L'industria creativa in quarantena - E04 CECILIA SALA
Cecilia Sala racconta la sua nuova quotidianità
31 Marzo 2020
Il Coronavirus è la prima esperienza condivisa del mondo globalizzato. Da un mese a questa parte, tutto il mondo si è dovuto arrendere alle misure estreme del modello Wuhan: dopo la cittadina cinese, l'Italia è stato il primo Paese colpito in modo massiccio dalla diffusione del virus. Le conseguenze sono imprevedibili a qualsiasi livello, da quello umano a quello economico.
Dopo aver raccolto l'esperienza di Gilda Ambrosio e Giorgia Tordini di THE ATTICO, di Loris Messina e Simone Rizzo di SUNNEI e di Gianluca Cantaro, editor-in-chief di NOWFASHION, abbiamo chiesto anche a Cecilia Sala - giovane giornalista e reporter che lavora per diverse importanti testate nazionali (tra cui Rai3, Vanity Fair, Wired), di recente inserita da Forbes fra i 100 giovani under 30 da tenere d'occhio nel futuro - come sta vivendo la sua quarantena.
#1 La tua giornata tipo in quarantena.
Ho fatto una tabella per contare le sigarette giornaliere. Cucino più di mia nonna sotto le feste. Ascolto podcast, soprattutto In the dark, che ha tirato fuori di galera Curtis Folwers, forse il più grande perseguitato d’America.
#2 Il tuo primo pensiero quando hai scoperto che il Coronavirus era un problema reale e concreto.
Prima che tutti lo paragonassero alla guerra e finissi per pensarci seriamente anche io - anche se stare in casa a leggere, guardare cose su You Tube e comprarne altre su Amazon non è proprio come la trincea - ho pensato che il Coronavirus fosse tipo il ‘68. Lo so, è assurdo, la pandemia è una tragedia, il ‘68 è stato anche problematico ma certo non una tragedia e soprattutto non è arrivato dal nulla e per caso. Il paragone è in questo senso: ci sarà un cambio radicale della cosiddetta “classe dirigente”, nel senso che credo che il mondo sarà talmente diverso “dopo” che chi si è esposto nel dibattito pubblico “prima” di questo fatto enorme, di portata storica, non ritroverà più le coordinate. E ci sarà un vero ricambio su larga scala, come nel ‘68. Insomma, la “narrazione” (parola che odiamo tutti ma che ha una sua utilità) del “prima” non sarà replicabile o compatibile con quella del “dopo”.
#3 Quale app stai usando di più in questo periodo.
Learn Farsi Pro, per imparare la lingua persiana.
#4 La tua più grande paura e cosa ti manca di più.
La cosa che mi manca di più è poter partire: scrivo reportage di esteri, non potrò farlo per un po’. Non vorrei sembrare incosciente ma paura vera e propria credo di non provarne.
#5 La scoperta più piacevole della tua quarantena.
AZ, Un fatto come e perché di Ennio Mastrostefano su Raiplay, ma anche Linea Rovente. Che bomba, Raiplay.
#6 La tua colonna sonora o l’album che stai ascoltando.
Merce Funebre di Tutti Fenomeni.
#7 Il tuo consiglio per le persone creative che vanno in difficoltà in questo momento di stallo.
Se non vivono in città: accendere il camino.
#8 Stai già progettando il tuo post-quarantena?
Mi è saltata una trasferta a New Delhi in India per via del Coronavirus, vorrei partire quando tutto questo sarà finito.