5 documentari per conoscere meglio i brand della PFW
Dal debutto di Raf Simons a Dior alla stravagante vita di Vivienne Westwood
27 Febbraio 2019
La Paris Fashion Week dedicata alla FW19 è appena iniziata. Nel calendario fittissimo di eventi della Paris Fashion Week, che presenterà la FW19, si alterneranno giganti del fashion system come Chanel, Louis Vuitton, Dior, Hermès e Valentino. Se prima le sfilate erano uno dei pochi mezzi a nostra disposizione per conoscere il lavoro di questi brand, ora, grazie a Netflix e alle altre piattaforme di streaming, possiamo scoprire i segreti del processo creativo e dell'allestimento degli show grazie ai documentari. Questi progetti, spesso interessanti al pari di un film vero e proprio, hanno il merito di restituirci un’immagine inedita di designer e aziende, mostrandoci scorci di backstage, work in progress, e un lato umano di chi fisicamente realizza le collezioni.
nss vi suggerisce 5 documentari fashion da vedere per arrivare preparati alla PFW, dedicati ad altrettanti stilisti che sfileranno proprio in questi giorni: dal più famoso Dior and I che segue il lavoro di Raf Simons alla maison francese, a Dries, il cortometraggio che racconta la visione artistica di uno dei designer più schivi di sempre.
Dior & I
Nell'aprile del 2012 Raf Simons passa da Direttore Creativo di Jil Sander alla guida della maison Dior. Il suo debutto è previsto a luglio con l'Haute Couture. Il designer belga ha solo 8 settimane per creare dal nulla la collezione e convincere un pubblico che lo aspetta con curiosità. La telecamera di Frédéric Tcheng segue Simons nelle frenetiche settimane che precedono lo show. Alle testimonianze di star come Marion Cotillard, Sharon Stone e Anna Wintour, si alternano scene di atelier che documentano lo studio delle creazioni di Christian Dior conservate negli archivi, ma anche la passione di Raf per l'arte contemporanea, i timori per il nuovo ruolo ed il rapporto con i sarti.
The Balmain Style
È in programma per il prossimo settembre l'uscita del nuovo documentario sulla vita e la carriera di Olivier Rousteing. Il progetto, prodotto dallo stesso team di Valentino: Last Emperor ed originariamente previsto per i primi mesi del 2019, ripercorrerà il viaggio verso il successo del giovane designer. Dalla sua infanzia a Bordeaux, gli studi presso l’ESMOD (Ecole Supéreurie des Art et Tecniques de la Mode), il primo ingaggio da Roberto Cavalli nel 2003 e l’avventura da Balmain, iniziata all'età di 25 anni, sostituendo Christophe Decarnin come direttore creativo. Aspettando di vedere come tutto questo verrà raccontato, possiamo consolarci con The Balmain Style. Il documentario del 2014 diretto da Loic Prigent, già dietro la telecamera per Signé Chanel, intreccia riprese storiche del fondatore, Pierre Balmain, con la moderna visione stilistica di Rousteing, alle prese con la creazione della collezione FW14.
McQueen
“Nessuno ha scoperto Alexander McQueen. Alexander McQueen ha scoperto se stesso”.
È questa una delle frase che sentiamo ripetere nel cortometraggio di Ian Bonhôte e Peter Ettedgui. Queste parole continuano a riecheggiare nella mente mentre davanti ai nostri occhi scorrono le immagini dello stilista inglese e della sua storia, tra filmati inediti e backstage. Nessuna guest star, solo familiari, amici e stretti collaboratori. Le parole di chi veramente lo ha conosciuto raccontano aneddoti e momenti di un artista che con il suo talento e il suo immaginario unico, fatto di romanticismo, perversione, macabro e grottesco, ha segnato per sempre la storia della moda. Nel documentario sono raccontati gli inizi di McQueen da apprendista da Savile Row, l’esperienza da Romeo Gigli, materiale d’archivio, sfilate e soprattutto le sue collezioni, il modo migliore per capire chi era Lee Alexander McQueen, come lui stesso diceva:
“Se vuoi conoscermi, guarda il mio lavoro…Se ve ne andate senza avere provato emozioni, significa che non ho fatto bene il mio lavoro”.
Westwood - Punk. Icon. Activist.
Lorna Tucker racconta attraverso filmati d'archivio e riprese inedite Vivienne Westwood e la sua personalità straripante. Per la prima volta un lungometraggio delinea i tratti di uno dei personaggi più controversi, ispiranti e fondamentali della moda contemporanea. Le riprese ci restituiscono l’immagine di una self-made woman, per nulla incline a seguire regole e i trend, una ribelle autentica che ha costruito da sola un brand, un’azienda ed uno stile. Ci sono rarissimi filmati d’archivio che documentano la sua ascesa, dagli anni ’70 ai giorni nostri, e ricordano alcuni dei momenti più significativi della sua vita: il trasferimento a Londra, l’incontro con Malcolm McLaren, l’apertura della celebre boutique SEX di Kings Road, le prime creazioni punk-sadomaso, la lotta per far sì che il suo talento venisse riconosciuto, il rapporto con il socio e marito Andreas Kronthaler e tanto altro.
Una curiosità: pare che Dame Vivienne non sia entusiasta del risultato finale del progetto, reo secondo la stilista di essere banale e di aver dedicato poco spazio al suo lato di attivista politica e ecologista.
Dries
"La parola moda non mi piace, perché la moda significa qualcosa che perde valore dopo soli sei mesi, mi piacerebbe trovare una parola senza tempo."
È la frase pronunciata da Dries Van Noten nel trailer di Dries, il documentario del 2017 di Reiner Holzemer. A oltre trent’anni dall’esordio con i Sei di Anversa, lo schivo stilista si lascia riprendere mostrando un anno della sua vita. La telecamera lo segue mentre lavora a quattro collezioni, tra cui quella primavera-estate 2015, ispirata a Ophelia. Uno show diventato famoso per il finale, in cui le modelle si adagiavano sulla passerella trasformata in una distesa erbosa. Un quadro di Manet che ben esemplifica la magia e la bellezza del lavoro di Van Noten.