La prima skate shoe di Louis Vuitton
Creata in collaborazione con Lucien Clarke, che l’ha presentata ieri su Instagram
25 Agosto 2020
Ieri pomeriggio, Lucien Clarke ha mostrato su Instagram la prima skate shoe mai creata da Louis Vuitton nei suoi 166 anni di storia.
La sneaker, che non ha ancora un nome ufficiale, è stata disegnata a quattro mani da Clarke stesso e da Virgil Abloh ed è stata accompagnata da una campagna pubblicata su Thrasher Magazine, bibbia della skate culture. Non è la prima volta che lo skater e Abloh si trovano a collaborare: Clarke era stato già il volto del lookbook di Louis Vuitton per la collezione Staples Edition nel maggio del 2019 ed era stato anche uno dei modelli della prima sfilata organizzata da Abloh per Louis Vuitton nel 2018. La release della sneaker (che si suppone essere imminente) e la campagna promozionale potrebbero gettare un ponte fra il mondo dello skate professionale e quello del luxury fashion – una relativa novità, considerato come i legami fra gli skater e il fashion erano avvenuti quasi soltanto nell’ambito di brand di streetwear elevato come Palace e Supreme.
Al di là della qualità estetica della sneaker, che possiede una tomaia in misto suede e mesh nera e arancio, con una suola traslucida, il nome di Clarke scritto sul lato e il branding di Louis Vuitton sulla linguetta, a colpire è la potenziale rilevanza culturale che questa collaborazione con un heritage brand francese e uno dei principali nomi del mercato del lusso potrebbe gettare sul mondo del pro skating. Un tipo di ambito atletico i cui protagonisti Abloh ha da sempre considerato icone della cultura street, rendendoli anche protagonisti delle sue sfilate. Un lavoro che, sul piano delle intenzioni, vuole effettivamente allargare la definizione di ciò che la moda di lusso può essere e che dà visibilità e dignità alla disciplina – se non fosse che, mentre brand come Palace e Supreme sono nati in seno alla skate culture, non si può dire lo stesso di Louis Vuitton.
Volendo guardare un altro lato della questione, infatti, la partnership fra Louis Vuitton e Clarke sembra l’ennesimo caso di assimilazione culturale a senso unico. Un fenomeno che si verifica quando un brand di moda trae ispirazione da una cultura antitetica al lusso, glamorizzandola e trasformandola in lusso. Una volta avvenuto, il processo di assimilazione sarà a senso unico nel senso che la cultura di origine non userà nella pratica un prodotto ad essa ispirata ma a lei estraneo e, in sostanza, non ne uscirà davvero arricchita, solo ricopiata. Un caso di victimless crime nemmeno troppo infrequente, ma che ridefinisce di sicuro la statura dell’intera operazione. Con il suo price point e il lusso dei materiali impiegati, è infatti difficile immaginare le skate community di tutto il mondo cimentarsi in kick-flip e ollie con ai piedi le nuove sneaker di Louis Vuitton.