La nuova vita delle sfilate
La filosofia del see now-buy now
08 Febbraio 2016
Che l’industria della moda stesse attraversando una fase di drastici cambiamenti è risultato evidente da quando Raf Simons, lo scorso ottobre, ha abbandonato il suo ruolo di direttore creativo presso la Maison Dior. Da quel momento, una schiera di talentuosi designer ha consegnato le proprie dimissioni, rimescolando le carte in tavola come mai prima d’ora.
Anche il modo di presentare le collezioni sta radicalmente mutando: la collaudata struttura di quattro show annuali – due donna, due uomo, suddivisi per stagione – sembra vacillare. Tra gli addetti ai lavori si mormorava da tempo: il calo delle vendite determinato (anche) dai colossi del fast fashion sempre pronti a copiare le ultime tendenze viste in passerella e l’annichilimento del processo creativo come conseguenza dei tempi troppo stretti a disposizione dei designer, avevano sollevato una questione fondamentale: ha ancora senso rispettare il rigido calendario fatto di sfilate milionarie e pre-collezioni intermedie?
Alla luce degli ultimi avvenimenti la risposta sembra tendere verso il “no”. Lo scorso venerdì Burberry è stato il primo ad annunciare la rivoluzione del proprio calendario: a partire da settembre 2016 il brand di Christopher Bailey presenterà soltanto due collezioni l’anno, a febbraio e settembre, comprensive di capi sia uomo che donna. Tutti i prodotti saranno disponibili subito dopo lo show, e la campagna pubblicitaria verrà presentata allo stesso tempo.
Una scelta precisa e avanguardistica, abbracciata in pochi giorni anche da Tom Ford e Vetements. Il primo ha annunciato che la sua presentazione autunno/inverno 2016 programmata per questo mese è rimandata a settembre, per coincidere con la messa in vendita della collezione. Il secondo ha esposto invece un piano ben preciso, che ben si sposa con la filosofia alla base del marchio: “Presentare le collezioni uomo e donna allo stesso tempo ci connette con la vita reale. Oggi, gli uomini indossano capi da donna e viceversa. Il genere non è più una convenzione stabilita, ogni persona ha il diritto di scegliere a quale categoria appartenere” ha dichiarato a Vogue.com Guram Gvasalia, CEO di Vetements nonché fratello del suo direttore creativo, Demna.
Il piano è quello di presentare soltanto due collezioni l’anno, sia per tagliare i costi stratosferici che accompagnano l’organizzazione e la produzione di una sfilata, sia per stare al passo con i tempi: i social network hanno reso le collezioni fruibili in tempo reale, ma solo visivamente. Perché non renderle immediatamente disponibili anche alla vendita – evitando che i capi vengano copiati e messi in vendita prima degli originali?
Il progetto si delinea tanto ambizioso quanto necessario: “Il nostro obiettivo è quello di invertire le stagioni tradizionali. Invece di far sfilare l’autunno/inverno a gennaio, faremo sfilare la primavera/estate consegnandola a febbraio – così i negozi possono venderla effettivamente quando inizia la primavera, fino ad agosto. Per ottenere questo risultato, l’intera collezione dovrà essere pre-prodotta. Questo significa che ogni prodotto della collezione sarà parte di una limited edition. Nessun riassortimento. Una sola consegna. La vera definizione di lusso è qualcosa di scarso. Sarebbe interessante riportare il lusso al suo significato originale” continua Gvasalia.
La questione economica ed etica si accompagna soprattutto a una necessità di tipo creativo. Molti dei designer che hanno abbandonato i propri incarichi negli ultimi mesi hanno denunciato la mancanza del tempo necessario di incubazione e creazione alla base delle collezioni, dando origine a un tour de force che annienta il processo artistico rendendolo simile a quello industriale.
Anche per editor e buyer questa inversione di tendenza determinerebbe un risparmio notevole: i viaggi per assistere alle sfilate si ridurrebbero da quattro a due all’anno, aprendo la possibilità di investire maggiormente su altre attività collaterali altrettanto interessanti e stimolanti.
In un’epoca in cui tutto viaggia alla velocità della luce, l’industria della moda manifesta la necessità di compiere un passo indietro, di tornare a un processo lento e autentico. Cosa ne penseranno brand quali Dior e Gucci, che investono sempre più fondi nella messa in scena di Cruise spettacolari – oltre ai tradizionali appuntamenti del calendario prestabilito?