte interpretata dal modello napoletano Carmine Matacena che ricorda (sebbene in versione nudista) una specie di Timothée Chalamet in salsa mediterranea. Rimane comunque molto interessante il progetto, con la sua natura cross-settoriale e multi-piattaforma, la maturazione perfetta dell’estetica vintage di Michele e l’ambizione culturale che si prefigge. Nel terzo episodio, sono le parole di Oliva a farla da padrone, quasi capaci di mettere in secondo piano una star come Harry Styles, che infatti ascolta con rapimento il suo monologo che tanto rivela e racconta degli intimi meccanismi della moda e dell'arte secondo Michele.
Sul piano degli abiti, la collezione è bella e bohémien come al solito, con l'immaginario coltivato da Michele che si fa sempre più consolidato e coerente. Si nota poi, nel terzo episodio, una t-shirt indossata da Styles con la scritta scritta Gucci Loves Pink Eschatology 1921, in riferimento all'escatologia, ossia l'ambito teologico che indaga il fine ultimo dell'uomo e all'anno di fondazione del brand. Le reference al mondo vintage, la mescolanza dell' iconografia sportswear delle t-shirt d'ispirazione rugbystica ai dettagli lussuosi e al mondo retrò di Michele, come anche i lavori compiuti su una silhouette sempre più fluida e genderless, testimoniano come contaminazione e cross-settorialità siano, più che una metodologia operative per il brand, una vera ispirazione a tutto tondo che inizia dalla sartoria e si conclude nello storytelling.
Sul piano dello storytelling c'è un importante appunto da fare, che si lega alla stessa riflessione di Michele sulla sua carriera. Nel primo episodio, infatti, vediamo Silvia gettare un vestito dal balcone della propria casa - vestito che appariva nella collezione FW15 di Gucci che segnava il debutto di Michele alla direzione del brand. Un gesto che quasi segna il completamento di un ciclo ma anche un nuovo inizio: come tanti easter egg, infatti, alcuni modelli della collezione Overtoure replicano i primi design di Michele e si distinguono dagli altri per l'etichetta rossa e la scritta “Something That Never Ended”.