Dolce & Gabbana non ha risolto i problemi cinesi
Parla la modella degli spot "razzisti" mentre in Cina continua il boicottaggio del marchio
24 Gennaio 2019
Si dice che il tempo guarisca ogni ferita, ma nel mondo della moda non è sempre così. Chiedetelo a Dolce & Gabbana che a circa due mesi di distanza stanno ancora pagando le conseguenze di quanto è accaduto quando il marchio è finito nei guai con la Cina dopo la pubblicazione degli ormai famosissimi video promozionali percepiti come razzisti. Stiamo parlando delle mini clip nei quali una giovane donna orientale, impacciata, mangia pizza, degli spaghetti e un cannolo siciliano con le tradizionali bacchette, mentre fuori campo una voce maschile, tra doppi sensi e allusioni sessiste, le da consigli su come fare ad approcciare quei piatti italiani. Non è bastata la cancellazione dello show che si sarebbe dovuto svolgere presso l’Expo di Shanghai. Né sono bastate le goffe scuse arrivate a due giorni l'accaduto apparse come una ulteriore presa in giro.
Il duo di stilisti continua ad essere bersagliato dal boicottaggio iniziato in seguito alla diffusione degli spot e alle offese alla popolazione cinese arrivate dall’account Instagram di Stefano Gabbana (dichiarazioni provocatorie come “la Cina è un paese di merda” o “Cina Ignorante Mafia sporca puzzolente”).
I prodotti D&G, sottolinea in un recente articolo Business of Fashion, continuano ad essere banditi dall’e-commerce cinese, da Alibaba e da colossi come Tmall, JD.com e Suning, ma anche dagli occidentali Net-a-Porter e Farfetch. Tutto ciò, ovviamente, avrà delle ripercussioni sul lato economico. Secondo l’agenzia di consulenza londinese Brand Finance l’entità del danno potrebbe essere pari a 937 milioni di dollari, cioè circa il 20 per cento del valore del brand. Una vera debacle se si considera che, secondo recenti proiezioni, la Cina sia destinata a diventare il principale mercato del lusso entro la fine dell’anno e che nel 2018 il fatturato complessivo di D&G ammontava a 1,29 miliardi di euro, di cui il 25 per cento, cioè 320 milioni, provenienti dall’area asiatica e in particolare proprio dalla Cina, dove il marchio ha una sede a Shanghai, una a Pechino e 54 negozi sparsi per il paese. Pare, inoltre, che sul principale social network locale, Weibo, l’azienda italiana sia stata nominata il 97 per cento di volte in meno rispetto alla media dei quattro mesi precedenti, mentre fino allo scorso novembre, tra i luxury brand, era quello circondato da maggiore hype. Sempre da Weibo, arriva un’altra cattiva notizia per Stefano e Domenico: la modella protagonista dei controversi video ha deciso di parlare.
Zuo Ye ha spiegato di essere rimasta in silenzio per non esacerbare ulteriormente gli animi, ma che ora è pronta a chiarire le cose. Continua spiegando di aver accettato di lavorare per un marchio internazionale per migliorare la sua carriera (carriera che ora dice sia quasi stata stroncata del tutto) e di essere stata all'oscuro del contenuto della pubblicità. La ragazza confessa però che, sul set, aveva espresso qualche dubbio sull'utilizzo delle bacchette, ma, non ascoltata, ha continuato a seguire le istruzioni che le venivano date.
“Mi sentivo a disagio quando usavo le bacchette per il cibo, che era più grande delle dimensioni normali. Raramente rido nella mia vita quotidiana, ma le riprese richiedevano un sacco di recitazione bizzarra e mi sentivo anche molto a disagio,”
ha scritto Zuo sulla piattaforma social sottolineando:
"Non mancherei mai di rispetto alla mia madrepatria. Amo il mio paese e sono orgogliosa di rappresentare la Cina in passerella. Ho imparato la lezione e d’ora in poi rappresenterò i cinesi sotto una luce migliore. Mi scuso di nuovo con i miei compatrioti".
Risultato? Pochi la hanno perdonata ammettendo che il potere decisionale non era nelle sue mane, mentre la maggior parte degli utenti l’ha accusata di “fare soldi insultando il proprio Paese” e di “denigrare l’immagine dei cinesi”. Quale altro capitolo avrà la diatriba tra Dolce & Gabbana e Cina?