Un’idea di bellezza radicale: il design secondo Gufram
Dagli anni '60 fino a Asap Rocky, abbiamo parlato con Charley Vezza del presente e futuro di Gufram
09 Giugno 2022
“La cosa che mi incuriosisce, però, è che in italiano la parola “radicale” sia così assonante alla parola “radice”, come se per produrre un grande sconvolgimento fosse necessario sempre avere i piedi ben piantati a terra”.
Ragiona così Charley Vezza oggi Global Creative Orchestrator di Gufram, uno dei brand che hanno segnato la stagione d’oro del design italiano e che oggi sta tornando ad essere un oggetto del desiderio per esteti di tutto il mondo. Dal Pratone progettato dai designer italiani Giorgio Ceretti, Pietro Derossi, Riccardo Rosso nel 1971 e riproposto in versione gigante in piazza San Fedele a Milano durante l’ultima Design Week fino al Cactus comparso sui feed di A$AP Rocky e Travis Scott, l’estetica di Gufram è rimasta attuale nella sua radicalità anche in un momento storico dove il design ha perso la sua carica di avanguardia culturale e i trend bruciano i movimenti prima che si sviluppino concretamente.
Quella di Gufram è un’idea di mondo e di bellezza che dagli anni ’60 grazie all’incontro con la POP-ART, la rivoluzione nei materiali - in particolare del poliuretano espanso - ha puntato a sconvolgere un’idea funzionale e piatta del design. A distanza di mezzo secolo, Vezza sostiene “che la funzione del design – intesa come creare oggetti che semplifichino la vita delle persone – sia rimasta la stessa. Ma credo che questo riguardi tendenzialmente gli altri. Nel caso di Gufram l’unico bisogno che soddisfiamo è da sempre la bellezza, che non è utile ma è fondamentale.”
Negli anni ’70 il movimento del design radicale che raggiunse il suo apice nel 1972 grazie alla mostra dedicata al design italiano intitolata "Italy: The New Domestic Landscape" curata da Emilio Ambasz allestita al MOMA ebbe un valore politico dirompente che influenzò non solo l’industria ma l’arte e la politica. Il Pratone - ad esempio - invitando l’utilizzatore a trovare la sua seduta in mezzo morbidi filoni d’erba in poliuretano espando, era una critica al salotto borghese e alle sue etichette perbeniste, allo stesso tempo l’iconico divano Bocca - progettato dallo Studio65 e ispirato al volto di Mae West di Dalì e alle iconiche labbra rosse delle dive hollywoodiane - era una provocazione che evocava la sessualità femminile ed è diventato un’icona estetica globale comparendo nei tour di Beyoncé, negli scatti di David Lachapelle oltre che nei magazine e musei di mezzo mondo.
Una visione perfettamente sintetizzata nella serie Broken Mirror realizzata in collaborazione con il duo creativo newyorkese di Alex Mustonen e Daniel Arsham, anima e mente di Snarkictecture. Si tratta di una delle rare collaborazioni del brand che ha come filosofia quella di “concentrarsi su poche collaborazioni di alto valore con in mente un unico obiettivo: continuare a creare nuove icone radicali contemporanee.” E in questo senso la Broken Series gioca con la materialità ingannando i sensi di chi guarda: il Broken Square Mirror e Broken Bench giocano con l’aspetto del cemento, per poi rivelarsi morbidissimi al tatto.
"Oggi forse mi interesserebbe un progetto che finisse sugli scaffali degli alimentari: so che state pensando a un biscottino a forma di cactus da inzuppare nel latte, ma non volevo essere così didascalico!"