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L'ANTI-SOCIAL show di Vetements

Riflessione sulla sfilata FW19

L'ANTI-SOCIAL show di Vetements  Riflessione sulla sfilata FW19

“Mi sono reso conto che non c'è più privacy. Quando prendo i mezzi pubblici, lavoro con il cellulare e spesso mi capita di vedere che le persone cercano di vedere cosa sto facendo o mi fanno fotografie".
Demna Gvasalia

Sullo sfondo lo scenario naturale del Muséum national d'histoire naturelle, sulla passerella sfila una collezione su cui non molti sarebbero pronti a scommettere e dietro le quinte un designer arrabbiato, dalla polemica facile, che non ha intenzione di tacere.

Ieri sera, alle ore 20:00, Parigi si stava preparando al fashion show di Vetements. A giudicarlo c'era un pubblico dalla smorfia facile, dal pregiudizio pronto, impacchettato e infiocchettato, perché, alla fine dei conti "Vetements sta morendo". 

15 minuti di show in cui riconoscere Demna è stato facile: il suo nero, la pelle, i chiodi e i modelli pallidi dal volto scavato, urlavano "non mi importa nulla, ho ancora da dire la mia". E così ha fatto: "ANTI-SOCIAL è il nome di questa collezione FW19 e fa dell'ironia sull'era dei social". Vetements si rivela ancora una volta il brand dei meme, dove i messaggi impliciti si alternano con quelli troppo espliciti, dove ad aprire c'è un fashion Steve Jobs con un dolcevita nero con su scritto:

"Warning: what you are about to see will disturb you. There is a dark side to humanity the censors won’t let you see, but we will. View it at your own risk.”

Prendere in giro una delle personalità più rilevanti di questo secolo non è da tutti, ma Demna riesce a farlo con strategia. Non da nemmeno il tempo al pubblico di riprendersi che arriva subito un altro look pronto a colpire nel segno nel suo essere un perenne interrogativo. Abiti asimmetrici che sembrano un complesso di stracci, felpe oversize con finti loghi, cinture in pelle, un marsupio rosso realizzato in collaborazione con Eastpak e abiti floreali. Qui la moda è specchio del malcontento per la politica e il designer georgiano racconta in questo modo la sua storia tormentata, fatta di povertà e fuga dal suo Paese per la pulizia etnica dei separatisti abkhazi. Oggi però il tormento è un altro:

"La nostra ispirazione inizia su internet, è così che lavoriamo. Ma ne vediamo solo un 20 percento, c'è altro che non conosciamo. Abbiamo arruolato alcune persone che sanno come accedere alla rete oscura, dietro il muro dove  non si può vedere. Non lo sapevo, ma lì si comprano armi, droghe, persone, bambini, qualsiasi cosa tu voglia, con Bitcoin. È una cosa pazzesca, spaventosa. E hai la perfetta libertà di farlo, perché nessuno può vederti, non hai identità."

A rappresentare tutto questo ci sono dei modelli che vestono i panni di ragazzi in rivolta, con simboli anarchici rovesciati, stracci, capelli spettinati, alcuni stravaganti ed eccentrici, altri con volto coperto da un passamontagna nero. Possiamo capire dunque che il social media di Demna sono le sue collezioni, attraverso esse comunica, scrive copy, denuncia, riflette, e chi avrà voglia di condividere il suo pensiero sceglierà, acquisterò, fotograferà un capo Vetements, altrimenti no.

 "La moda non deve essere superficiale, il prodotto può comunicare qualcosa. Ritengo che il futuro dei brand si baserà sul coinvolgimento sociale. Altrimenti non sopravviveranno."