Memento Mori
15 Ottobre 2010
La vita diventa intangibile e vanesia se vissuta lontano dalla consapevolezza della sua mortalità. Questo ciò che predicavano a loro tempo i monaci Trappisti nel lontano 1664, adottando il motto “Memento Mori”, ricordati che devi morire, ereditato dall’antica Roma.
La storia ci narra infatti che, qualora un generale di guerra, al rientro da un trionfo bellico, si beasse troppo dei suoi successi, correndo il rischio di cadere nella superbia, veniva sempre ammonito da uno dei suoi servitori, con il ricordo della sua condizione schiava della natura: Memento Mori.E’ proprio la presunzione e la tracotanza a far sprecare lunghi periodi ai più, persi nella dimensione della noia e dell’incapacità di impiegare il proprio tempo. Una situazione di stallo, più simile alla morte che alla gioia di vivere e di godere della propria dimensione umana. Ecco che gioca un ruolo fondamentale il macabro, nel ricordarci di vivere fino in fondo ogni nostro momento e non lasciar scorrere il tempo inutilmente, dato che la natura non ci aspetta.
Se nell’antichità, la nostra condizione ci veniva rievocata a parole, oggi un lavoro d’artigianato affascinante, ci porta nella dimensione della vita passeggera. Memento Mori diventa una linea di oggettistica fatta di carta da lettere intestata, ceramiche, porcellane ed il punto di forza di tutta la collezione: le candele. Queste ultime riproducono teschi di diverse dimensioni rigorosamente neri o al massimo argentati o dorati. La precisione e la meticolosità con cui sono realizzate è disarmante, così come la scelta di riprodurre, oltre al classico skull, la variante con il serpente attorcigliato sulla famigerata mela del peccato o sullo stesso teschio.
D.L. & C.O. , è la mente dietro il progetto Memento Mori, così come molti altri, dove la ripresa di un tema passato è al centro di una sorta di missione odierna nello stregare la nostra modernità, da una fragranza ad un oggetto, tutto può essere trasportato nuovamente nella società: Modern Alchemy.