Maison Martin Margiela
Give me five
December 12th, 2013
Il suo ingresso nel sistema moda così come la sua uscita, sono avvenuti in silenzio. Di certo non potevamo aspettarci altro dallo stilista invisibile dall'estrema sensibilità stilistica, che si è distinto per la sua unicità, espressione di quella ricerca intrisa di poesia che è l'essenza stessa della maison della quale vi voglio parlare oggi a Give me five, Martin Margiela.
Il designer fantasma - l'anonimato
Chi sia Martin Margiela non lo sa praticamente nessuno. È apparso nel mondo della moda come un fulmine a ciel sereno nel 1988, affascinandoci con le sue brillanti intuizioni e la sua estetica così pura, inserendosi pian piano nella ristretta cerchia degli stilisti più brillanti della nostra epoca, lasciando parlare solo e unicamente la sua moda.
Sin dall'inizio infatti la strategia di marketing si fonda sul culto dell'impersonalità, ovvero la mancanza di un designer di riferimento da osannare, tanto che gli unici suoi ritratti esistenti sono foto rubate nei backstage delle sfilate.
La fede nella magia della firma - l'etichetta
Quattro cuciture bianche, un’etichetta senza nome con solo una serie di numeri da 0 a 23, dove la cifra cerchiata indica la linea di appartenenza del capo.
Perché l’etichetta dei capi Martin Margiela è come il suo omonimo fondatore: misterioso, concettuale e puro.
Muta e bianca, posizionata all’esterno degli abiti, attraverso 4 punti, permette al cliente di scucirli per appropriarsi del capo e renderlo proprio. L’etichetta che diventa poetica e prima mossa nella storia del marketing della maison.
Il bianco
Il bianco, o meglio i bianchi sono un'espressione di purezza. Sottolineano la forza del passare del tempo, cancellando le differenze. Il colore dell' onnipresenza. Diventa la forza della fragilità e la fragilità dello scorrere del tempo. Un’espressione di armonia, purezza e onestà. “Abbiamo sempre usato il bianco come espressione della nostra Maison, del nostro team e del nostro lavoro. Il bianco rappresenta per noi un elemento forte. Non è mai stato solo bianco, ma tutte le sfumature di bianco possibili”.
Il culto dell'impersonalità - L'estetica del marchio
E’ questa, probabilmente, una strategia di identificazione tra produttore e prodotto “è la rarità del produttore che fa la rarità del prodotto”. Non basta che il prodotto sia creativo perchè lo deve essere anche il suo creatore.
. Negozi. Le boutique del marchio non sono registrate sugli elenchi telefonici e non hanno insegne, tutti i negozi sono caratterizzati dal colore bianco così come il packaging è anonimo e senza logo.
. Divise. La divisa per il personale dei negozi e degli uffici è il camice bianco da laboratorio.
. Modelle. il volto o gli occhi coperti; le location sporche, in edifici dismessi e decadenti, in netto contrasto con i luoghi solitamente deputati al lusso.
. Sfilate. La mancanza di gerarchie dei posti a sedere, per i quali vige la logica del chi prima arriva, meglio alloggia (first-come, first-served)
. Interviste. Rilasciate solo ed esclusivamente via fax e infine, l'aspetto fondamentale, per enfatizzare il senso di collaborazione viene sempre usato il plurale, non focalizzando l'attenzione sul singolo designer, ma sull'intero gruppo di persone che costituisce il team Maison Martin Margiela.
Decostruzione - Rinascita
Margiela è affascinato dall'idea di poter ridare una seconda vita agli abiti, rimodellandoli grazie alla sua abilità sartoriale, si offende anzi quando i giornalisti lo etichettavano come de-costruttore, perché la sua moda non ha mai avuto una valenza distruttiva ma ben si di rinascita.
Lo vediamo nella collezione Artisanal dove troviamo al centro del lavoro la visione del tempo, compreso il tempo dell’esecuzione del capo, dato che in ogni abito è indicato il numero di ore richiesto per realizzarlo.
Ma sono anche i colori sciupati e pallidi, colori che mostrano i segni del tempo trascorso. Dentro di essi vi è un contenuto emotivo ed emozionale, ed è come se Margiela concedesse loro una seconda chance, una possibilità di reincarnazione.
La bellezza di Margiela è nuda. Non ci fa false promesse di eternità: anzi, mostra quanto quest’ultima sia effimera, facendoci innamorare della sua imperfezione.