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La prima campagna DIY di Gucci

Si chiama “The Ritual” ed è composta interamente di autoscatti

La prima campagna DIY di Gucci Si chiama “The Ritual” ed è composta interamente di autoscatti

The Ritual è il nome scelto da Gucci per la sua nuova campagna FW20-21 e realizzata completamente di autoscatti realizzati dagli stessi modelli. Tutte le immagini sono state dunque realizzate senza il normale supporto che si può ritrovare su un set fotografico come stylist e hair & make-up artist. Il risultato è stato interessante sul piano dei medium usati, che sono andati dalla macchina fotografica tradizionale all’iPhone fino alla Polaroid, e anche sul piano della riuscita si può dire che la campagna sia riuscita a centrare quello stile bohemian e un po’ shabby chic che distingue il Gucci di Alessandro Michele che, in un’intervista a Another Magazine, ha sottolineato il legame fra questa campagna e il suo ultimo show ispirato al concetto di meta-fashion:

«Ho iniziato la campagna mentre preparavamo lo show di Milano. Il motivo è che stavo pensando nella stessa ottica: lavorare da una diversa prospettiva per rivelare il lato nascosto. Pensavo a cosa sarebbe successo cambiando la prospettiva della campagna […]. Volevo smettere di essere l’ossessivo direttore delle immagini. [...] Ho pensato: “Se facessi come Andy Warhol?” […] Ho provato a entrare nelle vite dei modelli. A usarli non solo come modelli ma come personaggi».

La menzione al Warhol regista è particolarmente interessante. Una delle principali ispirazioni cinematografiche di Michele fino a ora, infatti, è stata quella di Fellini – autore il cui stile memorialistico e surreale collima bene con l’estetica sviluppata da Michele per Gucci. Proprio Fellini rappresenta un opposto ideale di Andy Warhol come regista: il primo controllava con attenzione ogni movimento dei suoi attori e ogni dettaglio delle immagini, il secondo li riprendeva in tempo reale e senza nessun tipo di regia per non alterare il realismo dei suoi personaggi. The Ritual rappresenterebbe dunque una sperimentazione, il passaggio da un’ autorialità onnipresente a una assente, da un estremo di artificialità a uno di spontaneità.

La spontaneità della campagna è ciò che la rende speciale: l’estetica di Michele, dopo tanti shooting professionali costruiti con attenzione, ritrova mordente nella decontestualizzazione quotidiana e ricorda la campagna FW18 del brand ambienta in un negozio di fish & chips con protagonista Harry Styles – una delle prime a vedere il cantante collaborare con Gucci e anche una delle più virali e incisive. Gucci si conferma uno dei brand più originali e creativi del settore ed è sempre interessante conoscere quale sarà la prossima direzione che prenderà il linguaggio estetico del suo direttore Alessandro Michele.