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La definizione di icona:
l’Harrington Jacket di Baracuta

La definizione di icona:<br>l’Harrington Jacket di Baracuta

Iconico è uno degli aggettivi più inflazionati nella moda contemporanea. Un capo, una collezione o un designer viene definito frettolosamente iconico, senza dare troppa importanza al reale significato del termine. L’aggettivo descrive qualcosa che “rappresenta una o più caratteristiche della realtà che denota”, in altre parole un oggetto iconico è in grado di rappresentare e riassumere in sé stesso la realtà culturale e sociale che l’ha prodotto.

Questo capospalla smart e sportivo concepito per la prima volta nel 1937 ha attraversato epoche e stili caricando, sulle sue linee pulite, valori e identità diametralmente opposte tra loro.

Dai giovani dell’Ivy League americana degli anni ’50 fino ai divi di Hollywood, passando per Mod inglesi, punk e skinhead, l’Harrington Jacket è stata la divisa dell’eleganza, della ribellione, dell’appartenenza, dello stile e della libertà rimanendo sempre uguale a sé stessa. A rendere iconica l’Harrington Jacket non sono stati i personaggi che l’hanno indossata - poco importa se tra i nomi compaiono Steve McQueen, Joe Strummer, Elvis Presley e metà delle subculture londinesi - , ma la sua stessa natura di oggetto simbolo del cambiamento nella moda maschile e riflesso dei cambiamenti sociali e culturali.

È difficile trovare un capo della moda maschile più iconico del G9 di Baracuta, meglio conosciuto come l’Harrington Jacket.

Le origini - La pioggia di Manchester

Tra la fine dell’ottocento e l’inizio del novecento la città di Manchester in Inghiltera aveva due soprannomi. La prima era Rainy City, per la costanza della pioggia sulla città peggiorata dal clima umido del mare. Il secondo era Cottonopolis per l’enorme distretto di industrie tessile che arrivò a produrre nel 1912, ben sette miliardi e mezzo di metri di stoffa. Tra queste industrie c’era anche quella dei fratelli John e Isaac Miller, chiamata Baracuta. Produceva i materiali impermeabili che altri brand - tra i quali Burberry - avrebbero usato per i loro prodotti, ma dagli anni 30 iniziò a produrre modelli in serie. L’anno della svolta fu il 1937 quando i due fratelli realizzarono il primo G9, destinato poi ad essere ribattezzato Harrington Jacket trent’anni dopo a causa della soap opera americana Peyton Place nella quale, Ryan O'Neal (il Barry Lyndon di Kubrick) indossava sempre quella giacca nel suo ruolo di Rodney Harrington. L’intuizione dei fratelli Miller partì dal tentativo di ascendere la scala sociale di Manchester. Si erano iscritti al Golf Club e notarono che i golfisti non avevano giacche adatte a giocare sotto la pioggia. Così nacque il G9 (la G sta per Golf), una giacca che garantiva sul campo una sufficiente mobilità del busto e delle braccia nello swing e che manteneva asciutti dalla pioggia di Manchester.

Il colletto rialzato, i polsini ricamati, maniche raglan, tasche con patta obliqua e il fit baggy completano il design.

Come materiali, i fratelli Miller usarono la tela impermeabile per l’esterno della giacca, mentre per l’interno cercarono di dare un tocco di classe da Country Club con il motivo tartan Fraser rosso e verde del clan Lovat di Scozia. Per usare questo pattern - simbolo e divisa di uno dei più potenti clan scozzesi - chiesero il permesso al Lord Comandante del clan in persona. Simon Christopher Joseph Fraser era noto per essere uno degli uomini più cool dell’esercito di sua Maestà, ed indossò il G9 durante la seconda guerra mondiale mentre era a capo dei British Commandos, leggendaria divisione dell’esercito britannico che conduceva operazioni militari di ricognizione e sabotaggio dietro le linee nemiche. Nonostante fosse pensato principalmente per i golfisti, prima della guerra l’Harrington Jacket fu usato da molti lavoratori inglesi della middle class che trovavano nel fit baggy un’alternativa elegante alle tute da lavoro senza dover indossare abiti di sartoria, costosi e poco adatti ai movimenti. Ma per vedere l’esplosione di popolarità del G9 bisogna aspettare fino agli anni ’50, quando Baracuta iniziò ad esportare il G9 negli Stati Uniti.

 
Per la popolarità dell’Harrington Jacket, dopo i ragazzi dell’Ivy League, Hollywood fece il resto del lavoro.

L’Harrington Jacket nella cultura popolare

La prima rivoluzione culturale degli Stati Uniti del dopoguerra non avvenne nelle comuni hippie o nei ghetti afroamericani, ma nelle università dell’Ivy League, ovvero le migliori del paese. Lì i giovani rampolli futuri dirigenti della società statunitense iniziarono a sperimentare un’eleganza che per la prima volta variava dal classico vestito in giacca e cravatta. Iniziarono indossando i bomber e le giacche militari degli aviatori tornati dalla guerra e seguendo questo trend, il Baracuta G9 divenne uno degli item preferiti, un’icona dello stile preppy.
Fu l’inizio della rivoluzione della moda maschile che fino ad allora era rimasta ancorata a canoni vecchi e tradizionali.

Nel 1955 James Dean lo indossò con sotto una t-shirt bianca in Gioventù Bruciata, film-manifesto della nuova estetica giovanile; nel 1958 fu invece Elvis Presley ad indossarlo in La via del Male. Ma l’attore che più legò la sua immagine a Baracuta fu - The King of Cool - Steve McQueen che la usò sia nei film che nella sua vita privata, fino a farsi fotografare con un G9 color perla sulla copertina di Life nel 1963. L’Harrington divenne così uno dei simboli della nuova estetica maschile che di fatto creò per la prima volta il concetto di coolness slegato dal successo o dalla posizione sociale: Il Rebel Cool è l’uomo che esercita il fascino del ribelle verso la società, che non indossa abiti tradizionali ma una maglietta e un G9. Questo gusto non rimase ai margini della cultura mainstream ma fu rapidamente assorbito tanto dai poliziotti di Manhattan quanto da John Fitzgerlad Kennedy, arrivando a ridefinire lo stile maschile Americano.

Dall’altra parte dell’oceano intanto l’Harrington faceva il suo ritorno durante gli anni ’60, ma a differenza degli Stati Uniti, divenne famoso nelle prime subculture britanniche.

I primi furono i Mod che secondo il loro motto “vivere pulito in circostanze difficili” furono la prima sottocultura a curare in maniera maniacale la moda e l’estetica, con un look trendy d’ispirazione militare e le vespe o lambrette sovrastate dalle luci. In particolare fu uno dei negozi di riferimento dei Mod a diffondere l’Harrington nelle sottoculture londinesi: fu John Simons proprietario del The Ivy Shop (nome ispirato proprio all’Ivy League americana) a mettere in vetrina un Baracuta G9 con la scritta “The Rodney Harrington jacket”. I Mod degli anni ’60 furono insieme ai rude boys giamaicani l’origine delle sottoculture inglesi degli anni ’70 e ’80: dai punk fino agli skinhead che ereditarono e fecero dell’Harrington Jacket la loro divisa insieme ai capelli rasati, le Doc Martens e le camicie strette dalle bretelle. L’immagine di giacca da ribelle venne esasperata da queste sottoculture che a differenza dei ragazzi dell’Ivy League americana venivano dal proletariato e dalle periferie inglesi, per questi gruppi la moda diventa uno strumento di identificazione e rifiuto plastico della società.

 

L’Harrington Jacket venne quindi identificato nella cultura popolare non più come il cool Rebel di Gioventù Bruciata, ma nelle risse sulle spiagge di Brighton, nei suoni duri del punk e nell’odore di marijuana dei concerti Ska. Non furono da meno gli idoli di questa generazione: nel 1981 Joe Strummer indossò un Baracuta G9 nel concerto dei Clash a Times Square. Dagli anni ’80 l’Harrington è rimasto un caposaldo della moda alternativa inglese, indossato dall’ondata del Brit-rock a cavallo tra gli anni 90 e 00 tra cui Damon Albarn, Franz Ferdinand e Razorlight. Nel 2008 è anche tornato sul grande schermo con l’ambasciatore dello stile British James Bond, nel film Quantum of Solance dove Daniel Craig indossa un Baracuta G9. Da Harvard fino ai concerti ska di Londra, l’Harrington ha attraversato quasi mezzo secolo di cultura occidentale, diventando oggi un oggetto iconico simbolo di stili ed eredità diverse.

Anatomy of the Harrington Jacket

 

Double button straight collar

Button flap pockets

Tight wristbrand

 

Fraser tartan interior lining

Full front zip

Back yoke umbrella inspired

Le nuova vita di Baracuta

Dal rilancio del brand nel 2005 al Bread & Butter,Baracuta si è imposto sul mercato del menswear di lusso capitalizzando la ricchezza della sua storia. Proprio dalle interpretazioni date al G9 dalle sottoculture urbane inglesi è stata ispirata la nuova collezione SS19. Il G9 è il protagonista della collezione nel suo gusto classico e immutabile, è stato solo rivisitata nella versione Archive, dalla vestibilità più morbida ed è stato aggiunto un fit Loose.

A fare il suo ingresso come assoluta novità in questa collezione è l'Overshirt, mix tra giacca e camicia. Collo con bottoni, sfoderata, tasca sul petto e inserti in piping sulle cuciture, è la tela sulla quale il brand inglese ha sperimentato un'altra novità: la lavorazione tinto capo. La tintura come ultimo passaggio, effettuata a capo già completo, ad alte temperature, consente una varietà di sfumature uniche. Un processo nato dalla tradizione inglese e che si applica anche a G9 Detachable Hood, Preston Parka e G4 Shirt Collar, o sulle G10 e G9 Authentic Fit in raso di cotone e nylon. Il gusto militare che affonda le sue radici nei primi anni di vita di Baracuta si palesa non solo nei volumi, pratici ma sempre affilati, ma anche nel motivo stampato Camouflage, lo stesso ritrovato in un archivio di camouflage inglesi, il lemma grafico declinato nei motivi Desert e British trasforma in uniformi Anorak Loose, Overshirt e persino il G9.