Italian Cult: la storia di ENERGIE

Tra gli inizi degli anni '90 e dei '00 l'Italia fu letteralmente investita da un tornando molto potente. Esiste anche una scala che misura l'intensità dei tornadi, si chiama Scala Fujita e va da F0 (Danni leggeri) fino a F5 (Danni incredibili, case sollevate dalle fondamenta, etc.). Il tornando in questione aveva un nome come ce lo hanno tutti i tornadi, si chiama (chiamava?) ENERGIE.  

Il brand italiano di streetwear, nato grazie alla perseveranza e all'intuizione di un uomo che aveva visto cose che gli altri uomini non avevano nemmeno mai immaginato, riuscì a "sfruttare" una parte della street culture di quei tempi mai approcciata prima in quei termini in Italia. 

Quando Wicky Hassan nacque a Tripoli nel 1955 da una famiglia ebraica di commercianti di stoffe e trasferitasi a Roma nel 1967 nessuno poteva nemmeno immaginare che sarebbe diventato il patron di un'azienda da 700 milioni di euro di fatturato e 400 negozi in tutto il mondo. Sopratutto considerando il contesto nel quale era cresciuto, sto parlando del sanguinoso pogrom della popolazione araba ai danni della comunità giudaica seguito alla vittoria israeliana nella guerra dei sei giorni. Proprio a causa di tutto questo la famiglia Hassan decise di trasferirsi a Roma portando con se anche i loro affari. Il cammino di Wicky Hassan continua prima come commesso e poi come direttore di un negozio di abbigliamento in via del Seminario, praticamente dietro il Pantheon, successivamente decise che era arrivato il momento di mettersi in gioco in prima persona e aprì il suo negozio di abbigliamento "Allergia" in via dei Due Macelli, sempre a Roma.  

La sua capacità di guardare dove altri non buttavano nemmeno l'occhio gli permise di osare e di riscuotere un enorme successo grazie all'intuizione di vendere prodotti e marchi non ancora distribuiti in Italia. 

Ero il primo a importare Timberland, le Converse i Levi's 501. Fuori c'era una fila pazzesca, il sabato pomeriggio si bloccava la strada

Grazie al background e al suo intuito, decise che a quei jeans strappati che aveva in negozio avrebbe applicato una stoffa messicana molto sgargiante, fu l'inizio di tutto. Le richieste lo travolsero e arrivò il passo decisivo, aprì il primo negozio ENERGIE in via del Corso e nel 1989 insieme a Renato Rossi fondò il gruppo Sixty (Miss Sixty, Killah, Murphy & Nye, Refrigwear e naturalmente ENERGIE). Qui potremmo aprire un capitolo immenso dedicato alla moda "chip" di quel periodo e di colpo vengo assalito da incubi abitati da scarpe Fornarina, magliette in acrilico Onyx, pantaloni a zampa e mi fermo qui per non disturbare anche i vostri sogni. 

All'inizio degli anni '90 quel negozio divenne un brand caratterizzato da colori forti e sgargianti, le reference erano quelle dei graffiti, della street art e della cultura skate senza però esserne un'espressione diretta e nonostante venisse spesso associato ai "discotecari". 

Quella particolare E stampata nella parte bassa della tasca posteriore destra dei jeans, simbolo del brand, in quegli anni era un assoluto must, credo che sia stato uno dei simboli che mi siano capitati di più sott'occhio in tutta la mia vita. Sembra quasi assurdo oggi ma vi assicuro che era così.

Poi arrivò il declino. Negli anni 2000 lo spazio che si era ritagliato ENERGIE iniziò a rimpicciolirsi fino quasi a sparire, una grossa crisi colpì tutto il gruppo Sixty. Nello specifico ENERGIE provò a rilanciarsi rinnovando praticamente tutto, logo, grafiche, fit e cercando di salire su un treno che ormai aveva perso.

I fattori furono molteplici ma il più importante fu sicuramente la grave malattia che colpì Hassan con la quale ha combattuto con tutte le sue forze fino alla morte nel 2011. Il fondatore, anima e mente creativa sin dall'inizio si doveva fare da parte e lasciare il passo non per sua volontà e la luce si spense lentamente. Ora il gruppo è in mano ad una società d'investimento panasiatica Crescent Hyde Park che ha come obiettivo il rilancio di tutto il gruppo ma se volete aggiornamenti su Energie e andate su www.energie.it troverete un messaggio che purtroppo non dice niente e non sfiora nemmeno per sbaglio ciò che questo brand ha rappresentato per milioni di ragazzi agli inizi degli '90.