Our trend your wardrobe: Wanna be a Miny Pony
01 Aprile 2011
Lo spazio del trend del mese di marzo vuole essere una cartella colori con cui catalogare gli individui, perché le mode e l’assurdità dei trend sono fatti dalle singole persone che in realtà vestendosi come gli pare, come la corretta visione della cosa vorrebbe, annullano completamente tale trovata commerciale di stereotipizzazione. La nuova filosofia è il colore che attacca o meno sulla carta e i diversi utilizzi che si fanno di questa. Marzo è colore e tinte scientificamente mal fatte. Chi deve capire tanto non capirà.
“Con gli spazi bianchi si immagina, si colora e si cancella. Tutto sembra possibile, tutto è chiaro nella testa e all'inizio sembra facilissimo riportarlo in quel riquadro immacolato.
Si comincia tirando un tratto preciso, una linea, curva, dritta, spezzettata, quello che serve per rappresentare lo stato d'animo e la visione.
Si comprende poi che non era proprio così facile, non era così immediato e il turbine di entusiasmo iniziale si complica, diventa confuso, si diventa scettici, si comincia a pensare che forse non era proprio fattibile il progetto.
A questo punto le cose sono due, o si mette in stand by il tutto, ci si rilassa e si cerca di trovare una soluzione, perché troppo si tiene a ciò che si sta creando, oppure si cancella tutto con violenza, anche se, a dire la verità non ho mai trovato una gomma capace di portarsi via anche le ombre o i tratti più marcati.
Un foglio bianco serve per poter inventare la storia che si vuole, per mettere nero su bianco ciò che si reputa incomprensibile a parole, spiegabile solo attraverso visioni e viaggi di fantasia.
Un foglio bianco è il metodo più efficace per esprimere te stesso e quello che si vede negli altri. Immagino spesso le persone come dei fogli bianchi. Alcuni si riempiono di colore, di mille forme sovrapposte, di flash fluo, di angoli mal tagliati, di imprecisioni e poi di nuovo tinte a non finire che colmano quei punti confusi e bui. Altri sono solo bianchi, quasi trasparenti, i più noiosi, come la carta velina, che si stropiccia troppo facilmente e che non permette di cambiare idea, ma solo di ricalcare un progetto iniziale di un foglio bianco prestabilito, una sorta di sostituzione del piano iniziale, magari troppo lontano, magari non nelle condizioni che si vorrebbero o più semplicemente, un sapersi accontentare per il momento di seguire delle guide per trovare un surrogato. Poi ci sono i cartoncini neri, che possono essere impressi solo dal gesso. Assorbono poco dalla mia tavolozza e rimangono lì, fermi nella loro posizione, fin troppo chiari e definiti, troppo asettici, e affascinanti solo per l'eleganza eterna del loro colore di sfondo.
Amo i fogli bianchi che si riempiono di cose in un gran caos. Non apprezzo tutto, certe cose le vorrei poter eliminare definitivamente, vorrei non averle mai dovute tracciare per inquadrare quella persona, ma poi si pensa che dall'altra parte, se si è stati bravi a riconoscere un foglio bianco da un cartoncino nero, a sua volta qualcuno sta facendo il suo collage, le sue macchie di vernice che ti descrivono e che forse è meglio non vedere.
La passione per i colori mi porta a immaginare di poter classificare le persone in tipologie diverse di carta, poterle scarabocchiare, farle i baffi, farle le corna, una croce, un lampo, una cicatrice e poi di nuovo solo macchie, macchie ovunque, perché nel mio profondo spero di incontrare la persona più maculata possibile, per non stancarmi mai e per sorprendermi di come il giallo possa stare bene con così tanti colori.”