Il ritorno dei Cinquanta, tra look neo-collegiali, fascino urban ed echi pop
10 Giugno 2011
Se dico “anni 50” posso pensare a tante cose: a Elvis e al suo “scandaloso” rock’n roll, oppure a castigate gonne a ruota, alla brillantina e ai delicati giri di perle indossati dall’ineccepibile Grace Kelly, o, ancora, a “Happy days” e ai juke box.
Tra i tanti capi icona tipici di questi anni, e ricorrente in parecchi film/telefilm ambientati all’epoca, ritorna spesso la cosiddetta “varsity jacket”: simbolo di un’America che frequenta college di classe, che esalta la figura dello sportivo e che non manca di sottolineare la sempre più popolare dicotomia nerdy boy VS sporty guy.
Ed è proprio la varsity jacket a rappresentare uno dei micro trend dell’autunno/inverno 2011-12.
Tre nomi sinonimo di tre mood completamente diversi ripropongono, ciascuno alla propria maniera, la giacchetta sportiva vista addosso al Ricky Cunningham di “Happy Days”: Riccardo Tisci per l’uomo di Givenchy www.givenchy.com , i Frankie Morello www.frankiemorello.it per la loro donna a metà tra il casual e i dettagli easychic, mentre Moschino Cheap&Chic www.moschino.it stabilisce come un look prettamente urbano (da intendersi però nell’accezione “uptown girl”) si possa facilmente coniugare ad elementi rubati al mondo sportivo.
Givenchy ne dà un’interpretazione marchiata dal consueto tocco gotico di Tisci, accompagnandola a stampe con soggetti quasi aggressivi (pitbul, anyone??) appaiati a texture più “rassicuranti”, a metà tra il grunge e il casual.
I Frankie Morello propongono invece una versione più scanzonata di questa giacca, rivista in ottica anni 2000 e corredata da dettagli pop –pettini da “hair saloon”, tattoos a doppia rondine, oro oro e ancora oro.
Moschino Cheap&Chic ci racconta invece di una ragazza di città, cosmopolita a tal punto da essere in grado di destreggiarsi abilmente tra le principali metropoli in giro per il mondo: su uno sfondo ora parigino, ora londinese, ora milanese e infine newyorkese vediamo passeggiare una giovane donna a cui piace giocare indifferentemente con tessuti nobili, stampe pop e che all’occorrenza si concede un twist sportivo dato appunto dall’utilizzo della varsity jacket come capospalla d’elezione.
Tra i vari corsi&ricorsi che caratterizzano la storia della moda, questo capo è forse tra i meno (ri)visti. Attendiamo di vedere quali saranno le alternative che ci verranno proposte, tra quanti decideranno di seguire a ruota questi 3 brand, e quali variazioni sul tema vedranno la luce.