La rivoluzione del PVC nella moda
Da Prada a Gucci, tutti ripropongono il materiale "inventato per caso"
29 Novembre 2018
No, mai indosserei i sandali con i calzini. Mai e poi mai riesumerei dall’armadio dei vecchi marsupi o pantaloni da ciclista. Nemmeno fra mille secoli mi vedrete con capi troppo skinny o troppo over. Lo avevamo giurato eppure quello stilista è riuscito a convincerci che quei capi non erano l'incarnazione del male, piuttosto il massimo del coolness a cui potessimo aspirare. E cosa abbiamo fatto? Ci siamo ribellati all’ennesimo diktat? Nemmeno per sogno, abbiamo indossato ognuna di quelle proposte. Quale “mai” sarà l’ultimo ex faux pas diventato trend? Il PVC. Se non ne siete ancora sicuri vi consigliamo di dare uno sguardo a queste sfilate, editoriali e scatti streetstyle per capire quanto questo materiale, trasparente, colorato o nella sua versione vinyl, sia il passato ma anche il futuro.
Space Age vs Mods
È il 1872 quando lo scienziato tedesco Eugen Bauman lascia per sbaglio il cloruro di vinile esposto alla luce del sole scoprendo il PVC, brevettato solo nel 1913 dal connazionale Frederich Heinrich August Klatte. Se l’invenzione del nuovo materiale è tutta made in Europa, il suo ingresso significativo nel mercato avviene negli Stati Uniti con la crisi degli anni ’20. Qui la compagnia BFGoodrich, alla ricerca di una valida alternativa alla troppo costosa gomma naturale, da impiegare come rivestimento impermeabile per i tessuti, assolda Waldo Semon che plastifica il PVC e crea così il vinile. Il successo commerciale del polivinilcloruro è immediato e un po’ alla volta il suo utilizzo si espande a macchia d’olio, infiltrandosi in ogni settore. Moda compresa. In questo mondo, la prima a sperimentare sostanze sintetiche è Elsa Schiaparelli (ricordate la collana di insetti in rodofano, una sorta di cugino del cellophane?), ma è più tardi, negli anni Sessanta, che il PVC si afferma come il materiale del momento. Nel 1966, ispirato dai lavori della stilista italiana, un giovane studente di architettura di nome Paco Rabanne, presenta la collezione Dodici abiti insostenibili in materiali contemporanei e porta in passerella abiti fatti di plastica e metallo, segnando per sempre la storia della moda. Da Peggy Guggenheim a Brigitte Bardot, tutti impazziscono per le sue creazioni, ma anche per quelle di André Courrèges e Pierre Cardin.
Nelle loro mani la scoperta di Bauman diventa il mezzo per trasformare il ready to wear in qualcosa di fuori dall'ordinario, di futuristico, nell'elemento ideale per plasmare la Space Age. L’aspetto avveniristico di questo materiale non è l’unico a venire esplorato. Con i capi di plastica antiscivolo di Betsy Johnson, gli abitini "wet look" e la linea di scarpe Quant Afoot di Mary Quant, emerge il suo lato giocoso, divertente, pop e i pezzi in PVC assumono un ruolo fondamentale in ogni outfit Mods che si rispetti.
Tutta colpa del cinema e di Prada
La sua consacrazione definitiva arriva dal cinema: dal completo nero di Paco Rabanne indossato da Audrey Hepburn in Two For The Road a Carrie-Anne Moss nella trilogia di Matrix, dal trench di Catherine Deneuve in Belle de jour a Mira Sorvino e Lisa Kudrow in Romy and Michele's High School Reunion, fino a Kate Beckinsale nella saga di Underworld o a Charlize Theron in Atomic Blonde. Tutti questi film (e molti altri, spesso di genere sci-fi o super heroes) regalano al polivinilcloruro una virtuale continuità di utilizzo che, nella realtà, invece, ha un andamento molto più altalenante. Nei decenni successivi a 60s e 70s, infatti, i materiali plastici vengono sempre più associati all’idea di cheap, trash o a quella di stravaganza.
A ribaltare il loro destino, aprendo la strada al loro ritorno, ci pensa negli anni Novanta Prada che insegna a trattarli come fossero tessuti preziosi e con il suo zaino in nylon crea un oggetto must have ritornato oggi nei negozi con lo stesso successo. Uno alla volta, i designer tornano ad innamorarsene, specialmente del PVC trasparente e della sua versione vinilica.
Here we are
Arrivati al nuovo millennio accessori e capi realizzati così si modellano secondo le proposte dei maggiori brand: Dior, Jean Paul Gaultier, Maison Margiela, LOEWE, Valentino, Louis Vuitton, Vetements, Calvin Klein. Dopo che quest’anno Chanel ha declinato in cloruro di polivinile i classici tailleur, borse, capellini da turista, mantelline per la pioggia e cuissard, il 2018 è ufficialmente diventato l’anno del PVC. Fashionistas di ogni parte del mondo, influencer e celebrities, capitanate da Kim Kardashian, sfoggiano le decolleté Off-White x Jimmy Choo e di Yeezy, il trench (capo preferito per il made in PVC) clear di Burberry e la shopper frutto della collaborazione tra Comme des Garçons e Gucci. Così, per l’ennesima volta, un elemento totalmente out of fashion è diventato l’oggetto del desiderio definitivo.