Roy Lichtenstein: la Pop Art che influenza la moda
L'artista americano in mostra al MUDEC è da sempre uno dei preferiti dai grandi stilisti
02 Maggio 2019
Dal 1 maggio fino all’8 settembre 2019 il MUDEC ospiterà la mostra "Roy Lichtenstein. Multiple Visions." Un appuntamento che conferma la grande qualità delle esposizioni portate a Milano in questi anni dal Museo delle Culture.
È innegabile: tra arte e moda esiste un rapporto simbiotico, viscerale. Da quando a fine degli anni ’20 Elsa Schiaparelli iniziò a collaborare con artisti visivi leggendari come Dalì, Giacometti o Magritte questi due mondi hanno finito con intrecciare sempre più i loro destini, dando vita a collezioni e capi indimenticabili. Una tra le correnti artistiche più amata e omaggiata dai designer è sicuramente la Pop Art. Emersa in Inghilterra verso la metà degli anni '50, ma esplosa pienamente a New York nei primi anni '60, ha fatto di media e pubblicità i suoi soggetti preferiti, insieme a oggetti di uso comune, ritratti di volti famosi e fumetti. Se Andy Warhol rimane il suo maggiore esponente, tanto da aver ispirato decine e decine di creazioni (dal vestito con le stampe delle Zuppe Campbells prodotto da America nel 1966 a quello coi ritratti di Marilyn Monroe ideato da Gianni Versace nel 1991) altri artisti sono rimasti altrettanto immortali anche grazie al mondo della moda. Basti pensare alle opere di Keith Haring apparse nella collezione Witches di Vivienne Westwood, ma anche Lacoste, Coach, adidas. La graffiti art di Basquiat è stata celebrata da Supreme e Comme des Garçons, mentre Yayoi Kusama da Louis Vuitton.
C’è qualcosa nella Pop Art che la rende diretta, facilmente comprensibile e attuale. Il merito sono forse il suo tratto moderno, le radici affondate nelle subculture street (oramai sempre più in simbiosi con l'high fashion), l’aura cool e il linguaggio che riesce a reggere i ritmi dei cambiamenti stilistici. Per queste ragioni si moltiplicano non solo le capsule collection, ma anche le mostre dedicate ad artisti di questa corrente, tra i più amati dal pubblico. In "Roy Lichtenstein. Multiple Visions." Circa 100 opere ripercorrano i temi che hanno influenzato uno degli talenti più influenti dell’arte contemporanea.
Lichtenstein, neworkese nato nel 1923, secondo il curatore della mostra Gianni Mercurio è "l’interprete più sofisticato di questa attività di print-making" e insieme a Warhol, una della figure di spicco della Pop Art. Anche a molti anni di distanza dalla morte avvenuta nel 1997, il suo stile unico mutuato dalla tipografia, le sue rivisitazioni pop di capolavori del passato, le rielaborazioni delle tavole dei comics e le sue famose ragazze pixelate continuano ad essere di ispirazione, in particolare per il mondo della moda. Da Supreme nel 2006 e in seguito insieme a Trasher a Tom Ford, da Vivienne Westwood ad adidas, da Moschino a Converse, stilisti e brand hanno scelto di suoi lavori più iconici come Crying Girl (1963) e Sweet Dreams, Baby! (1965) all’interno delle loro collezioni. Stampe, piccoli dettagli o palette cromatiche continuano a rendere immortale la memoria dell’artista americano in un gioco di citazioni dirette o indirette che non stanca mai. Qui sotto abbiamo rintracciato alcuni omaggi piuttosto evidenti a Lichtenstein.
Roy Lichtenstein, Head with blue shadows - adidas Originals by Rita Ora SS 2015
Roy Lichtenstein, Good morning…darling! – Moschino SS91
Roy Lichtenstein, Frightened girl – Moschino FW18
Roy Lichtenstein, Drowning girl - Supreme x Thrasher
Roy Lichtenstein, Pop girl talking on the phone - Converse
Roy Lichtenstein, Girl with the hair ribbon – Charlotte Olympia
Roy Lichtenstein, Wall explosion – Tom Ford
Roy Lichtenstein, Sweet dreams – 3.1. Phillip Lim pre-fall 2013
Roy Lichtenstein, In the car - Jean-Charles de Castelbajac
Roy Lichtenstein, Baked potato - Vivienne Westwood Red Label