I 5 designer che hanno cambiato il gusto della Generazione Z
Anche lo shift culturale degli ultimi anni ha avuto le sue figure chiave
10 Aprile 2020
L’evoluzione che ha affrontato il mondo della moda negli ultimi anni non ha precedenti. Il decennio appena trascorso ha portato la moda nel mainstream culturale trasformando un'industria che prima era chiusa - considerata un circolo d'élite e poco interessante per il grande pubblico - in un settore in continua comunicazione con il mondo della musica, del cinema e dell'arte visiva.
Questa rapidissima trasformazione è dovuta a molti fattori, tra i quali il più decisivo è stato la rivoluzione dei social network e la conseguente disintermediazione tra pubblico e i creators dell'industria. Grazie soprattutto ad Instagram, la moda ha conosciuto delle nuove celebrità: se negli anni '90 e '00 le modelle hanno dominato la scena, questo è il decennio dei direttori creativi.
Prima della rivoluzione social, la figura dello stilista era più ieratica e distante, oggi invece per sapere cosa fa un creative director basta aprirne il profilo Instagram, lasciare un commento o reagire a una storia. Questo nuovo modo di comunicare è stato trainato dall'arrivo sul mercato della Generazione Z e dal progressivo abbassamento dell'età media del cliente del luxury fashion. Si tratta dello stesso pubblico che ha contribuito a costruire una narrativa e una community intorno al brand. Che si tratti del mercato del resell, di fanpage o della meme culture, la Gen Z si è diventata parte integrante dell'industria della moda e tutti i direttori creativi se ne sono accorti.
Il ruolo di direttore creativo di un brand di moda attuale è cambiato radicalmente dalla precedente figura dello stilista. Non si tratta solo di disegnare collezioni di successo ma di offrire una visione creativa cross-settoriale che tocchi la musica, l'estetica, l'arte. Non solo una strategia comunicativa, ma anche il segnale di una svolta nel processo creativo: il concetto di Nuovo Lusso hanno ribaltato le gerarchie creative della moda dando un nuovo peso al mondo e alle influenze esterne e un peso minore alle innovazioni di codici e design vere e proprie.
I principali protagonisti di questo cultural shift sono stati proprio i direttori creativi. Per questo nss magazine ha elencato quelli che fra loro hanno più profondamente inciso nella narrativa della moda nell'ultimo decennio.
Virgil Abloh
Non si può non cominciare da uno dei pionieri dello streetwear, e probabilmente la figura più rilevante nell'industria della moda negli ultimi cinque anni. Quando si parla di streetwear si parla in automatico di Virgil Abloh, un uomo che in dieci anni è passato dal fondare Pyrex Vision, a lanciare Off-White™ e diventare creative director di Louis Vuitton, ancora oggi andando fiero del fatto che non si considera un designer. Virgil ha spesso raccontato in interviste e articoli quanto si senta vicino nelle abitudini e nei gusti alle nuove generazioni: “L'habitat delle nuove generazioni sono le piattaforme di contenuti che loro stessi creano. La loro influenza se la sono guadagnata e ha dato luogo a un nuovo tipo di potere che non riguarda più i soldi di famiglia o il nepotismo ma i numeri social che la quantificano".
Demna Gvasalia
La controparte più high fashion di Abloh è il designer georgiano Demna Gvasalia, personaggio diametralmente opposto al fondatore di Off-White™, che preferisce siano le sue creazioni a prendersi le luci dei riflettori piuttosto che lui. Se Vetements è stato il laboratorio di sperimentazione tramite cui ha rielaborato e omaggiato la cultura rave est-europea degli anni ‘90, Balenciaga è il campo più fertile per la sua produzione. Il talento di Gvasalia è consistito nel dare una nuova identità alla maison ispano-francese, rendendola estremamente popolare fra i membri della Generazione Z, che probabilmente senza di lui non avrebbe mai conosciuto un brand ideato da Cristóbal Balenciaga.
Alessandro Michele
Alessandro Michele è entrato nell'Olimpo della moda in punta di piedi e in pochi avrebbero scommesso che insieme a Marco Bizzari avrebbe portato Gucci a triplicare il suo fatturato proiettandolo come uno dei brand più amati dalle nuove generazione. L'operazione di Michele non è stata incentrata sulla sua figura personale, ma si è trattato più di costruire un affascinante e complesso mondo visivo in cui si muove l'estetica di Gucci. Michele riesce a giocare con riferimenti all'arte rinascimentale e alla cultura pop contemporanea come un direttore d'orchestra. Ha saputo infondere tutto il suo ideale stilistico nel brand, portandolo a essere nuovamente un’icona di gusto ed estetica, anche contando sul contributo di personaggi come Harry Styles, Jared Leto o Achille Lauro.
Francesco Ragazzi
Francesco Ragazzi è un designer italiano che ha fatto fortuna sotto le palme di Los Angeles. Da qui è nato il suo brand Palm Angels di proprietà del New Guards Group, che tra gli altri brand possiede anche Off-White™, Marcelo Burlon - County of Milan e AMBUSH. La bravura di Ragazzi nell'intercettare il gusto della Generazione Z è consistita nel trovare pochi simboli estremante riconoscibili, capaci di riassumere tutta la cultura skate fotografata nei suoi anni a Los Angeles e raccolta in un libro pubblicato nel 2014. Se oggi le sue creazioni sono desiderate e ambite da tutti i giovani, è anche e soprattutto per la sua comprovata capacità di ideare vestiti e accessori che riflettano gli ideali e gli interessi della Generazione Z.
Nigo
Founder di BAPE, di Billionaire Boys Club insieme a Pharrell Williams e attuale creative director di UNIQLO UT, Nigo è uno dei mostri sacri dello streetwear sin dai suoi albori. É stato lui a contribuire maggiormente alla creazione dell’identità fashion giapponese, e non è un caso che ora i trend dei primi anni 2000 di cui lui era protagonista stiano tornando. Il suo ruolo nel mondo dello streetwear era, è e sarà sempre di primaria importanza.