The Dunk Legacy: la leggenda delle Nike Dunk
La scarpa da skate che ha cambiato per sempre la sneaker culture
19 Settembre 2019
Come tutte le sneaker più leggendarie, anche la Nike Dunk nasconde una storia affascinante, fatta di colpi di scena, collaborazioni memorabili, momenti bui e successo assoluto. Quella che per molti è la scarpa da skate per eccellenza è anche quella che ha cancellato i confini fra sottocultura e mainstream, contribuendo in larga parte a cambiare per sempre lo sneaker game.
Alla Nike Dunk, alla sua storia e alle sue silhouette più rare e preziose, Special Sneaker Club e LacedUp Community dedicano ora una mostra di tre giorni, inaugurata da un talk volto proprio a raccontare l’evoluzione della sneaker. Marco Rizzi, collezionista ai massimi livelli e vero conoscitore della sneaker culture, ci ha guidato alla scoperta della storia di una creazione leggendaria.
La Nike Dunk arriva sul mercato nel 1985, lo stesso anno in cui esce un'altra sneaker leggendaria, la Air Jordan 1. Dietro alle due silhouette si nasconde lo stesso creatore, quel Peter Moore che è stato uno dei migliori designer nella storia del brand di Beaverton, e i tratti in comune con la Jordan sono parecchi.
Leggenda vuole che il nome inizialmente affidato al progetto fosse “College Color High”, trattandosi di un modello destinato ai soli giocatori dei college incentrato sull’utilizzo dei colori delle diverse squadre NCAA affiliate a Nike. Il nome Dunk sembra sia nato più tardi, durante i lavori del design team guidato da Peter Moore.
La prima campagna pubblicitaria dedicata alle Dunk riportava infatti lo slogan Be True To Your School, un claim che sottolineava ulteriormente come la sneaker fosse stata pensata per i giocatori di basket e i loro fan.
Oltre ad essere state create dalla stessa mente, c’è un fatto che accomuna fin da subito la Air Jordan 1 e la Dunk, e cioè il legame con la comunità skate. Se la Jordan in quella comunità ci era entrata quasi per caso e per necessità, quando Stacy Peralta, uno dei leggendari Z Boys, la usa nel suo primo film dedicato allo skate culture (in gran parte a causa della crisi che stava attraversando Vans, che non era in grado di fornire le sneaker per il film), le Dunk vengono adottate dagli skater per le loro caratteristiche tecniche, che le rendono perfette per la tavola. Gli skater che le utilizzano non lo fanno per il logo o perché sono firmate Nike, anzi tendenzialmente non apprezzano l'intrusione del gigante dello sportswear in questa sottocultura. Ciononostante, le Dunk assicurano presa sulla tavola e sul terreno, sono comode e favoriscono il movimento, ma più di tutto non sembrano delle scarpe da skate.
Gradualmente Nike si rende conto che le scarpe che stava producendo per lo skate non vendevano, e che gli skater preferivano di gran lunga le Dunk. Il gigante dello sportswear decide allora di investire tutto sulla Dunk, cercando di renderla ancora più adatta alle esigenze della tavola. Nel 2001 Nike ingaggia quattro degli skater professionisti più forti del momento: Reese Forbes, Gino Ianucci, Richard Mulder e Danny Supa. Non solo i quattro skater daranno vita a delle edizioni particolari della scarpa, caratterizzate da quel color blocking che ha fatto la fortuna della Dunk e che l’ha resa iconica nel vero senso della parola, ma gli atleti aiuteranno Nike anche ad introdurre delle innovazioni tecniche pensate appositamente per fare skate, come ad esempio una soletta più spessa, per reggere urti e cadute, e soprattutto una linguetta più spessa, la famosa big tongue.
Paradossalmente la Dunk è riconosciuta come una scarpa da skate molto più oggi di quindici o vent’anni fa. Fino a metà degli Anni ’00 molti skater vedevano Nike SB come l’intrusione di una grande azienda in un contesto in cui non c’entrava nulla, solo un nuovo mercato da sfruttare e, per questo motivo, rigettavano Nike SB nonostante diversi Pro avessero firmato con il marchio.
Una delle ragioni del successo della Dunk è che fin dall'inizio ha un pubblico ben specifico, e anche i retailer in cui viene venduta sono scelti accuratamente. Nike infatti intuisce che il posto migliore in cui rendere disponibile la scarpa sono gli skate shop, dove vengono vendute anche le quattro sneaker nate dalla collaborazione con i pro skater, in edizione limitata. Sono altri skater i principali acquirenti di queste sneaker, che vengono utilizzate realmente sulla tavola, facendo poca attenzione a mantenere la scarpa pulita o intera.
Sono le collaborazioni con altri skate shop a trasformare la Dunk da semplice skate shoe in un vero oggetto di moda, desiderata e ricercata anche da chi sullo skate non era mai salito. Nike SB collabora prima con Zoo York e con Chocolate, due degli skate shop più importanti dell’epoca, ma soprattutto nel 2002 esce la prima Dunk realizzata con Supreme, che al tempo era un semplice skate shop di NYC. La Nike Dunk SB Low Supreme Black Cement è la prima Nike non Jordan ad essere caratterizzata da una stampa ‘elephant’, ed è questa sneaker che fa cambiare la percezione della Dunk, di fatto facendole oltrepassare i confini del mondo dello skate.
È con questa Dunk che iniziano a delinearsi le prime differenze e i primi tratti in comune tra i due principali consumatori della sneaker: gli skater e gli sneakerhead. Se i primi continuano ad utilizzarla sulla tavola, anche nei video ufficiali di Nike SB, parallelamente gli sneakerhead trasformano le Dunk in un oggetto di culto, inizia quella psicosi, quella corsa alla ricerca del modello appena uscito o a quello introvabile.
Non penso che skate e passione per le sneakers non possano convivere, anzi, ma è un fatto di priorità. Io non sono mai stato uno skater ma quel mondo mi ha sempre attirato per diversi motivi, ricordo che ormai più di dieci anni fa vidi per la prima volta “Nothing but the truth” di Nike SB in uno skateshop della mia zona. Per quanto apprezzassero anche loro le scarpe i miei amici skater si concentravano sui trick, io non facevo altro che notare Dunk incredibili nel video e soffrire nel vederle maltrattate.
La release di un particolare modello della Dunk è stata la genesi della sneaker culture a cui siamo abituati oggi, quella fatta di edizioni ultra limitate, camp out, e, soprattutto, di reselling. Siamo nel 2005 e la sneaker in questione è la Nike Dunk SB Low Staple “NYC Pigeon”, disegnata da Jeff Staple per la linea City Pack e dedicata alla città di New York, rappresentata nell’animale che più di tutti popola le sue strade. Della scarpe ne vengono realizzate solamente 150 paia, 30 per ciascuno dei 5 negozi di NYC nei quali era possibile acquistarle (Rival, Supreme, Recon, KCDC e Reed Space). Solamente nel negozio di Jeff a Manhattan le sneaker sono numerate, in nero sulla parte interna, rendendo così il modello ancora più esclusivo. Quello che avvenne il giorno della release non era mai accaduto prima: erano oltre 150 le persone ammassate fuori dal Reed Space, armate anche di coltelli, mazze da baseball, e machete, pronte a tutto pur di accaparrarsi quelle Dunk contenute nel prezioso box rosa, quello utilizzato da Nike dal 2004 al 2006, ad un prezzo di retail di $300. Inizia qui quella Sneaker Frenzy, come titola il New York Post il giorno successivo, quella febbre per le release, quell'hype che circonda ogni drop, quelle code lunghissime a cui ancora non ci siamo abituati del tutto.
Le Dunk SB sono state tra le prime sneakers che hanno garantito ai reseller un profitto elevato fin da subito grazie a una crescita di pubblico interessato alle sneakers velocissima, mai vista prima di quel momento. Il fatto che si trattasse di un pubblico principalmente giovane, l’avvento di piattaforme come eBay prima e l’esplosione dei social network poi, hanno fatto il resto.
Dopo questo picco di popolarità anche sui media tradizionali, inizia un periodo fortunato per la Nike SB Dunk, che diventa la tela perfetta per decine di collaborazioni diverse. Si susseguono l'edizione con Stussy, con Diamond Supply Co. nell'iconica versione in Tiffany Blue, continua l'avventura con Supreme, escono le Red Lobster SB Dunk Low nell'edizione Red Lobster, in omaggio alla città di Boston, un vero grail, così come le Dunk nate dall'unione con lo skate shop Concepts.
Oggi potrebbero sembrare banali, ma in un periodo in cui le Dunk che tutti conoscevano erano quelle con i colori originali dei college, bastava un logo ricamato sul tallone o qualche materiale esotico per fare tutta la differenza. La “Golden Era” di Nike SB, poi, ci ha regalato alcune Dunk incredibili come le due Supreme Low originali, le Dunkle, le Michael Lau. Troppe per poterle elencare tutte.
Rizzi ci ha raccontato in particolare della Dunk Low iD realizzata nel 2005 da Stash e Futura 2000, due leggende del writing newyorkese.
La cosa davvero particolare è che sul tallone di questa Dunk è ricamato il logo delle Ferrovie dello Stato! Che sia un richiamo alla scena dei graffiti in Italia o una decisamente meno poetica coincidenza nelle iniziali, la Dunk Low FS resta una delle mie preferite in assoluto.
Dopo questo boom, le Dunk incontrano un calo di popolarità intorno al primo decennio degli anni Duemila, complice anche un rinnovato interesse per le Jordan 1 e in generale a causa della maggiore attenzione rivolta verso lo sviluppo di nuove silhouette e tecnologie. Nel 2013 si tenta un timido ritorno, in particolare con la Dunk SB Dunk Concord, ispirata alla leggendaria colorway dell'omonima Jordan. La release però, non suscita l'interesse di un tempo, sembra lontano anni luce la frenesia per la Pigeon.
Ma è stato probabilmente negli ultimi mesi che abbiamo assistito ad un ritorno più deciso delle Dunk. Quest'anno infatti sono state rilasciate le Dunk Low disegnate da Parra, le Nike SB x Air Jordan 1 Low di Eric Koston, altro leggendario pro skater di Nike SB, le Off-White x Nike SB Low disegnate da Virgil Abloh e Futura e le recentissime Supreme x Nike SB Dunk Low, quasi un ritorno alle origini per Supreme, un omaggio alla cultura skate nella sua forma più pura. L'interesse per le Nike Dunk è più vivo che mai, come testimoniano i prezzi di resell di alcune delle Dunk più rare di sempre su StockX.
Negli ultimi anni il trentesimo compleanno di Dunk e il quindicesimo di Nike SB sono passati quasi inosservati, due grandi occasioni perse secondo me. Tra i trend degli ultimi anni che mi hanno più stupito c’è il boom di Air Jordan 1, un modello sì leggendario ma dalle linee molto pulite, che ha saputo farsi spazio tra chunky shoes e modelli ispirati alla fine degli Anni ’90. Questo, secondo me, è stato un segnale importante per Nike per il ritorno di Dunk. Sembra che, seppure per motivi diversi rispetto al passato, i più giovani si stiano innamorando del modello, i prossimi saranno mesi molto interessanti sia per Nike che per gli appassionati.
Da Special Sneaker Club la mostra "Wall of Fame - The Dunk Legacy" ripercorre le tappe più importanti dell'evoluzione di questa sneaker leggendaria, attraverso le Dunk più rare, introvabili e preziose.
La più difficile da trovare è stata la “London” di Fragment Design, mi ci sono voluti circa quattro anni per trovarne un paio della mia taglia, a un buon prezzo e, soprattutto, in vendita in Europa. Alla fine le ho acquistate da un ragazzo svizzero con un complesso giro di persone ai limiti del contrabbando. Oggi mi sembra una storia divertente, ma allora ero terrorizzato.