Alla scoperta di StockX con Josh Luber
Il fondatore di StockX ci racconta la sua sul mondo delle sneakers e del resell market
19 Ottobre 2018
In occasione del lancio ufficiale del primo authentication center europeo di StockX avevamo avuto l’occasione di intervistare Josh Luber, fondatore della celebre piattaforma ed ora volto pubblico dell'azienda. Spinti dalla curiosità di capire come sia nata una delle realtà nel mondo della sneakers più interessanti ad oggi, Josh ha condiviso con noi la sua storia d’amore con le sneakers e ci ha raccontato quali sono state le sfide che ha dovuto affrontare in questi anni.
#1 Come è nata la tua passione per le sneakers e quale è stata la prima Jordan (perché so che si tratta sicuramente di una Jordan) che ti ha fatto perdere la testa?
Ho collezionato sneaker per tutta la vita; la mia storia è identica a quella di ogni altro sneakerhead 40enne americano che si è appassionato al basket negli anni in cui giocava Jordan. Volevo le Jordan, mia madre non me le comprò mai, quindi appena ho avuto un po' di soldi ho comprato le Jordan. Il primo paio che mi ha fatto davvero girare la testa - sarà stato probabilmente il 1991- è stata la Jordan 5 Grape. Ma solo 6 anni più tardi sono riuscito finalmente ad ottenere la mia prima Jordan. E' stata la Jordan 11 Concord, un anno dopo che ho iniziato a lavorare e ho avuto il mio primo assegno.
Sono entrato in un centro commerciale e la 11 Concord era ancora sullo scaffale, nonostante fosse uscita qualche mese prima non era andata sold out immediatamente. Ho detto subito "Quelle", e i due ragazzi che lavoravano nello store si guardarono l'un l'altro e poi mi guardarono, ed esclamarono "Beh, quelle sono le ultime e le venderemo su eBay" e io "No, no, no. Le prendo io!". Alla fine sono riuscito ad acquistarle e ci ho giocato a basket per i due anni successivi; le ho ancora e dall'aspetto si capisce che le ho usate per giocare a basket per due anni.
#2 Quando ti sei reso conto che la tua passione poteva diventare il tuo lavoro?
Frequentando la scuola superiore a metà degli anni '90 e il college alla fine degli anni '90, non avevo mai sentito parlare di imprenditorialità. Ho cercato intenzionalmente di evitare di lavorare con le sneaker. Ho lavorato in altri tre posti prima di StockX e nessuno di loro aveva nulla a che fare con le sneaker. Stavo cercando di separare la passione per le scarpe, ed è stato così fino a quando non ho lasciato l'ultimo lavoro e sono andato a lavorare all'IBM. Quando sei uno startup guy e vai a lavorare in una grande azienda come IBM, la prima cosa che fai è iniziare a lavorare a qualche progetto parallelo, e così ho deciso di fare qualcosa relativo alle sneaker. Credo sia stato un po' il destino, perché tra tutti i progetti che ho intrapreso il più riuscito sia stato quello che unisce la mia passione al mio lavoro.
#3 Quali sono state le sfide più difficili e le più grandi soddisfazioni che hai affrontato e ottenuto in questi anni?
Semplicemente imparare ad essere un imprenditore, imparare ad essere uno startupper, imparare ad affrontare gli alti e bassi. Ho giocato a basket per tutta la vita e una delle prime lezioni che mio padre mi ha insegnato quando ero un ragazzino - e mi è sempre rimasta impressa in mente - è non alzare mai troppo le aspettative quando vinci, e non abbassarle troppo quando perdi, perché perderai e vincerai molte volte, o pareggerai. Sento che questa è una regola per essere un imprenditore: le incertezze un giorno, la sensazione di essere in cima al mondo, di stare per creare il prossimo Google, e la mossa successiva è solo un fallimento completo, un casino totale. Ed è così, i livelli oscillano e devi imparare ad affrontarli, perché questa è la tua 4 ° start up e non puoi usare quello che hai imparato fino alla prossima esperienza. È quando si passa attraverso queste difficoltà che si capisce che non si può realmente applicare bene cioè che si è appreso fino al prossimo esperimento; questo è probabilmente il motivo per cui molti imprenditori non riescono ad ottenere risultati fino a quando non hanno superato questi ostacoli un paio di volte.
#4 In pochissimo tempo, StockX è diventato il punto di riferimento per sneakerhead, rivenditori o semplici acquirenti casuali: ora non c'è nessun utente al mondo che prima di vendere le sneaker vinte in raffle, non controlla il valore di mercato attuale su StockX. Avresti mai immaginato un tale successo di StockX a livello mondiale, considerando la diversità dei mercati europei rispetto a quello statunitense?
Apprezzo l'affermazione che tutti utilizzano StockX per controllare i prezzi, questo è sempre stato l'obiettivo fin dall'inizio. Il business che era il precursore di StockX, Campless, era esattamente una guida ai prezzi. Quindi questo era il goal. Ovviamente, la rapida crescita è stata sorprendente e nessuno poteva immaginare di diventare in soli due anni e mezzo una società miliardaria. Ma l'idea era completamente logica perché non abbiamo fatto niente di nuovo, il mercato azionario, infatti, è stato per anni la forma più efficiente di tutto questo, e ciò che noi abbiamo fatto è stato spostare queste dinamiche da determinati prodotti, azioni, obbligazioni ad altre merci come sneakers, streetwear, orologi, borse. Quindi la logica era trovare un modo migliore per comprare o vendere qualsiasi cosa, un modo migliore per capire il valore di mercato, un modo migliore per avere accesso a determinati prodotti e materie prime, che erano più difficili da reperire prima. Quella logica era fondata, era una di quelle cose per cui diresti "Hey, perché nessuno ci ha pensato prima?". La realizzazione di tutto questo è stata l'unico aspetto importante, ma l'idea si basata sostanzialmente su centinaia di anni di prove nel mercato azionario.
#5 Ti mancano i tempi in cui per trovare una sneaker si iniziava a chiedere informazioni sulla release mesi prima e bisognava avventurarsi negli store? Pensi che con l'avvento di internet la magia e il fascino della scoperta siano andati perduti?
È una bella domanda perché è uno dei grandi dibattiti, uno degli argomenti di discussione ricorrenti all'interno della comunità sneaker. Esisteva una comunità attorno ai negozi di sneaker, si entrava in un negozio e si poteva trovare qualcosa che non sapevi neanche esistesse. Quando viaggio la prima cosa che faccio, tutt'ora, è andare nei negozi di sneaker e cercare qualcosa che non posso trovare altrove. La ricerca esiste ancora, ma in altre forme. Ma la community esiste ancora, si è solo spostata.
I ragazzini di 14 anni hanno sempre creato una comunità attorno alle proprie passioni. Oggi piuttosto che fuori dai negozi di sneaker la comunità si ritrova a Sneakerness, a Sneakercon. Durante questi eventi di sneakers vedi tanti ragazzi che si conoscono tutti, vanno a scuola e vendere e scambiare scarpe. Sono tutte comunità online. Dire che la comunità è stata distrutta da Internet eliminerebbe tutti gli aspetti positivi di questo fenomeno. Avere accesso alla trasparenza è anche ciò che internet ha fatto. Abbiamo assistito a 3 grandi cambiamenti nel mondo delle sneakers. Il primo è avvenuto nel 1999/2000 con eBay, il secondo nel 2011/2012 con Instagram. Ora tutti gli sneakerhead possono vedere cosa indossano le altre persone e mostrare le loro sneakers. Il terzo, StockX, aggiunge quel livello di trasparenza al processo di acquisto in termini di autenticazione, dati, standardizzazione.
#6 Dove vedi StockX e l'intero mercato delle sneaker tra 5 anni? Prospetti una crescita continua nel senso attuale o credi che qualcosa possa cambiare drasticamente?
Il mercato del resell delle sneaker è ancora solo un bambino. Suppongo che crescerà nei prossimi anni, e la vera ragione è che non è il mercato del resell a diventare più grande, ma sono il mercato primario e quello secondario a convergere. Oggi negli Stati Uniti il valore del mercato del resell è di circa 1,5 / 2 miliardi, a livello globale è tra i 5 e i 6 miliardi, nel solo Regno Unito è di oltre 200000£; ma questo è solo il mercato di rivendita. Il mercato delle sneaker al dettaglio - il mercato primario - supera i 90 miliardi a livello globale. Quindi, quello che succede è che quelle persone, non tutte, ma una parte di quelle persone, che stanno comprando sneaker al dettaglio, lo stanno facendo su Nike.com, JD Sports o Foot Locker. Entrano in store e possono comprare qualsiasi delle 200 paia esposte. Ma se su StockX ci sono più di 30k sneakers che puoi comprare, e quindi questi clienti che mai tre o quattro anni fa avrebbero provato ad acquistare su eBay, Instagram o Facebook, comprano un paio di Jordans o un paio di Yeezy.
StockX ha creato un mercato standardizzato, autentico, intuitivo, che consente di acquistare prodotti a cui molte persone non avrebbero mai avuto accesso prima. Iniziano a sfumare le linee tra ciò che è primario e ciò che è secondario perché i clienti si incrociano. Al cliente non importa più se è primario o secondario, vogliono solo un paio di sneaker. E questo è esattamente ciò che è il mercato azionario: è un mercato unico che riunisce mercati primari e secondari in un unico posto. Mettere insieme il mercato primario e quello secondario è quello che stiamo cercando di fare per i beni di consumo, a partire da sneakers e dallo streetwear, passando per gli orologi e le borse. Nei prossimi cinque anni, si avrà la percezione che il mercato del resell stia crescendo, questo perché ci sono più persone che vi prendono parte, ma si tratta dello stesso mercato in cui convergono il mercato primario e secondario.