Intervista a Michael Dupouy - tutto quello che dovete sapere sull'ultima issue di All Gone
Presso Slam Jam
13 Febbraio 2017
Abbiamo incontrato, durante il suo firmacopie da Slam Jam, Michael Dupouy, fondatore di All Gone. Ecco tutto ciò che dovete sapere su colui che ha ideato il più importante almanacco annuale di street culture.
#1 Quando hai avuto l’idea di lanciare il libro annuale All Gone e perché? Di cosa preferisci parlare al suo interno?
Avevo circa 25 anni e avevo appena iniziato la mia carriera come giornalista, proprio come te, scrivevo per diversi magazine, ed ero innamorato delle versioni cartacee. Ogni volta che scrivevo un articolo o realizzavo un editoriale fotografico volevo vederlo stampato ed avere la soddisfazione di mostrarlo a tutti i miei familiari. Con l’esplosione del web e dei social media tutti quanti dicevano che il digitale sarebbe stato il futuro, e che la carta sarebbe morta. Il terrore era che nessuno avrebbe più comprato magazine ed in parte questo è accaduto, chiunque infatti usa in maniera ossessiva ed eccessiva il web ogni giorno. Io però ho sempre creduto fermamente che un posto al mondo per le stampe, quelle di qualità, sarebbe rimasto. Un posto per dei libri stampati, che come almanacchi da collezionare, documentano ciò che è accaduto e che chiunque dovrebbe collezionare, per far si che il passato rimanga cristallizzato e consultabile negli anni a venire.
#2 Cosa puoi raccontarmi dell’ultima issue di All Gone?
Una delle cose più belle della mia ultima issue è sicuramente la cover che ha realizzato un artista inglese, non è realizzata in maniera digitale ma è un vero e proprio dipinto. La selezione dei contenuti interni quest’anno invece, è stata molto complicata in quanto, l’ultimo anno è stato davvero pieno!
#3 In che modo il tuo libro racconta la cultura street differentemente da altri libri o magazine?
Solitamente i magazine propongono sul cartaceo gli stessi contenuti del web, senza dare un’opinione personale. In All Gone, ho sempre espresso il mio pensiero e preso una posizione rispetto a qualsiasi contenuto o argomento. Inoltre quello che probabilmente mi differenzia dagli altri è che uno dei miei obbiettivi, oltre a raccontare, è quello di realizzare libri da collezionare.
#4 Quale consiglio potresti dare a tutti i giovani che vogliono avvicinarsi alla cultura street?
La prima regola è: non usate solamente il web! Guardatevi intorno! Bisogna conoscere e parlare con la gente, si può imparare da chiunque e da qualunque cosa. Dovete assolutamente andare a Tokyo! Li la gente è davvero cool e ci sono infinite fonti d’ispirazione.
#5 Qual’è l’episodio più strano che ti è capitato durante la tua carriera?
Non ci sono episodi particolari che mi sono capitati. Mi ritengo una persona fortunata. Mi sveglio la mattina e sono grato del fatto che quello che era il mio hobby più grande sia diventato la mia professione. Guadagno attraverso le mie passioni e penso che non ci sia cosa migliore.
#6 Negli ultimi anni la cultura street è molto più vicina alla moda tradizionale, infatti, durante le ultime fashion weeks sono state presentate diverse collaborazioni tra street brand e brand del lusso. Pensi che questo sia un fenomeno temporaneo o il futuro della moda? Quale’è stata la tua collaborazione preferita?
Penso che ormai non ci sia così tanta differenza tra brand street e luxury. Chiunque indossa qualunque cosa, si pensi solo al fatto che anche i generi sono stati superati e che non esiste più un vero e proprio abbigliamento femminile o maschile. Non ci sono limiti, tutto è pop ormai! Per quanto riguarda le fashion week, non c’è una collaborazione che in particolare mi ha colpito, ma sono molto belle le giacche di Sacai per The North Face.