Perchè il 2020 sarà l'anno della scarpa formale
Un trend cresciuto nelle scorse stagioni ed esploso quest'anno
14 Febbraio 2020
Durante l’ondata streetwear degli anni passati, ogni brand ha prodotto una propria sneaker con esiti abbastanza alterni. Quest’anno l’industria della moda ne ha invece ridimensionato il ruolo, dandole una posizione minoritaria rispetto a soluzioni di footwear più formali. Forse vale anche per le sneaker la profezia di Virgil Abloh sulla morte dello streetwear. Quante collaborazioni e reissue si possono collezionare? Quante diverse versioni della stessa adidas Superstar si possono realizzare? Quante colorway ed eccentriche reinvenzioni delle stesse Air Jordan dovremo vedere ancora? Secondo il rapporto Lyst, il motore di ricerca leader nell’industria della moda, le statistiche del 2020 parlano di un ritorno alle origini e al minimalismo per quanto riguarda il footwear, con un movimento che vede tornare in auge sneaker più semplici e discrete. Se verrà confermata nei mesi che verranno, questa tendenza potrebbe indicare un imminente e più vasto cambiamento che coinvolgerà l’intero fenomeno dello streetwear, di cui, negli ultimi dieci anni, la sneaker sono state il fulcro: il ritorno della scarpa formale.
Quest’anno, infatti, sia sulle passerelle di Parigi che su quelle di Milano le scarpe formali in pelle, classiche o aggiornate secondo design più audaci, sono state onnipresenti con la conseguenza di far diminuire la presenza delle sneaker. Va comunque detto che in queste fashion week non sono mancate collabo degne di nota, ma sono state occasioni singolari e la loro presenza non è stata pervasiva come in passato. Grazie al passaggio dell’ondata-streetwear, la moda ha ammorbidito quella rigidità spesso associata con il formalwear ma senza offuscare il senso di prestigio e status che ne deriva. Nel caso di brand più sperimentali, come Raf Simons e GmbH, si sono avute delle interessanti ibridazioni fra le due categorie di footwear mentre Kim Jones da Dior o Abloh da Vuitton hanno giocato con l’accostamento di pattern e materiali o con forma e dimensione delle suole. In generale però, le scarpe formali in pelle hanno predominato, specialmente nella versione del Wellington Boot resa popolare da Daniel Lee con Bottega Veneta l’anno scorso, e in quelle onnipresenti del Chelsea Boot e della Derby Shoe.
Altro pilastro del footwear formale è il mocassino. Dopo un periodo di oblio dovuto alla new wave dello streetwear, il mocassino tornò a far parlare di sé quando Alessandro Michele ne riscrisse l’identità mandando in passerella il controverso Princetown Mule durante il suo debutto per la collezione Autunno 2015 di Gucci. Il Princetown Mule spianò la strada a tutte quelle rielaborazioni del mocassino che, dopo il passaggio del trend delle chunky sneaker, reinventarono il DNA della scarpa e che hanno trovato piena espressione a partire dalla stagioni FW19 in poi. Abbiamo così avuto i mocassini riletti da Martine Rose, quelli con la suola da sneaker di Margiela, i Black Croc Leather Clog di Alyx, i loafers Dr. Martens x Stussy e via dicendo. Durante la stagione FW20, il mocassino è stato reinterpretato sia nella versione classica, come ad esempio quelle di Berluti e Dries Van Noten, che in quella “aggiornata” con dettagli insoliti (come la massiccia suola dentata di Samuel Ross o quella pesantemente decorata di J.W. Anderson) fino agli stravolgimenti più estremi delle “aqua shoes” di A-COLD-WALL* e Sunnei, la versione zip-up mandata in passerella da Rei Kawakubo per Comme des Garçons Homme o quello strano ibrido fra pantofola Ugg e slip-on che Jacquemus ha mandato in passerella nel suo ultimo show.
Che si tratti di stivali, scarpe Derby o mocassini, ad ogni modo, questo è stato l’anno in cui il footwear formale ha fatto il suo grande ritorno, nel più ampio contesto creativo in cui i designer di moda hanno provato ad aggiornare i passati codici dell’abbigliamento maschile trovando una via di mezzo fra l’eleganza senza tempo del passato e quelle creatività e rilassatezza che il fenomeno-streetwear hanno reso parte del nuovo canone estetico. Come reagirà il pubblico a questo cambiamento? In una certa misura si potrebbe dire che il pubblico ha già reagito, dato che i report come quelli di Lyst raccolgono dati a posteriori, registrando fenomeni che si verificano in autonomia. Si potrebbe ipotizzare che la scarpa formale, il cui appeal è più classico e durevole dei trend che influenzano il mondo delle sneaker, potrebbe rispondere alle esigenze di un segmento di pubblico che tende a favorire prodotti dalla vita più lunga e dalla qualità elevata che un dispendioso accumulo di sneaker da collezione. Quello che è certo è che nel futuro vedremo cambiare i codici dell’abbigliamento formale e presto ciò che per molti rappresenta una semplice e monotona divisa diventerà il nuovo campo da gioco per vecchie e nuove generazioni di creativi.