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Le stime iniziali di Kering sulle perdite causate dal coronavirus

Il primo trimestre dell’anno si chiude con un calo previsto delle vendite del 14%

Le stime iniziali di Kering sulle perdite causate dal coronavirus Il primo trimestre dell’anno si chiude con un calo previsto delle vendite del 14%

Soltanto l’anno scorso, Kering, il gruppo che possiede Gucci, Saint Laurent, Balenciaga e Bottega Veneta, aveva generato 17 miliardi in revenue, che costituivano un crescita del 13% rispetto al 2018. Le stime rese pubbliche di recente dal gruppo, però, sono meno incoraggianti, con un calo previsto nelle vendite del 14% nel primo trimestre del 2020. Le stime esatte circa il primo trimestre saranno ultimate fra circa un mese, il 21 aprile,  ma nel frattempo il gruppo ha fatto sapere che prevede un ulteriore declino nelle vendite per il secondo trimestre.

I rappresentanti di Kering non si sono comunque sbilanciati nelle loro previsioni, a causa della “natura dinamica della situazione e mancanza di chiarezza”. Comunque dal loro comunicato traspare fiducia nella struttura finanziaria del gruppo, che assorbirà bene il forte impatto della pandemia,  e un certo ottimismo derivante dalla Cina, in cui con la graduale ripresa delle attività sta portando le vendite a crescere di nuovo, sebbene l’impatto dell’emergenza rimanga significativo tanto nell’area pacifica che in Nord America ed Europa. La riapertura dei negozi cinesi sta comunque iniziando a ridare speranza ai brand occidentali, che però dovranno affrontare il picco della pandemia nei propri mercati domestici.

 

È ancora difficile calcolare l’impatto che la pandemia di Covid-19 avrà sull’industria della moda. E anche se per stime più precise bisognerà attendere i rendiconto ufficiali che i brand e i grandi gruppi industriali presenteranno nei prossimi mesi, le proiezioni di esperti e analisti sono meno che rosee. Burberry ha dichiarato un crollo dell’80% nelle vendite e un possibile calo della revenue del 30% nel trimestre finale del 2020, mentre Hugo Boss ha semplicemente ammesso l’impossibilità di stimare i danni con precisione. Numerose aziende dell’industria, comunque,  hanno trovato la maniera di tenere aperte le proprie fabbriche avviando la produzione di materiale sanitario e medico, come mascherine, tute protettive e disinfettanti. Ciò che rende inaffidabili le previsioni è l’incertezza sulla durata della pandemia, che in Italia dovrebbe raggiungere il suo picco nei prossimi giorni e che, stando alle proiezioni dei medici, potrebbe essere addirittura superata in virulenza e diffusione da quelle che si vedranno all’estero, specialmente in Spagna e negli Stati Uniti.